Gli artisti suonino, sarà la musica a ispirare sentimenti di libertà
In questi giorni, in cui i venti di guerra si sono trasformati in bufere, da più parti si è richiesto agli artisti, in modo particolare ai musicisti, d’esprimere il proprio dissenso verso ciò che sta accedendo. La solidarietà verso le vittime dovrebbe venire da comunicati stampa. Se la voce di un artista può avere una maggiore risonanza rispetto a quella della signora “Maria” è doveroso ricordare che entrambe le testimonianze hanno lo stesso valore. Se è pur vero che l’opinione di una celebrità viene facilmente condivisa in quanto si sfrutta la scia della sua notorietà che sembra avvalorare il nostro sentire, si deve ricordare che essa pur sempre rimane un’opinione. Mentre la signora Maria fa riferimento a quei valori non negoziabili che affondano le proprie radici nell’essere umano, in sede teoretica si dovrebbe dire che costituiscono gli archetipi entro il cui orizzonte ha senso parlare di civiltà. La sig.ora Maria non abbisogna di parole altisonanti: le basta attestare che non si possono calpestare, persino annientare, i diritti umani. Gli uomini sono tutti uguali nelle loro concrete diversità che vanno salvaguardate e che ben si esprimono nella cultura di ogni paese.
Non si ha bisogno delle celebrità che, inorridite, manifestino il loro disappunto. Dopo di che tornano alla vita normale, mentre la sig.ora Maria continua a fare i conti con la sua quotidianità messa in pericolo da quanto sta accadendo. Qui mi taccio. Tralascio di parlare della cara sig.ora Maria perché voglio evitare di addossarle con una retorica che non si merita un carico che non le compete. Soprattutto mi taccio perché anch’io sono una fra le tante signore Marie.
Riprendo quindi l’argomento della funzione politica degli artisti. Se la testimonianza dell’artista non è superiore a quello della sig.ora Maria, qual è il ruolo che ad essa compete nel contesto politico? L’artista possiede un linguaggio che si traduce in immagine, che crea le condizioni di un’empatia estetica, che attualizza anche ciò che è destinato al mero ricordo. Se Chopin evoca la caduta di Varsavia, la storia la rimanda ad un episodio del 1831 quando un gruppo di giovani cospiratori dell’accademia militare dell’esercito capeggiati da Piotr Wysocki prese le armi per ribellarsi. Chi si ricorda quell’episodio?. Qualche studioso, al quale volentieri lasciamo il compito di documentarlo, riporterà alla memoria gli accadimenti di quei giorni; ma l’ascolto dello studio “in Do minore”, conosciuto anche con i titoli apocrifi La caduta di Varsavia o Rivoluzionario (appellativo datogli da Franz Liszt), composizione per pianoforte scritta appunto da Fryderyk Chopin nel 1831, è esperienza estetica attuale. La catarsi estetica consiste appunto nel rendere presente anche ciò che la distanza temporale relega alla mera documentazione storica. Il tempo in arte è condizione che si altera rendendo attuale al fruitore anche quanto appartiene ad un passato. La conoscenza in arte non segue la via della ragione, ma di essa se ne avvale per evocare sentimenti, per suscitare riflessioni e soprattutto per rendere presente alla coscienza quanto è assopito dalla quotidianità.
Chi, leggendo I Promessi Sposi, non si confronta con la peste ed il vissuto nel lazzaretto di Milano? Facili analogie? Certamente, ma resta incontestato che musica e letteratura, solo per fare due esempi emblematici nell’ambito delle arti, ci consentono di entrare in empatia col passato. La storia e la sua documentazione è sempre fatta dai “vincitori”, l’arte è sempre fatta da chi l’ha vissuta e che l’ha testimoniata attraverso la propria sensibilità e le proprie capacità estetiche.
Allora non chiediamo agli artisti di dichiarare, sotto una qualsivoglia pressione politica, il proprio disappunto per quanto sta accadendo; ma chiediamo loro di lasciarsi ispirare dai presenti eventi e, con quanto costituisce il loro “mestiere”, renderne testimonianza. Ebbene questo tempo, che stiamo vivendo, non è solo quello dell’uomo di oggi, ma sarà un tempo che si cristallizzerà nell’arte per offrirsi alla coscienza della generazione presente non meno di quelle future. Solo allora l’arte diverrà testimonianza etica. Questo è il vero compito politico delle arti, di tutte le arti. Come non ricordare che, mentre cadeva il muro di Berlino nel 1989, Mstislav Leopol'dovič Rostropovič regalava al mondo la sua dichiarazione di libertà. La voce del suo violoncello, lo Stradivari Duport del 1711, espresse quello che nessuna parola avrebbe potuto testimoniare.
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commenti
Vitto Fode
3 marzo 2022 11:02
Arte e potere. Artisti e committenti. Non ci resta che Cattelan in piazza della Borsa.