Il Nucleare è vicino. Ma quale?
Il ritorno del nucleare civile per produrre energia elettrica in Italia e a Cremona è sempre più vicino, con tutte le sue problematiche gravi e irrisolte, ma questa è la decisione già assunta dal Governo Meloni e ora passata sotto forma di Disegno di Legge Delega all’esame di Camera e Senato. Per la precisione il Disegno di Legge presentato in prima persona dal Presidente del Consiglio dei Ministri Meloni e dal Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Pichetto Fratin figura agli Atti Parlamentari della Camera dei Deputati con il N. 2669 e reca il titolo “Delega al Governo in materia di energia nucleare sostenibile”.
I quattro articoli del Disegno di Legge Delega sono praticamente lo sviluppo degli stessi contenuti nella Bozza presentata all’inizio dell’anno dal Ministro Pichetto Fratin e non sciolgono le ambiguità già riscontrate dagli analisti più attenti, quello di non definire quale sia la tipologia delle future centrali nucleari ritenuta “ sostenibile”: quella di Terza Generazione+ attualmente esistente e già bocciata dal referendum popolare del 2011 oppure quella di Quarta Generazione ancora in fase progettuale e forse pronta fra una decina di anni?
Mi scuserete se invece di un articolo brillante sull’attuale ideologia nuclearista che sta fascinando tanti sostenitori muscolari del nazionalismo italiano, Confindustria compresa, che punta al riarmo e a fare dell’Italia uno “Stato atomico” anche sul piano militare, mi concentrerò a svelare il “trucco” orchestrato con questo Disegno di Legge Delega dal Governo per mantenersi le mani libere sulla scelta della tipologia delle nuove centrali nucleari da imporre ai territori nei prossimi due anni attraverso appositi Decreti legislativi previsti con l’approvazione della Delega da parte dei due rami del Parlamento.
Se resterà in piedi l’urgenza di fare nuove centrali nucleari in Italia, la tipologia non potrà essere che quella esistente oggi, visto che le centrali nucleari a fissione di Quarta generazione non esistono ancora sul mercato mondiale, per ammissione dello stesso Governo, e visto che le centrali a fusione nucleare, concezione e tecnologia esattamente opposte alla fissione, sono ancora più in là da venire.
Il “trucco”, micidiale quanto il cavallo di Troia, si chiama “staffetta tecnologica” ed è svelato nel Documento presentato l’anno scorso dallo Studio Ambrosetti dal titolo “Il nuovo nucleare in Italia per i cittadini e le imprese”. Il Documento realizzato da Edison, Ansaldo Nucleare e TEHA Group sostiene che per aprire la strada in Italia alle future grandi novità che potrebbero venire dai reattori a fissione di Quarta Generazione - siano SMR refrigerati a piombo fuso come l’EAGLES-300 dell’Ansaldo Nucleare o ancora meglio i più avanzati AMR - in attesa che le ricerche sperimentali sulla fusione approdino a qualcosa di concreto entro il 2050, è bene già adesso inserirsi nel club degli Stati nuclearisti con la tecnologia esistente, cioè con la Terza Generazione+ però in versione piccola taglia, Small Modular Reactor, ancora a fissione e alimentati con uranio, non con elevati standard di sicurezza, ancora raffreddati ad acqua, da 300 MW ogni Modulo.
IL REFERENDUM DEL 2011 HA BOCCIATO LE CENTRALI DI TERZA GENERAZIONE
Perché il Governo Meloni non sia trasparente su questo punto è facilmente detto: le centrali nucleari di Terza Generazione+ non solo usano l’uranio come combustibile fissile, non solo producono molte scorie radioattive a bassa, media, alta radioattività quando in Italia quelle prodotte in passato ancora non hanno trovato il Deposito nazionale dove essere collocate in sicurezza, ma soprattutto hanno bisogno di molta acqua indispensabile per il raffreddamento del ciclo. Dunque vanno collocate presso i fiumi con maggiore portata d’acqua, per ospitarle senza troppa opposizione vanno scelte le province meno popolose e più lontane dai grandi agglomerati urbani come Milano e Roma secondo le prescrizioni dell’AIEA proprio per i rischi che comportano nel loro funzionamento. Per questo è bene allora non allertare queste aree prima del tempo. Meglio ancora collocare le prossime nuove centrali nei siti delle vecchie centrali nucleari come Caorso dove Sogin, Società 100% pubblica, ne ha la proprietà e piena disponibilità visto che il Disegno di Legge Delega non esclude “la messa a disposizione dei siti esistenti” (Art.3, comma 1, lettera m).
C’è in più una ragione giuridico-politica importante: nel 2011 il Referendum popolare abrogativo ha bocciato la scelta del Governo Berlusconi di acquistare dalla Francia e costruire in Italia nuove potenti centrali nucleari modello EPR da 1600 MW di Terza Generazione+.
