2 febbraio 2025

Il nucleare sta tornando. Se busserà anche da noi Cremona aprirà?

A volte ritornano. E così succede per le centrali nucleari.  Dopo decenni di letargo sono ricomparse in formato mignon con gli small modular reactors (SMR) per chi è del settore.  Con i piccoli reattori modulari per i non addetti ai lavori. Con moduli fino a 300 megawatt elettrici, un costo miliardario ragionevole, fornirebbero un contributo significativo alla transizione energetica.  Sponsorizzati dall’Europa per il raggiungimento degli obiettivi del green deal, gli SMR incassano gli applausi degli imprenditori e di molte forze politiche. 

Carlo Calenda, senatore e fondatore di Azione, pochi giorni fa è andato oltre: «Caorso è un gioiello di efficienza. Questa centrale andrebbe riaperta con tecnologie più avanzate». 

Ad annunciare la nuova primavera nucleare è stato il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Ha presentato un disegno di legge delega per autorizzare la costruzione di impianti di questo tipo, utili soprattutto per le aziende energivore.  La legge bypasserebbe i due referendum (1987 e 2011) contro il nucleare.  Almeno secondo Pichetto: «Un referendum che riguarda la bicicletta non lo possiamo applicare alla Ferrari».

Insieme al consenso si è già palesato il dissenso. A Viadana è nato un comitato SI alle energie rinnovabili, NO al nucleare, che venerdì scorso ha organizzato un’assemblea sul tema e raccolto un invidiabile successo.

Marco Pezzoni, ambientalista, ex senatore Ds, ha sottolineato: «Cremona vicina al Po, con un’area industriale che va dalla Tamoil fino al porto canale e al polo siderurgico, è tra le candidature più probabili per uno o due moduli di SMR di terza generazione, reattori nucleari di piccola taglia sempre a fissione e raffreddati ad acqua» (Cremonasera, 6 gennaio).

Il dado è tratto. Se la previsione di Pezzoni verrà confermata, in città e provincia si aprirà un dibattito che – è facile da pronosticare – vedrà posizioni diversificate anche tra gli appartenenti al medesimo partito.

Confrontarsi sull’opportunità o meno di costruire un SMR solamente con l’ausilio di valutazioni tecniche e con il supporto dei numeri è positivo e auspicabile, ma potrebbe risultare fuorviante. 

I favorevoli porteranno un tir di documenti ed esibiranno un vagone di dati a sostegno della propria posizione. I contrari ne presenteranno altrettanti di segno opposto. La discussione si trasformerebbe in un loop senza uscita. 

La scienza è legata a filo doppio con il business.  I numeri non sono oggettivi come si crede. Possono essere interpretati e il significato dipende da chi li legge e li elabora. La storia insegna che il confronto tra favorevoli e contrari fondato esclusivamente sui dati, sulla scienza e sulla tecnologia esaspera i toni e crea confusione. Toglie spazio al dubbio.

La scienza non è neutrale.  Neppure i numeri. E il classico dipende dall’uso che se ne fa è una foglia di fico, che chiude le porte ad ogni dialogo. La scienza non certifica la verità. Se accadrà questo, sarà un parlare tra sordi.  Certo, l’argomento verrà abbondantemente dibattuto, ma non è la quantità che conta, bensì la qualità.

La vera discriminante diventa la politica che per la valutazione dovrebbe aggiungere alle cifre altri parametri, meno quantificabili e all’apparenza estranei all’argomento. 

Il professor Umberto Galimberti, nel novembre del 2022, a CremonaFiere, durante l’assemblea degli industriali della nostra provincia, nel suo intervento sul tema la Transizione al futuro, aveva ammonito sul pericolo della tecnica.

Essa prevarrà su tutto e si autogovernerà. Ridurrà l’uomo a mezzo. Gli toglierà il potere decisionale. Cancellerà l’etica. Annullerà l’aspetto irrazionale ed emotivo. Favorirà efficienza e produttività. Accelererà i tempi. Sottometterà l’economia che già oggi impone le scelte alla politica.

