In Provincia si è votato. Accordi lontani, aspettando la buona politica
Il 18 dicembre è stato eletto il nuovo consiglio provinciale. Rimane in carica due anni. Lo scenario è cambiato. Il presidente, che invece resta in sella quattro, è il medesimo. È la legge 56 del 7 aprile 2014, nota come la Delrio, quindi niente spiegazioni. Zitti e mosca.
Il 6-5-1, il nuovo modulo uscito dalle urne ha rimescolato le carte.
Il Pd, 5 consiglieri, il vero sconfitto, si lecca le ferite. Invece di una seria autocritica per individuare le cause e porvi rimedio, si arrabatta nella ricerca di giustificazioni improbabili, miglior metodo per preparare il terreno a una prossima batosta.
La coalizione Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega, 6 consiglieri, sorride sotto i baffi e si gode la posizione di vertice.
La lista civica dei frondisti di centrodestra, 1 consigliere, ago della bilancia, cane da ferma, ragiona su come capitalizzare al meglio la rendita di posizione. Attende di presentare il conto per l’incasso, calcolato sui programmi da realizzare e – niente ipocrisia - sui posti da occupare. Può permetterselo.
È una lista civica e non risponde alle segreterie di partito, ma subito dopo il risultato delle elezioni Davide Bettinelli e Giuseppe Lupo Stanghellini, rispettivamente sindaci di Chieve e Monte Cremasco, due dei più convinti, determinati e stimati fondatori del gruppo, si sono iscritti a Fratelli d’Italia.
Una scelta di campo e una tempistica che viene difficile ipotizzare frutto del caso. Piuttosto, la decisione e la pubblicizzazione della novità a risultato elettorale ancora caldo, si possono interpretare un avviso ai naviganti. Un messaggio per indicare la direzione del vento. Avvertimento che però potrebbe rimanere inascoltato.
In politica l’impossibile è molto più probabile del plausibile. L’elezione nel novembre del 2019 di Mirko Signoroni, sindaco di Dovera, a presidente della Provincia lo testimonia.
Brava persona, imposta dal Pd grazie ad un patto con i frondisti, allora non presenti alla competizione con una lista autonoma.
Signoroni è stato eletto dopo due partite, entrambe vinte grazie ai voti di alcuni consiglieri comunali e sindaci di centrodestra che hanno votato centrosinistra.
Ma cos'è la destra, cos'è la sinistra si chiedeva Giorgio Gaber. I collant son quasi sempre di sinistra. Il reggicalze è più che mai di destra. Il pensiero liberale è di destra ora è buono anche per la sinistra.
Signoroni è la sintesi del concetto.
La prima partita è stata giocata ad agosto, poi annullata per l’ineleggibilità del candidato.
La seconda, regolare, a novembre, ma con la partecipazione del 22,3 per cento degli aventi diritto al voto. Una percentuale risibile, che avrebbe invalidato un referendum, per esempio quello sull’ubicazione dell’inceneritore di Cremona, o l’elezione di un sindaco in un comune con un unico candidato.
Non sono mancate polemiche e ricorsi alle carte bollate, ma Signoroni è rimasto presidente e ha governato fino al 18 dicembre scorso con pochi problemi e quasi nessuna contestazione.
La questione si pone adesso.
Potrà continuare il suo mandato con altrettanta tranquillità?
Le festività natalizie, quelle di fine-inizio anno, la maledizione biblica del Covid, alcuni regolamenti di conti nel centrosinistra e nella lista civica per la trombatura di candidati eccellenti, la salute cagionevole della politica e dei partiti locali non aiutano a rispondere all’interrogativo.
Vittore Soldo, segretario provinciale Pd, si è sbilanciato: «La nostra idea è di confermare la disponibilità a ragionare insieme a chi ha sostenuto Signoroni finora. Noi rimaniamo fedeli a quel patto» (La Provincia, 28 dicembre). Ma nessuno se lo è filato.
Più cauto, qualche suo compagno di partito ha invitato alla prudenza.
Se si considera il rospo di dimensioni galattiche che pochi mesi fa i civici hanno fatto ingoiare al Pd nella spartizione delle poltrone di Padania Acque, una riflessione sul rinnovo dell’alleanza non pare fuori luogo.
I civici infatti, con regia di Fabio Bertusi, direttore della Fondazione Ospedale di Sospiro, abile tessitore della compagine, hanno imposto una loro candidata nel consiglio di amministrazione della società a scapito del Pd, che ne ha perso uno.
Anche in questa occasione sono stati necessari due round, con i sindaci dell’intera provincia convocati due volte in assemblea a Cremona. Uno spettacolo deprimente, indegno dell’agire politico. Dimostrazione invereconda e cinica di spartizione di potere da quattro soldi. Avvilente per i soci di Padania acque e per la politica stessa. Ma anche per i partiti.
A due settimane dall’elezione del nuovo consiglio provinciale, i sacerdoti del tempio non hanno ancora trovato la quadratura del cerchio che, in soldoni, è una semplice questione di dare ed avere.
«Siamo in mano a Caifa», commenterebbero nella campagna della Repubblica del Tortello e non è un complimento esaltante.
La situazione in provincia e l’avvento del nuovo anno sono l’occasione propizia per augurare alla politica locale di cambiare registro.
Di ritornare a sostenere il ruolo che le compete.
Di soddisfare i bisogni dei cittadini e perseguire il bene comune.
Di smetterla di essere lacchè del potere economico-finanziario e accondiscendere ad ogni sua richiesta. Al contrario, imponga lei le scelte. E’ un suo diritto. Anzi un dovere.
Di scendere dalla turris eburnea e riprendere il contatto con la realtà.
Di unire la provincia e non di dividerla, ma nel contempo considerare le specificità di Cremona, Crema e Casalmaggiore.
Di non credere che il Masterplan 3 C sia la soluzione del problema. La panacea che lancia in orbita il territorio.
Di liberarsi dai clochard che la interpretano. Sono molti, con l’aggravante che alcuni di loro si reputano i Churchill e i Gromyko di casa nostra.
Di non illudere i propri apprendisti stregoni sulla possibilità di farsi re.
Che il nuovo anno ci liberi dalla malapolitica, che sono le camarille, gli accordi sotto banco, i do ut des.
La malapolitica è l’assenza della politica. Il vuoto pneumatico. Il 2022, lo riempia.
«La televisione ha detto che il nuovo anno porterà una trasformazione». Crediamoci.
Auguri sinceri.
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