Per aggirare la bocciatura del nucleare che viene dal voto popolare espresso con il Referendum del 2011 non basta sostenere che oggi siamo in un contesto geopolitico nuovo e che gli SMR di Terza Generazione+ non sarebbero comparabili con quelli del 2011 di identica generazione essendo semplicemente di taglia più piccola, 300 MW ogni modulo. E’ evidente che la reticenza del Governo dipende dalla consapevolezza che il nodo del tipo di tecnologia nucleare da adottare, se portato alla luce del sole, impedirebbe l’utilizzo e la collocazione sul territorio italiano della terza generazione+ di centrali nucleari, siano esse di piccola, media o grande dimensione, comunque le uniche oggi disponibili.
PER L’ITALIA CENTRALI NUCLEARI DI TERZA O QUARTA GENERAZIONE?
Esaminando con scrupolosa attenzione i quattro articoli, la genericità del testo del Disegno di Legge Delega è impressionante ma funzionale a non rivelare le possibili scelte del tipo di centrale nucleare da abilitare alla costruzione e installazione: all’Articolo 1 comma 1 si scrive che compito del provvedimento di legge è quello di disciplinare “la produzione di energia da fonte nucleare sostenibile nel territorio nazionale, anche ai fini della produzione di idrogeno”. E si aggiunge la volontà di normare la disciplina” per la ricerca, lo sviluppo e l’utilizzo dell’energia da fusione”. Come se qualcuno in questi anni avesse bloccato la ricerca sulla fusione che va avanti da decenni con oltre 30 Stati, tra cui l’Italia, che cooperano e finanziano progetti giganteschi come il progetto ITER, Reattore sperimentale termonucleare a Cadarache in Francia, il più avanzato nell’ambito del confinamento magnetico.
L’Articolo 2 comma 1 lettera a) è un po' più lungo ma non chiarisce nulla sulle tipologie dei nuovi reattori nucleari che si vorranno adottare e recita: “ La delega legislativa di cui all’articolo 1 ha a oggetto: a) la previsione di un programma nazionale finalizzato allo sviluppo della produzione di energia da fonte nucleare sostenibile, che concorra all’attuazione della strategia nazionale per il raggiungimento degli obiettivi della neutralità carbonica, a garantire al Paese la sicurezza e l’indipendenza energetica, a prevenire i rischi di interruzione della fornitura di energia e a contenere i costi della stessa”.
La lettera f) dell’Articolo 2 gira attorno alla questione senza chiarire nulla sulla tipologia delle nuove centrali nucleari se non aggiungendo che i criteri della localizzazione degli impianti verrà decisa dallo stesso Governo. Ecco il testo della lettera f). La delega al Governo riguarda anche “la disciplina della sperimentazione, della localizzazione, della costruzione o installazione e dell’esercizio di nuovi impianti di produzione di energia da fonte nucleare sostenibile nel territorio nazionale, anche ai fini della produzione di idrogeno, e dei relativi sistemi di sicurezza e di radioprotezione.”
Finalmente l’Articolo 3 dice qualcosa di più sui criteri che il Governo stesso utilizzerà per varare i propri decreti legislativi attuativi rendendo evidente l’arbitrarietà delle future scelte sulla tipologia delle nuove centrali nucleari da costruire e installare in Italia. Infatti la lettera c) dell’Articolo 3 recita che compito dei Decreti legislativi del Governo è quello della “ individuazione delle tipologie di impianti abilitabili, sulla base dei criteri della massima sostenibilità e sicurezza di cui alla disciplina dell’Unione Europea, che utilizzino le migliori tecnologie nucleari, comprese le tecnologie modulari o avanzate, secondo le convenzioni o le definizione adottate dall’AIEA, in coerenza con la strategia nazionale per raggiungere gli obiettivi di neutralità carbonica entro l’anno 2050”. Inoltre nelle sue scelte il Governo farà “d) riferimento allo stato delle conoscenze tecnico-scientifiche e alle migliori tecnologie, anche in vista dell’obiettivo di valorizzare la minimizzazione della produzione di rifiuti radioattivi e l’efficienza nell’utilizzo del combustibile nucleare, anche mediante riprocessamento, riciclo o riutilizzo”.
E’ come leggere un libro giallo in cui l’assassino gioca con la vittima e nasconde il tipo di arma con cui colpirà ma quando colpirà sarà troppo tardi per fermarlo. Per non parlare del “doppio gioco” che conduce con spregiudicatezza fingendosi amico: amico e sostenitore delle energie rinnovabili ma pronto a colpirle, a rallentarle per fare spazio al nuovo nucleare.
Gli unici indizi che emergono dal testo, al di là delle buone intenzioni e della buona finalità della neutralità carbonica che le energie rinnovabili sarebbero in grado di raggiungere da sole senza l’apporto del nucleare, è che tra “le migliori tecnologie nucleari” sono “comprese le tecnologie nucleari modulari e avanzate”. Niente di più di questa genericissima indicazione che significa fare riferimento agli SMR e agli AMR senza specificarne la tipologia, cioè la qualità tecnologica! Altro indizio alla lettera d) è che si ammette indirettamente l’utilizzo dell’uranio come combustibile nucleare, senza però citarlo, visto che si precisa che sarà previsto il suo “riprocessamento, riciclo o riutilizzo”.