La scelta di approvare o meno la costruzione dei piccoli reattori nucleari potrebbe rientrare nell’ipotesi evocata da Galimberti, con la tecnica che prevale sulla politica. La domanda è semplice: riuscirà la stessa politica a non cedere a questa imposizione? Avrà la forza di decidere in modo autonomo? E sia chiaro: l’interrogativo non deve essere inteso come l’invito ad una opposizione preconcetta al nucleare.

Se Cremona si dovesse trovare in questa situazione, la politica saprebbe valutare in modo indipendente e sereno l’opzione migliore per il bene comune? 

Trentuno anni fa il tradimento del referendum sulla localizzazione dell’inceneritore fu una scelta politica ineccepibile, ancorché non condivisibile e deprecabile. Una scelta contraria alle evidenze scientifiche, che sconsigliavano la costruzione dell’impianto a San Rocco. Una scelta contraria alla volontà dei cittadini chiamati ad esprimersi sulla questione. Una scelta che ancora oggi fa discutere. 

Successivamente è stata più volte annunciata la dismissione dell’impianto, ma non è mai avvenuta. Questa è stata una scelta politica tutt’altro che ineccepibile.  

I tempi sono cambiati.  I politici attuali non hanno la caratura dei predecessori. La separazione tra pubblico e privato è più sfumata. La collaborazione tra i due soggetti è più flessibile. Il peso del privato più rilevante. Il suo ruolo più pervasivo.  Gli stakeholder più determinanti nel fare pendere la bilancia da una parte o dall’altra. Comunque dalla parte più vantaggiosa ai loro interessi, i quali non sempre coincidono con quelli dei cittadini. 

A tutto questo è necessario aggiungere il ruolo dei media. Non tutti sono cani da guardia dell’establishment. Alcuni sono barboncini da compagnia, accucciati ai piedi del padrone e pronti ad attaccare l’asino dove il sovrano indica.  

Poi ci sono i movimenti spontanei di cittadini che contestano decisioni politiche. Possono svolgere un compito rilevante nelle dinamiche che portano alla decisione definitiva. La possibile costruzione di SMR è terreno fertile per la nascita e crescita di questi gruppi. 

Il problema del nucleare si inserisce nel contesto più ampio dell’ambiente e permette di ritornare sulle linee programmatiche di Michele Bellini, neosegretario provinciale Pd. Nella parte quarta del documento, quella sulle priorità tematiche non c’è un paragrafo specifico per l’ambiente, che però è incluso in quello dello sviluppo sostenibile. C’è poco di politica. Molto di scienza. Una quintalata di aria fritta. Tanti luoghi comuni. Alcune contraddizioni. Una dose di coraggio. Un’apprezzabile onestà intellettuale. 

Bellini è chiaro. «È fondamentale approcciare la questione ambientale con metodo scientifico, consapevoli che, per valutare gli interventi, è imprescindibile considerare l’intero ciclo di vita, valutandone l’impatto ambientale complessivo» (pagina 25). 

È tranchant. «È importante superare le contrapposizioni che banalizzano il dibattito (anche al nostro interno) a pragmatici contro ideologici. È anacronistico e sbagliato etichettare l’ambientalismo come ideologico».

È chiaro. «La transizione ecologica è una transizione industriale e come tale deve essere trattata. Anzi, oggi si sono forse invertite le posizioni: è ideologico non vedere che serve agire verso la sostenibilità o avere la presunzione che esistano ricette perfette» (pagina 25).

È sorprendente. «Nella nostra provincia è presente il maggior numero di impianti a biogas autorizzati a livello nazionale, una realtà che evidenzia quanto sia strategico il tema per il nostro territorio. Tuttavia, la decisione della Regione di eliminare l’obbligatorietà della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per queste trasformazioni suscita preoccupazioni profonde. Riteniamo questa scelta sbagliata».

