Il teatro è un tempio, attenzione a spalancarne le porte ai mercanti
Da quando avevo sette anni, in banda da bambina e in orchestra dai quindici anni in poi, faccio musica nei luoghi deputati a ricevere musica. Premessa necessaria per permettermi di argomentare una piccola riflessione sui luoghi della cultura e l’uso che si decide di farne.
Partendo dalla considerazione che il settore dello spettacolo è tra i più danneggiati dalla pandemia e che malgrado il ‘ritorno’ alla normalità rimane al palo (la dura legge del capitale ci insegna che il comparto non muove il denaro che fatalmente rimane appiccicato a una palla rotolante) si capisce come chi per lavoro si occupi di cultura e spettacolo non possa rimanere indifferente nell’assistere allo svilimento dei luoghi di cultura in nome di una presunta “bellezza sociale”.
I teatri sono luoghi sacri per gli adepti al culto. I teatri di tradizione ancor di più.
Hanno regole di ingaggio, tempi, modi, cerimoniali, sono anziane dame imbellettate cui è d’obbligo fare il baciamano prima di accomodarsi a prendere il tè in loro compagnia.
Siamo sicuri che i teatri siano felici di essere usati come contenitori scintillanti per ogni sorta di iniziativa?
Ancor di più sorge il ragionevole dubbio se le iniziative sono conferenze che danno spazio a sedicenti innovatori selezionati con criteri oscuri che spiegano le loro preziosissime idee ad un pubblico pagante. (Parentesi: non stiamo parlando dell’originale ma degli spin-off con la X in coda che si trovano un po’ dappertutto).
Show di dubbio gusto, simili alle megachurch pentecostali americane, dove quello che conta è fare un po’ di infotainment intellettuale ma soprattutto propagandare la narrazione neoliberista secondo cui solo chi ce l’ha fatta ha mezzi, strumenti e relazioni uniche per spiegare al resto del mondo la chiave del successo, ribaltando la prospettiva per cui non è più il capitalismo sfrenato a causare i problemi ma esso stesso diviene parte della soluzione.
Una visione entusiasmante del futuro, uno speech da tecnoentusiasti che non penetra nel mondo ma rimane confinato tra le mura dei luoghi dove si tengono le conferenze. Ma la trasformazione vera deve mettere in relazione cose difficili, che includano la storia, l’economia, la filosofia e l’arte con tutte le loro ambiguità e contraddizioni, deve contribuire ad aumentare il livello di comprensione della complessità e non fomentare l’inganno del “volere è potere”.
La storia personale in grado di ispirare, la conferenza in stile X-factor, non hanno niente a che vedere con il cambiamento profondo; non basta riempirsi la bocca di parole come “innovazione”, “start-up”, “motivazione”, per costruire e ampliare il pensiero critico che è necessario al ripensamento degli equilibri sociali.
Attraversiamo un frangente storico in cui la musica e lo spettacolo come esperienza dal vivo si sta trasformando sempre più in un privilegio per le élites; la cultura viene data in pasto al mercato e l’esperienza che ne facciamo è subordinata alla capacità di spesa. Lo spettacolo dal vivo è una sorta di premio per pochi eletti. Per tutti gli altri c’è Mozart come rumore di fondo mentre si passeggia in bicicletta: si regala l’illusione e il profumo di ciò che avviene dentro, relegando la musica all’uso che se ne fa al supermercato o come musica d’attesa per i centralini telefonici.
Il teatro è un tempio, facciamo attenzione a spalancarne le porte ai mercanti.
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commenti
Annamaria
14 luglio 2021 10:04
"Per tutti gli altri c’è Mozart come rumore di fondo mentre si passeggia in bicicletta: si regala l’illusione e il profumo di ciò che avviene dentro, relegando la musica all’uso che se ne fa al supermercato o come musica d’attesa per i centralini telefonici." PAROLE SANTE!!
Aggiungo che, a mio parere cosa ancora più grave per quella che viene spacciata come "città della musica", una ulteriore "offesa" è la totale ignoranza circa l'importanza della relazione (acustica) tra il tipo di musica dal vivo e i luoghi dove viene rappresentata. Sarebbe il caso di coinvolgere davvero la sede cremonese del politecnico di Milano per spiegare qualche regoletta di base, così, tanto per iniziare a "farsi l'orecchio".....
Michele de Crecchio
18 luglio 2021 19:27
Me lo sono voluto rileggere, questo bellissimo e opportuno intervento nel quale molti mi hanno detto di aver di aver riconosciuto i propri timori!