DA UN ALLEGATO UFFICIALE DEL GOVERNO LA VOLONTA’ DI ENTRARE SUBITO NEL NUCLEARE
Qualcosa di più traspare dagli Allegati ufficiali che accompagnano e precedono il testo del Disegno di Legge Delega. Sono la illustrazione del provvedimento a cura del Presidente del Consiglio Meloni e del Ministro Pichetto Fratin, le Relazioni tecniche e tecnico-normativa, il parere della Conferenza Unificata, l’Analisi dell’impatto della Regolamentazione.
In quest’ultimo documento di 29 pagine grande risalto vengono date alle valutazioni tecnico-scientifiche del PNNS, Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile, che però prevede “per gli SMR la diffusione a partire dai primi anni del 2030” dunque spostando un po' in là nel tempo il loro utilizzo. Così come viene citato il ruolo del prof. avv. Giovanni Guzzetta, docente universitario, consigliere del Ministro e promotore di un gruppo di lavoro a sostegno delle tesi pro-nucleare. A lui si devono alcuni interessanti passaggi tesi a salvaguardare il Governo dal rischio di ricadere sotto il pronunciamento popolare espresso nel referendum del 2011.
Ecco alcuni passaggi contenuti nel documento “Analisi dell’impatto della Regolamentazione”: “le caratteristiche delle nuove tecnologie del nucleare sostenibile rappresentano una completa rottura con le precedenti esperienze nucleari di prima e seconda generazione”. E con quelle di terza generazione? Perché non lo si dice?
E ancora, cito testualmente dallo stesso documento: “il nucleare oggetto del Disegno di Legge tecnologicamente non è comparabile con quello al quale, anche in seguito al referendum del 2011, il Paese aveva rinunciato”. Illustre avv. Guzzetta, non sarà comparabile con quello di Quarta generazione, ma con quello di Terza generazione certamente sì!
Come si può vedere è lo stesso Documento ufficiale che distingue prima e seconda generazione delle centrali nucleari. Ma poi sulla distinzione tra terza e quarta generazione si confonde, è reticente, glissa via.
Ma alla fine nello stesso Documento il rebus si scioglie e viene finalmente ammesso che è ooportuno ricorrere alle centrali nucleari di terza generazione se non si vuole perdere tempo riducendo il “time to market”.
Ecco la rivelazione: “I principali Progetti SMR di Terza Generazione+ refrigerati ad acqua attualmente in fase di studio e sviluppo sono caratterizzati da impianti basati sulla filiera più consolidata (principalmente PWR e BWR) ma presentano soluzioni progettuali nuove rispetto ad impianti moderni di grossa taglia, anche al fine di trarre il massimo profitto dalla minore taglia che generalmente non supera i 400-500 MW. Idealmente i progetti essendo basati su una tecnologia ampiamente matura e nota, possono contare su un processo di qualifica più breve, riducendo il “time to market”.
Finalmente apprendiamo dall’allegato che sono questi tipi di reattori di terza generazione+ i primi ad essere realizzati e collocati sul territorio italiano. Sappiamo anche che la novità progettuale è solo sulla dimensione perché sono di piccola taglia rispetto a quelli più grandi ma “basati su una tecnologia ampiamente matura e nota”.
Penso così di aver dimostrato, utilizzando i testi dello stesso Governo e facendo chiarezza sul non detto, quale è l’obiettivo più ravvicinato che si vuole imporre ai territori: la stessa tipologia di centrali nucleari bocciata nel 2011 ma solo di taglia più piccola.
Dopo ore e ore di studio, non ho parole per qualificare il testo di questo Disegno di Legge Delega. Invito ogni cittadino non fazioso e in buona fede a trovare il tempo di leggerlo prima di pronunciarsi come fossimo solo tifosi di parte. Come ex parlamentare non ho mai visto una tale somma di furbizie, ambiguità, reticenze finalizzate a ingannare i cittadini. Persino Berlusconi è stato più onesto: ha proposto un provvedimento di legge per il ritorno del nucleare in Italia alla luce del sole e ha indicato con chiarezza la tipologia della centrale nucleare scelta.
Se il Parlamento italiano non farà chiarezza su questo punto chiave e non riuscirà a modificare questo testo, sarà ulteriormente indebolita la nostra democrazia e crescerà lo spazio di un potere sempre più arbitrario e senza regole trasparenti e condivise. Entro due o tre anni ci troveremo sotto casa nel nostro territorio una Centrale nucleare di terza generazione+ magari sollecitata da una qualche industria privata vicino al fiume Po, con problemi di sicurezza per tutti gli abitanti, con Piani di emergenza e di evacuazione da adottare. Nella grande area della vecchia centrale di Caorso di Moduli nucleari da 300 MW ce ne starebbero anche tre così da superare gli 850 MW di “Arturo”.
Nel prossimo articolo continuerò l’esame del Disegno di legge Delega per quanto riguarda l’impatto locale, le procedure di autorizzazione per costruire nuove centrali nucleari nei territori, i titoli abilitativi da riconoscere anche ai privati che costituiranno varante ai vigenti strumenti urbanistici, le misure di sicurezza e le misure di compensazione per monetizzare rischi e salute.
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