Affermazione che può essere intesa: la nostra provincia è intasata da impianti di biogas, condizione che li rende strategici, però i cattivoni sono lo Stato, che li ha autorizzati a livello nazionale, e la Regione che ha abolito la Via. E se io c’ero dormivo. Un modo gesuitico, una furbata per salvarsi l’anima per dire: attenzione l’eventuale costruzione in provincia di altri impianti di biometano, non è da imputare al Pd.  La colpa è della Regione.

Bellini invita ad «essere consapevoli che possono emergere situazioni specifiche in cui ambiente ed economia entrano in conflitto, ponendo dilemmi complessi».  Dilemma ineludibile per la costruzione di una SMR. Se Pezzoni ha ragione, discuterne per tempo sarebbe una scelta lungimirante. La più intelligente.  

La politica sarà la sola a decidere. E allora qui si parrà la tua nobilitate. E si verificherà la dignità e l’indipendenza della politica stessa. E non ci saranno alibi.

 

 

Antonio Grassi


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commenti


Anna Lucia Maramotti Politi

2 febbraio 2025 13:06

Premesso che non ho competenze specifiche sul nucleare, ma come presidente di Italia Nostra le preoccupazioni di Pezzoni le condivido pienamente. Si i deve considerare come l'affermazione che la scienza sia al servizio di interessi economici sottolinei la vera natura della ricerca. Se la metodologia è coerente, la scelta degli obiettivi è il.risultato di un'economia autoreferenziale. Ma dov'è l'uomo?. In che considerazione è tenuta la comunità umana? Cosa è il sapere, lo.studio, la ricerca? Sono temi cui nessuno può sottrarsi
Va sottolineato che i mezzi non sono fini
Soprattutto va ben compreso che nessuno mezzo costituisce un sapere obiettivo, neutro, alieno da finalità predefinite. L'onere della politica è gravoso, ma nessun cittadino può ad essa sottrarsi. L'Aventino intellettuale è una scelta colpevole al pari di quella attribuibile a Ponzio Pilato.

Marco Pezzoni

2 febbraio 2025 13:50

Articolo di Antonio Grassi più che condivisibile. Come associazioni ambientaliste abbiamo già coinvolto le segreterie politiche nazionali di opposizione: saranno infatti i parlamentari dei gruppi di opposizione, tranne Calenda e Renzi, a dover contrastare il ddl del governo Meloni che apre la strada al nucleare. Vedremo come e quanto si opporranno.

Elia Il profeta

2 febbraio 2025 16:05

Come da copione ci saranno proteste il nucleare verra' demonizzato soprattutto da chi non comprende nulla sull funzionamento dei reattori. la transizione energetica necessita' delle centrali nucleari di terza o quarta generazione e gli smr sono una soluzione ragionevole, per chi vuole e sa ragionare, ma purtroppo l'ideologia la fara' da padrona, e il cittadino comune intimorito dagli stregoni professionisti considerera' l' energia nucleare una fonte pericolosa, per l'ambiente e quindi da accantonare quindi mettiamoci il cuore in pace

Stefano

2 febbraio 2025 18:11

E allora lo dimostri lei che non è pericolosa. Sentiamo!

Tarantasio

3 febbraio 2025 18:32

Lo dimostrano i dati, se escludiamo Chernobyl, gli incidenti nelle centrali nucleari non sono nulla, Fukushima era sulla costa e ha addirittura retto ad uno tsunami senza causare disastri radioattivi. L'unica reale difficoltà a cui attaccarsi per andare contro al nucleare riguarda le scorie, che le centrali di 4a generazione generano in quantità ridottissima e sono tranquillamente stoccabili in sicurezza, con depositi che sarebbero comunque di rischio infinitesimale rispetto al problema di dover stoccare litio e altri metalli pesanti presenti nelle batteria che si dovrebbero realizzare per poter utilizzare fonti rinnovabili e discontinue come pannelli (anche questi non rinnovabili, non eterni e inquinanti) e pale eoliche. Ma al solito i dati non interessano, se ne farà una battaglia di retroguardia, di NIMBY e di ideologia bastian contraria.

