22 aprile 2023

Il Caso Moro /2: il 21 aprile e l'enigma Servizi

Ricorrono in questi due mesi i 45 anni del Caso Moro, al cui rapimento abbiamo già dedicato un editoriale a marzo.

La vicenda si concluderà come ben noto nel modo peggiore il 9 maggio del 1978 con il ritrovamento del corpo dell'ideologo della DC dentro una Renault 4 in via Caetani, ma la data del 21 aprile è da tutti considerata determinante nella accelerazione drammatica della vicenda.

È infatti il giorno in cui appare la più famosa delle immagini dello statista democristiano, quella con il giornale La Repubblica in mano e la stella a cinque punte delle BR dietro di lui. Quella immagine aveva uno scopo ben preciso: dimostrare a tutti che Moro era ancora vivo, e questo perché pochi giorni prima accadde uno dei fatti più inquietanti di tutta questa incredibile vicenda. 

Il 18 aprile una telefonata anonima aveva segnalato al Messaggero che in un cestino di Piazza Belli vicino al Ministero di Grazia e Giustizia si trovava  il comunicato n.7 delle BR che ritrovato annunciava la morte di Aldo Moro per suicidio (suicidio indotto …) e la possibilità di ritrovare il suo corpo sul fondo del Lago della Duchessa vicino Rieti. 

Immediate e imponenti le ricerche congiunte di tutte le  forze di sicurezza che nulla fecero trovare, ed immediata anche la furibonda reazione delle BR che diramarono il vero comunicato n.7, accusando pesantemente Andreotti ed i Servizi di aver voluto inscenare una finta morte di Moro e dichiarando che di fatto stavano decidendo per la condanna a morte dello Statista, allegando la citata e famosissima fotografia.

Prima coincidenza sinistra, il 18 aprile del 1978 era l'anniversario del trionfo della DC di De Gasperi sul PC di Togliatti nel 1948, una battaglia all'ultimo voto che secondo moltissimi storici aveva definitivamente allontanato per l'Italia il rischio di finire dentro il blocco sovietico. Dunque una data certamente simbolica per i brigatisti rossi.

Seconda, e ancor più sinistra coincidenza: sempre il 18 aprile in via Gradoli la polizia scopre uno dei "covi" delle BR, quello che aveva preso in affitto sotto falso nome proprio Mario Moretti, che delle BR sarà il più influente e discusso dirigente e che proprio lui telefonera' alla moglie di Moro comunicando la messa a morte del marito tre settimane dopo.

Il covo viene scoperto solo perché una doccia rimasta aperta ha causato una infiltrazione d'acqua segnalata dai condomini. Nulla di grave, non fosse che proprio qui si innesta un'altra sinistra coincidenza: 15 giorni prima  durante una  mangiata di salsicce in campagna tra amici si ricorre per ammazzare il tempo "al gioco medianico del piattino"  e tale gioco  indica le parole Gradoli Bolsena Viterbo. Romano Prodi che era presente si sentì  in dovere (ma perché mai?) di riferire la cosa a Zaccagnini Segretario della DC, e subito quel paesino lacustre di Gradoli fu perquisito senza nulla rinvenire (solo Gradoli però , Bolsena e Viterbo no chissà perché ..).

Notissima è la polemica legata al perché non si fece una perquisizione anche in via Gradoli a Roma, anche se oggi sappiamo con certezza che mai Moro fu tenuto in quell'appartamento. E non passa certo inosservata la bizzarria che un cattolico di ferro e stimato professore universitario come Prodi partecipi assieme ad altrettanti professori universitari ad un giochino medianico  dove salta fuori il nome di un covo delle BR. In varie sedi anche di inchiesta non si fece mistero dei probabili rapporti di alcuni dei presenti con ambienti estremisti della sinistra universitaria bolognese anche vicini alle BR nonché dei ben noti rapporti di Prodi con americani legati alla CIA distaccati a Bologna e che certamente avevano informazioni ben più affidabili…Cossiga ha sempre sostenuto che si trattasse di una banale messa in scena per comunicare una notizia reale avuta da fonti che se rivelate da Prodi "lo avrebbero fatto fuori".

E arriviamo così alla terza sinistra coincidenza: il comunicato n.7 delle BR del 18 aprile si rivelerà un ottimo falso, redatto nientemeno che da Antonio Chichiarelli. Uno dei più abili falsari del tempo, pittore e bandito abruzzese vicinissimo se non membro della banda della Magliana, e secondo alcuni informatore dei Sevizi di Sicurezza. Chichiarelli venne assassinato da altri delinquenti nel 1984, ma  proprio nel periodo in cui si scopri che fu lui l'autore del falso comunicato. Chi mai possa realmente avergli commissionato quel falso comunicato che gettò nell'orrore tutta l'Italia non è mai stato accettato, ma mai sono scomparsi i sospetti sui Sevizi e su una parte del Governo che avrebbe "commissionato" questo depistaggio per sondare le reazioni del Paese e delle BR alla morte di Moro.

Sta di fatto che Prodi benché implicato in questo inquietante quanto bizzarro episodio ha fatto due volte il Presidente del Consiglio, e che Cossiga, il ministro degli Interni cui uccisero Moro sotto il naso, ha.fatto il Presidente del Consiglio e anche quello della Repubblica, il che insomma qualcosa su quanto è anomalo il sistema politico italiano qualcosa ce lo dà da pensare…

Giorni da ricordare per non dimenticarci quanto è incredibile la storia del nostro Paese, giorni sui quali ormai la narrazione ha scavalcato i fatti, il gossip ha sostituito la notizia, la leggenda nera si è sovrapposta all'indagine meticolosa.

(La foto del professor Martelli è di Daniele Mascolo)

Sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano

Docente di archivistica all'Università degli studi di Milano

 

Francesco Martelli


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti