11 dicembre 2022

Dubita di chi non ha mai avuto dubbi!

Questa domenica l’austero colore violaceo dell’Avvento lascia il posto al più tenue e delicato rosaceo, in questa “domenica della gioia” che, anche visivamente, ci ricorda che già all’orizzonte si profila la luce sfolgorante del Natale. 

E se l’antifona iniziale, prendendo spunto da San Paolo, invita a rallegrarsi sempre perché “Il Signore è vicino”, il Vangelo ci riporta alla drammatica e sofferta testimonianza di Giovanni il Battista. 

L’ultimo dei grandi profeti, il trait d’union tra l’Antico e il Nuovo Testamento, si trova in carcere perché ha osato denunciare i peccati di Erode, in modo particolare l’unione illegittima tra il sovrano ed Erodiade, moglie di suo fratello Filippo, e sua nipote!

Ma la cosa che meraviglia è che il Battista non si angusti minimamente per la sua situazione, per la minaccia che incombe su di lui: l’unica sua preoccupazione è approfondire l’identità di Gesù. Prima di morire, Giovanni vuole giungere alla verità, comprendere se quel suo cugino è davvero il Messia che lui aveva annunciato al popolo o se, invece, occorre aspettarne un altro.

Per il profeta ciò che conta è scorgere il volto vero e genuino dell’inviato del Signore: l’amore che prova per Dio è talmente totalizzante e assoluto che il resto – la vita, la morte, il carcere, le percosse, le ingiurie – non conta assolutamente niente. Gli farà eco, qualche anno più tardi, San Paolo quando affermerà: “Per me vivere è Cristo!”. Gli faranno eco centinaia e centinaia di martire che nel corso della storia della Chiesa hanno testimoniato la preminenza di Dio sulla vita terrena!

Questa ricerca della verità di Giovanni che cosa dice a noi, credenti del terzo millennio? Anzitutto che il cammino di fede va percorso ogni giorno, senza stancarsi: non raggiungeremo mai la conoscenza piena del Signore, se non in Paradiso! Dio è sempre inafferrabile: quando ti pare di avere capito qualcosa di lui, ecco che ti sfugge. In fondo è questo il fascino che Egli promana: non è mai comprensibile fino in fondo, c’è sempre qualcosa di nuovo in lui, è impossibile incasellarlo nei nostri schemi e nelle nostre categorie, è sempre un poco sfuggente… E più lo conosci più capisci di conoscerlo troppo poco e senti il desiderio di afferrarlo sempre di più. Un esempio lampante è il Vangelo: ogni volta che lo si legge si scoprono dei significati inediti, degli aspetti nuovi che arrivano direttamente al cuore e illuminano la vita: è grazie allo Spirito Santo che queste parole appaiono vive e sempre così attuali, mai scontate e sempre giovani!

Anche i dubbi sono salutari nel cammino di fede. Un uomo che non combatte contro sé stesso per raggiungere Dio difficilmente risulterà vittorioso. Giovanni deve lottare contro un’idea di Messia che fino a quel momento aveva accarezzato e proclamato, ma che non corrisponde alla realtà. Al popolo d’Israele aveva annunciato l’arrivo dell’Unto del Signore secondo l’antico schema veterotestamentario – un condottiero ardimentoso deciso a liberare il popolo del dominio romano, ad instaurare nuovamente il culto a Dio in tutta la sua purezza, a giudicare con inflessibilità gli idolatri – e, invece, si ritrova un agnello mansueto, che sposa l’umiltà e la mansuetudine, offre misericordia e perdono ed è intimo dei pubblicani e dei peccatori. 

Al quesito di Giovanni Gesù non risponde in maniera diretta, ma invita a guardare la realtà e a trovare in essa la risposta. La cosa bella di Gesù è che non mira ad indottrinare nessuno. La sua pedagogia consiste nel far nascere in ciascuno risposte libere e coinvolgenti.

E qual è la realtà? “I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo”.

Il Messia è giunto, è qui, ma il Battista si scordi di trovarlo alla testa di un esercito numeroso e agguerrito, con la spada in mano e la corazza che gli cinge i fianchi, assetato di giustizia e di vendetta! Il profeta, viceversa, lo potrà trovare immerso nel dolore del mondo, al fianco di chi la società ha messo ai margini, sollecito nell’offrire speranza e dignità a chi dall’esistenza non ha ricevuto niente, se non emarginazione e indigenza. Non un Messia che semina morte, ma un seminatore di speranza e di vita. Nelle parole di Gesù echeggia la profezia di Isaia che vede stagliarsi all’orizzonte della storia “un anno di grazia”, dove i potenti sono deposti, mentre gli umili vengono esaltati, dove i saccenti vengono sbeffeggiati mentre i semplici onorati.

Anche Giovanni, pur essendo il più grande, deve, dunque, convertirsi al vero volto di Dio, quello che Cristo è venuto a rivelare! Già lo doveva sospettare che quel Gesù ero fuori da ogni schema quando venne a farsi battezzare nel Giordano: un gesto di chiara solidarietà con quanti riconoscono di essere schiacciati dal male e dal peccato e che cercano una parola di conforto, di bene, di redenzione. 

Guai se anche noi, nel nostro personale cammino di fede, non abbiamo mai provato un dubbio, non abbiamo innalzato un grido di incredulità e di ribellione! Solo con la fatica, la sofferenza, il combattimento interiore si conquista una fede granitica e cristallina, capace di offrire tutto per servire Dio!

I dubbi sono salutari quando permettono di approfondire sempre di più il proprio rapporto con il Signore, quando svegliano dal torpore del conformismo, dell’abitudinarietà, quando costringono a fare un salto di qualità, quando spingono ad un confronto con chi, nella comunità, è un po’ più avanti nel cammino di conformazione a Cristo.

Occorre dubitare di chi confessa di non aver mai avuto dubbi!

Claudio Rasoli


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