Stefano

3 febbraio 2025 22:53

Ma a proposito di Fukushima sono stati talmente tanti ed enormi i danni di quello che è definito un vero e proprio disastro nucleare, che ci vorrebbero almeno dieci pagine per elencarli tutti e in conseguenza dei quali la Germania ha spento nel 2023 gli ultimi suoi 3 reattori nucleari. Ne cito solo due. La data del termine della bonifica dell'area danneggiata prevista al 2050 e il costo totale dell operazione valutato in 170 miliardi di euro. Le pare poco?

Tarantasio

4 febbraio 2025 13:29

No, il disastro di Fukushima non è stato un disastro nucleare, l'unica persona morta per sospetta esposizione alle radiazioni è stato un tecnico affetto da tumore pregresso. Il costo dell'operazione di ripristino e bonifica è tutto a causa dello tsunami, non c'è stata perdita di radiazioni come a Chernobyl e, ripeto, parliamo dei danni subiti da uno tsunami, non di un incidente nucleare, anzi la parte radioattiva ha retto senza causare disastri radioattivi sul Giappone.

Stefano

4 febbraio 2025 15:09

L'incidente di Fukushima fu classificato al livello 7 della scala Ines. Il livello massimo dei disastri nucleari. Certo che fu inferiore a Chernobyl e che fu causato da uno tsunami, ma proprio per non aver retto allo tsunami, al sisma che lo cagiono' , la ditta fu fortemente "stigmatizzata". In quanto a morti bisogna considerare quelli di tutte le fasi, anche a distanza di anni. Le esplosioni furono numerose nell impianto. Gli evacuati almeno fino a 20 km, l'acqua radioattiva sversata nell oceano, incalcolabile, come i danni conseguenti. Potrei continuare a lungo. Ciascuno poi pesi le diverse valutazioni. Le sue e le mie ma il fatto che lei neghi quanto da me accennato, mi fa pensare a lei come ad una persona inaffidabile sull argomento. La cosa non mi stupisce per niente. Ma chiunque ha la possibilità di documentarsi a dovere, indipendentemente da noi due. Che poi si tratti di uno tsunami, di un alluvione, di un incendio tipo los angeles, non si può scherzare con impianti del genere. O prendere sotto gamba la natura.

Tarantasio

5 febbraio 2025 09:10

Niente, lei continua a mancare il punto, tutto quanto esposto sopra, sia da me che da lei, si riassume in una breve frase "se non l'avessero costruita sulla costa, non ci sarebbe stato nessun problema", perché il problema fu il maremoto combinato col terremoto, non un incidente alla centrale. Quanto al disastro al " livello massimo dei disastri nucleari evitiamo le menzogne: rimane il problema dell'acqua, ma è gestito e confinato, mentre "Se, dopo l’incidente, una persona sostasse qui all’aperto costantemente per dodici mesi, sarebbe soggetta a un’esposizione esterna estrema di 20 mSv, un valore che corrisponde al limite previsto in Svizzera per le persone esposte professionalmente", insomma lo stesso rischio di un tecnico di radiologia; questi sono i numeri e i fatti, il resto è propaganda, per cui chiudiamola qui.

