2 ottobre 2021

I magnifici sette contano, ma senza la politica il territorio non riparte

Paginate, commenti, editoriali, slurp e, per non farsi mancare nulla, anche un fotomontaggio un po’ kitsch con i volti dei sette magnifici condottieri locali e quello di un intruso straniero. 

I sette non possono competere con Steven McQueen, Charles Bronson, James Coburn e gli altri del film di John Sturges, ma la loro bella figura la fanno. Anzi un figurone. Per l’apoteosi manca la colonna sonora di Elmer Bernstein, ma siamo in provincia, non si può avere l’America.

Si potrebbe sottilizzare sui componenti del settebello e sul numero risicato dei migliori, sui criteri di selezione, sull’assenza di alcuni nomi della cultura, della medicina, dello sport e di altri settori meritevoli anch’essi delle luci della ribalta e degli applausi, ma sarebbe inopportuno sindacare. Le classifiche fondate sulle opinioni dell’estensore vanno sempre rispettate. Tuttalpiù non si condividono. 

È stata la settimana dei peana agli uomini e alle donne che contano a Cremona e in provincia. Dei canti e degli inni ai comandanti preparati e tostissimi. Tutti special one da annichilire José Mourinho. E poi lungimiranti, coraggiosi e con un briciolo di culo.  Gente che, secondo gli aedi locali, fa la differenza, valore aggiunto da spendere sui tavoli decisionali di Milano e Roma.

Sull’altare per la beatificazione, accanto ai sacerdoti in grande spolvero, c’erano imprenditori, economisti, influencer e rappresentanti di associazioni di industria, artigianato, agricoltura.

Una messa cantata in gloria all’economia con contaminazioni inedite di gregoriano e pop. Di Magnificat, Te deum e Grazie d’esistere di Eros Ramazzotti.  Un’enfasi a rete unificate con ammiraglie e barchini dei media locali quasi tutti concordi nel celebrare la ritrovata rappresentatività del nostro territorio per merito indiscusso dei concittadini ai vertici delle associazioni di categoria regionali e nazionali.

Tanta roba. Ma il troppo stroppia e induce a riflettere.  Invita a diffidare, soprattutto se la trippa per i gatti è abbondante, invece che scarsa come la tradizione impone. Un ambaradan apparentemente distonico rispetto al comportamento di industriali e artigiani abituati a muoversi sempre con uno scopo preciso e senza la grancassa.

La risposta ai dubbi è semplice e si legge nel fotomontaggio e nel contorno, messaggi espliciti e niente affatto subliminali che comunicano ai cittadini chi comanda in provincia.  Informano dello sfratto della politica nella gestione del territorio e accreditano l’economia unico punto di riferimento credibile e affidabile per guidare le truppe.  

Il pompaggio mediatico è il manifesto pubblico della discesa in campo dichiarata dei rappresentanti delle categorie economiche. Un cambio di strategia lodevole. Spazza via ogni ambiguità e ufficializza, appunto, l’agonia della politica. Forse la morte. Non è una novità e neppure una tragedia. 

Da anni, politici e molti pubblici amministratori hanno dimenticato la delega ricevuta dai cittadini che li autorizza a governare il territorio con un occhio attento al bene comune. Da anni, ad eccezione di qualche voce che grida nel deserto, nessuno ha mai sollevato il problema. 

Da anni, i partiti sono zombi che vagano nel cimitero degli ideali traditi. 

Da anni, le forze politiche si scontrano per i posti nei consigli di amministrazione di loro competenza, ma tacciono se a un tavolo per la programmazione territoriale vengono invitate le partecipate e ignorati i sindaci.  

Da anni, pubblici amministratori si arrabattano per difendere un’operazione bocciata dall’Anac e, per tenere il punto, spendono decine di migliaia di euro pubblici (Cremonasera 2 ottobre).  

Da anni, a Crema è in corso la liquidazione di una partecipata, ma nessuno dei soci protesta per i tempi biblici dell’operazione. 

Da anni, otto sindaci pretendono di fare valere il proprio diritto di recedere da questa società, ma la richiesta è sempre stata respinta. In accordo con la partecipata si è andati all’arbitrato. I sindaci hanno vinto, ma non è bastato. I perdenti hanno ricorso al tribunale di Brescia.  La sentenza è prevista per novembre del prossimo anno. 

Questa è la politica nel nostro territorio.  È ripicca ed esibizione di muscoli. Chiacchiere e distintivo.  Arroganza. Presunzione di essere intoccabili.

C’è dell’altro. La maggioranza di centrosinistra che amministra Crema si dichiara basita e preoccupata per lo scontro intestino della minoranza di centrodestra sulla vicenda A2A-Lgh. Una documento di difficile interpretazione. O è una genialata che rivede e pensiona il classico divide et impera. O è una cazzata mostruosa degna di Fantozzi sulla quale stendere un velo pietoso. O è qualcosa di ingiudicabile con i parametri della politica e che  retrocede Machiavelli dalla Champions league alla terza categoria.

Per chiudere il cerchio è d’obbligo un accenno ai sindacati. In provincia di Cremona la difesa dei lavoratori ha una forte e radicata tradizione.  Oggi cosa rimane? Domanda imbarazzante. Un tempo almeno uno dei segretari di Cgil, Cisl, Uil sarebbe entrato di slancio nei magnifici sette. Oggi è difficile ricordare i loro nomi se non si è addetti ai lavori.  D’acchito, senza sforzi mnemonici viene da citare  Pierre Carniti e Sergio Cofferati, due che hanno fatto la storia del sindacato italiano. Altri tempi. Altra tempra. Altri uomini. Erano cremonesi.

Il sette ha molti significati. È anche il numero dei colori dell’arcobaleno. Nel cielo della nostra provincia tarda a presentarsi. Non bastano sette special one per farlo comparire. Bello e impossibile. Per ora.

 

Antonio Grassi


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