19 settembre 2021

Festa del violino. La libertà è partecipazione non il volo di un arco sulle corde

Come disse Gaber “la libertà è partecipazione”. Oggi Cremona è stata palcoscenico della neonata festa del violino, dedicata, per questa prima edizione, alla libertà. Si narra di una festa per la città con incontri, concerti e visite guidate per celebrare il violino. “Sarà un viaggio fatto di musica e libertà, lungo un giorno, alla scoperta del violino, nelle culture e nella storia del mondo”, leggiamo nella didascalia della brochure.

Scorrendo il programma si trova una serie di appuntamenti che si caratterizzano per la presenza del violino, chirurgicamente isolato dagli altri strumenti della famiglia degli archi, e rappresentato in diversi ensemble e raggruppamenti. Completano il programma la visita alla bella mostra “I Violini di Vivaldi e le Figlie di Choro” del MdV, le visite guidate al Teatro Ponchielli e alla Scuola di Liuteria e il concerto di Ilya Gringolts al Ponchielli.

Quindi, pare di capire, nessun tour originale progettato appositamente per questa nuova iniziativa o concerto che si discosti dai normali concerti in programmazione a vario titolo in città.

Ma torniamo al nostro caro Gaber: nella sua splendida canzone sembra suggerirci, in accordo con Rousseau, che libertà non significa vivere allo stato naturale infischiandosene delle regole e soddisfacendo i bisogni primari ma rinunciare ai propri interessi particolari e perseguire un bene comune che è altro da noi e in condivisione con tutti gli altri individui.

Ora, se io leggo “festa del Violino”, mi aspetto che a questa festa vengano invitati tutti coloro che condividono la passione per questo “principe della musica mondiale”: grandi e piccini, accademici e musicisti di strada, solisti e gregari. 

Se faccio la festa del salame vi troverò solo il salame cremonese? Il felino no? E quello di maialino nero dei Nebrodi? 

E se faccio la festa del formaggio? Il salva cremasco lo lascio a casa? 

Però se facessi la festa del formaggio cremonese sarei autorizzato a rappresentare in questa festa solo i marchi cremonesi e a escludere gli altri. E che festa triste sarebbe?

Ma torniamo alla nostra festa. 

E qui è necessaria una divagazione. Da qualche tempo a questa parte è invalsa la nefasta convinzione che per creare un evento culturale originale basti prendere un performer/musicista/artista di varia umanità e collocarlo in ubicazioni inusuali ancora meglio se in orari improbabili. Lasciamo alla fantasia del lettore la visualizzazione delle varie location. Se poi lo sfortunato esecutore non sia messo in condizioni di essere udito dalla platea, che magari continua a dedicarsi all’aperitivo o alle compere al mercato, questo poco importa: et voilà, la stranezza è servita, il malcapitato musicista a favore di video di rito, cellulare alla mano, ha compiuto la sua funzione. Tutto il resto è noia. 

Cosa ha lasciato nel pubblico tutto ciò? In cosa lo ha arricchito culturalmente? Che cosa ha imparato? Che gioia ne ha tratto? Se a tutto questo aggiungiamo che tutti i bravissimi studenti che si sono esibiti in questa festa provengono, tranne qualche eccezione, da un’unica istituzione, dov’è la varietà, l’incontro, lo scambio, la continuità tra le varie fasi del curriculum, che tutte con uguale dignità rappresentano la gioia di suonare uno strumento tanto affascinante? E dov’è inserito il necessario momento di sguardo metatestuale sul protagonista della festa? Ad esempio una tavola rotonda, un dibattito con uno o più esperti che raccontino la loro esperienza con il violino, che ne inseriscano e contestualizzino la sua presenza nelle diverse culture, come promette la brochure

E immaginiamo già i commenti: ecco, ma allora non va mai bene niente! No, non è che non vada bene niente, non va bene la sciatteria e l’autoreferenzialità, non va bene la presunzione di fare tanto per far vedere che si fa, ma senza avere a cuore la qualità e originalità dell’evento proposto e senza coinvolgere in un tavolo condiviso in tutte le fasi della progettazione coloro che dell’oggetto dell’evento sarebbero competenti. 

La libertà, parafrasando il nostro caro Gaber, non è star sopra la Bertazzola, non è neanche il volo di un arco sulle corde, la libertà non è uno spazio libero: la libertà è partecipazione.

musicista

Angela Alessi


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commenti


Annamaria Menta

19 settembre 2021 18:41

Ineccepibile e condivisibile analisi. Sostituite (aggiungete) “liutai” a “musicisti” e avrete il quadro completo (con le medesime conclusioni/considerazioni)

V. Montuori

21 settembre 2021 06:30

Molto appropriata e acuta l'analisi di Angela sulla gestione della programmazione culturale in città.Per carità, ci sono anche progetti lodevoli e partecipati ma a volte sembra che tutto sia improntato a una precondizione di narcisismo basata sulla convinzione che siamo i migliori.Intanto le altre città vanno avanti e noi non ce ne accorgiamo nemmeno.Vi siete mai chiesti per es.perche' a Cremona non esiste un premio di poesia cittadino quando tali premi esistono in paesi di 1000 abitanti? Se volete ve lo spiego io