Stefano

5 febbraio 2025 15:07

No. Non finisce qua per me perché da una parte sia lei che Cinzia, pur partendo da posizioni opposte, incorrete in un equivoco importante, dall 'altra perché lei mi attribuisce falsamente delle menzogne, laddove dico che il disastro di Fukushima era ai massimi livelli dei disastri nucleari. Veramente non lo dico io, ma la scala Ines, che valuta appunto la gravità degli incidenti nucleari. Ora se lei fosse uno qualsiasi, a non conoscerla, amen. Ma se lei fosse un addetto ai lavori, la sua non conoscenza sarebbe molto ma molto preoccupante , nell ipotesi di una possibile ripresa del nucleare sul territorio. La scala la può trovare sul sito della Protezione civile che a proposito del livello 7 di gravità, il massimo, recita testualmente così " incidente molto grave con rilascio di quantità rilevante di materiale radioattivo con conseguenze sulla salute e sull'ambiente molto vaste...Ebbene il livello 7 è stato attribuito solo all 'incidente di Chernobyl e a quello di Fukushima,a smentire anche l'affermazione che non ci fu un danno radioattivo significativo alla centrale di Fukushima. L'altro grosso equivoco a cui lei va incontro, è quello di attribuire tutta la responsabilità del disastro allo tsunami. È talmente falsa questa idea che l'impresa, la Tecpo, fu condannata ad un pesante risarcimento per responsabilità tecniche, di progettazione che in parte la stessa società pubblicamente ammise. Il che vuol dire che nonostante lo tsunami, quel disastro non doveva succedere. E questo ci porta all equivoco nel quale sia lei sia Cinzia sembrate essere incappati e cioè pensare che l'unico problema sia lo smaltimento delle scorie. Anche ma non solo perché molto conta, lo conferma la condanna della Tecpo, la corretta progettazione, il corretto funzionamento dei sistemi di raffreddamento, di sicurezza, compresa la scelta del sito, e certamente innalzare muri di solo 4 metri di altezza, a protezione dalla furia dell oceano in un territorio ad alto rischio sismico, fu un enorme leggerezza. A proposito, siamo sicuri che il Po sia la scelta giusta, anche rispetto a possibili inondazioni? E riguardo ai problemi di costruzione, tutt'altro che semplici, se hanno fallito i giapponesi, noti per la loro metodica precisione, gli addetti ai lavori italiani, sanno offrire maggiori garanzie?

Stefano

5 febbraio 2025 18:45

E poi lei dice "se non l'avessero costruito sulla costa non ci sarebbero stati problemi. Ma veramente tutti i siti nucleari giapponesi risultano sulla costa, e quindi tutto il territorio giapponese è a rischio sismico quindi anche da tsunami.

Manuel

5 febbraio 2025 19:15

Egregio Tarantasio,
“Fukushima era sulla costa (lo è ancora, in verità) e ha addirittura retto ad uno tsunami senza causare disastri radioattivi.”
Questa frase l’ha scritta lei, quindi già deve rettificare, poiché se non fosse stata pensata presso il litorale, forse, nulla sarebbe successo. Può darsi, ma intanto avrebbero dovuto attingere ad altre fonti di raffreddamento; in più, per un paese ad alta incidenza sismica, rimane sempre l’incognita del superamento la fase critica del terremoto. “Ma le centrali giapponesi hanno sempre retto ai terremoti”, direbbe lei. Vero, finché un giorno scopriremo il contrario e qualcuno dovrà ammettere: “Forse mi sono sbagliato”.
Per giunta, è utile ricordare come l’azienda TEPCO, titolare la gestione dell’impianto, s’e’ dichiarata incapace di contenere i percolati radioattivi, nonostante la costosissima barriera ghiacciata. I reflui pericolosi da alcuni anni raggiungono le acque dell’oceano (ammesso non lo abbiano fatto da subito) ed il governo ha dovuto proibire la pesca ed il conseguente commercio ittico per una vasta zona.
La sola bonifica dell’area la centrale nucleare si protrarrà per 30-40 anni (stima TEPCO) ed il costo valutato in decine di miliardi (stima governo).

