Il cremasco non guarda ad est
Colgo l’occasione di esprimere alcune considerazioni su sollecitazione dell’amico Antonio Grassi che mi ha espresso gradimento sull’espormi in relazione ad un argomento che da sempre, nella mia vita politica ( e non solo ), si evidenzia in tutta la sua complessità: l’ autonomia del territorio Cremasco da Cremona ( e non solo ) ….
Premesso che personalmente mi considero un AUTONOMISTA a tutto tondo, credo quindi che chi ritiene di doversi gestire in autonomia sia dal punto di vista politico, istituzionale ed economico ne ha diritto sacrosanto !
Questo vale , a prescindere, per il Cremasco come per il resto del mondo ma è certo che ci debbano essere le condizioni per arrivare al dunque.
Utilizzerò alcune considerazioni dell’ articolo di Antonio Grassi per seguire lo stesso filo logico di esposizione senza cadere (spero…) nell’ esegesi del Grassi_pensiero.
Il Cremasco soffre da sempre l’ unione provinciale con Cremona e guarda ad ovest: Cremona è lontana e Milano è un riferimento economico e culturale più accattivante .
La vicinanza territoriale è un altro fattore che giustifica i primi due ma il Cremasco è consapevole del fatto che la sua dimensione territoriale / demografica difficilmente ne giustifica l’autonomia istituzionale ? Se così fosse dal 1849, anno in cui il Cremasco viene “sganciato” da Lodi (nb.: capoluogo) e “assoggettato” a Cremona sono passati più di 170 anni senza che non si riuscissero a creare le condizioni per una provincia cremasca?
Entrare nella Città Metropolitana di Milano è quindi una soluzione accorta?
In sanità l’esperienza di Lodi che non si interessa alla creazione di una ATS con Crema (2014/2015) e preferisce entrare in ATS milanese ne è l’emblema : Lodi vive ora questa scelta con sofferenza, sentendosi periferia della periferia e cerca ora (così mi dicono) soluzioni alternative…
Quindi Milano diventa una scelta rischiosa e un altro disinteresse (una non risposta) si manifestò quando Crema tentò un collegamento con Treviglio (sempre nel contesto ATS nuova da creare) ma che preferì rimanere agganciata a Bergamo.
C’è sempre l’opportunità di agganciarsi a Bergamo ma rimane, a parer mio, comunque il rischio di essere periferia della periferia ……
Quindi che si fa ? Soluzioni facili non ne vedo, ecco perché all’inizio ho definito la questione complessa.
Le infrastrutture aiutano a collegare i territori (leggi metropolitana MM3 fino a Paullo) e ben vengano ma questo basta per unire lo spirito imprenditoriale e culturale delle persone?
I cremaschi si sentiranno mai cittadini della città metropolitana? Che peso potranno mai avere quando numericamente sono circa paragonabili ad un quartiere di Milano?
Per concludere credo che le legittime ambizioni di autonomia ci siano tutte ma le soluzioni offerte dalla realtà attuale abbiano un orizzonte opaco.
Questo non significa abbandonare le legittime ambizioni ma continuare a reclamare le proprie istanze perché di piani energetici supponenti non si può morire …
consigliere regionale Lega-Lega Lombarda per Salvini
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commenti
Danilo Codazzi
22 marzo 2021 09:28
Mi spiace sottolineare che a Milano troppi non sanno neanche dov'è Crema. Lo dice uno che ha lavorato 24 anni a Milano. Il vero problema è avere collegamenti ferroviari e stradali da Crema a Cremona degni di questo nome , come ad esempio il raddoppio della Paullese e soprattutto un collegamento ferroviario veloce da Cremona a Crema .saluti