Danilo Codazzi

2 febbraio 2025 20:11

Chi si occupa di Energia in modo approfondito, sa benissimo che la "allora".... Enel aveva individuato tra Isola Serafini e la foce del Po altri due salti sfruttabili per costruire altre 2 centrali idroelettriche, cioè per produrre energia la "naturale" possibile . Queste non sono state costruite per decisioni "politiche". Decisioni delle stesse forze che hanno battagliato sui modi di realizzazione di regimazione del fiume PO , alla faccia delle politiche energetiche. Lo dico in anticipo: a coloro che accusano che la portata del fiume è variabile e non costante nei periodi di secca , possibile non venga in mente che se c'è un periodo di magra, c'è sole da spacca pietre ? Una soluzione mista è la migliore : progettarle le due centrali idroelettriche , acqua e fotovoltaico abbinate per mettere in rete energia sempre .Ma sarebbe stato troppo semplice , ed è anche troppo tardi, detto da me geometra cantierista non filosofo. Conclusione : applicare soluzioni tecniche appropriate e non altre, spacciandole come le migliori tecnicamente concepibili è possibile ma valutando le caratteristiche dei luoghi dove non ci sono alternative ai piccoli reattori di 4 generazione ( che per ora non sono ancora dietro l'angolo)

Alessandro

4 febbraio 2025 13:27

ineccepibile ma... 1) la politica "segue" (e non anticipa) gli interessi degli importanti stakeholders e qui c'è già stata una prima, velata, alzata dimano sul tema; 2) gli SMR NON sno reattori di 4 generazione (che lavorano con scorie a bassa radioattività) ma reattori di 3° generazione (come quelli di 30 e passa anni fa) semplicemente più piccoli e meno costosi perchè necessitano di minori misure di raffreddamento e contenimento (a detta di chi li "vende"... poi vorrei vedere...). In pratica fanno un buco di 30 m sotto il livello del terreno con un tubo che fa entrare acqua e un tubo che la fa uscire, se il reatore va in meltdown, l'involucro al piombo fonde e lo "chiude" e il tutto muore lì). Insomma la soluzione tecnica sarà meno costosa ma lascia aperti interrogativi ENORMI

Cinzia

4 febbraio 2025 20:55

Se davvero dobbiamo riporre fiducia nella politica siamo fritti ...
Sia a livello nazionale che regionale fino a quello cittadino il risultato del confronto ambiente versus economia vede trionfare in modo politicamente trasversale il Dio denaro.
Ma non credo sia corretto affrontare la questione con l approccio della contrapposizione la scienza dovrebbe aiutarci a trovare risposte, ma nel caso del nucleare non ci sono vie di mezzo ..non ci sono se e ma.
Si tutte una domanda a cui i sostenitori della via nucleare non sanno e non possono rispondere" CHE NE FACCIAMO DELLE SCORIE " .
Ricordo che nelle piscine di "Arturo" cioè la centrale di Caorso giacciono ancora quelle barre di Plutonio la cui emivita è di 24200 anni ...a dire che occorrerà tutto questo tempo perché la carica radioattiva si dimezzi. Ma poi ci sono i barili di scorie così dette minori ..come il Cesio .. col rischio che non si sa come facciano in giro dell Italia come accaduto la scorsa estate.
Quindi caro Calenda prima di blaterare cose su Caorso informati ...vieni qui a parlare con chi ci ha lavorato dentro e pazientemente annotava tutti i guasti che potrebbero mettere a rischio la salute e l ambiente...

elia il profeta

5 febbraio 2025 08:03

Cinzia a Caorso sono molti anni che non esistono più le barre di combustibile ,le hanno trasferite con carichi speciali e riprocessati all'estero e sappi che le scorie si possono trattare senza problemi ciao e buona giornata

Manuel

5 febbraio 2025 18:11

Le scorie, al momento, non trovano siti di sicuro stoccaggio in tutto il mondo.
La Germania, che pareva avesse risolto il problema scorie sfruttando vecchie miniere di sale, ha amaramente constatato l’inaspettato aumento di radioattività, con la conseguenza di dover delimitare le aree prescelte e rivedere i piani di immagazzinamento... o, meglio, di occultamento.

Pasquino

11 febbraio 2025 18:40

Certo che aprirà
Servi della gleba lexxaxuli dei potenti disposti a tutto per qualche torsolo o pezzo di pane con gli industriali interessati da sempre alla faccia della salute e della sicurezza dei cittadini