11 luglio 2021

Isolare il male attraverso la comunione vera

The Village” è uno dei film più intriganti e profondi che abbia mai visto: un gruppo di persone, nella disperata ricerca di un mondo senza malvagità e violenza, si rifugia in mezzo ad una vasta tenuta costituendo una comunità perfettamente autonoma fondata sul lavoro dei campi e sulla caccia. Onde evitare che le nuove generazioni fuggano da questo paradiso artificiale, gli anziani raccontano di malvagie creature che popolano il bosco e che uccidono quanti si avventurano nella selva. La grande architettura crolla quando un giovane, malato di mente, per gelosia, ferisce seriamente un suo coetaneo cosicché gli anziani sono costretti a svelare il grande inganno.

C’è sempre stata nell’uomo la tentazione di “isolare” o “circoscrivere” il male come se fosse entità estranea al proprio cuore – non mi riferiscono in questo caso al demonio che è chiaramente una creatura e un essere personale – e che entra in lui dall’esterno attraverso i cibi, i contatti umani o chissà quali sortilegi di maghi o fattucchiere. La grande illusione degli anziani di “The Village” è di pensare di allontanare il male – cristianamente il termine esatto sarebbe “il peccato” – come se non fosse una componente dell’animo umano – non certo costitutiva, ma reale ed operante – e con la quale l’uomo deve fare continuamente i conti. 

Una volta c’erano le streghe da bruciare sui roghi o efferati assassini da torturare e uccidere su pubbliche piazze, veri e propri capi espiatori, sui quali vomitare tutto il proprio disprezzo. Una sorta di grande rito di purificazione che faceva sentire migliori gli spettatori. Oggi ci sono i social network che assolvono questo tragico compito e che, in pochi istanti, trasformano le persone in mostri da crocifiggere a colpi di commenti. Anche in questo caso un grande rito collettivo per dire che “i cattivi sono sempre gli altri” o che noi, in fondo in fondo, “non siamo così!”.

Il Vangelo, invece, ci riporta alla realtà delle cose: il male è accovacciato alla porta del cuore dell’uomo e tutte le cose che lo circondano non sono affatto malvagie: esse non contaminano l’uomo, piuttosto è ciò che esce dal cuore dell’uomo - fornicazioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza – che lo corrompono. (Cfr. Mt 7, 18-23).

Lo sguardo del cristiano sul mondo non è, dunque, di sospetto o di paura, ma di contemplazione e di ringraziamento perché tutto è da considerarsi “cosa buona”! Ecco perché i cristiani non hanno nessuna proibizione alimentare o chissà quali norme di purificazione esteriore.

Quanto ci è offerto dal Creato è bello, buono e utile. Nulla è da considerarsi impuro! Le cose, in sé, non sono cattive, ma possono diventarlo in base all’utilizzo da parte dell’uomo. È quando l’uomo mette in gioco la propria libertà che può germogliare il bene o spuntare il male.

Sia chiaro la battaglia non è ad armi pari! Dio offre tanti strumenti per difendersi dal male: il Suo Spirito, la Sua Grazia, la Sua Parola, i Sacramenti, la comunità dei credenti, l’esempio dei fratelli. Senza dimenticare la persona stessa di Cristo, che ha dato la vita perché l’uomo possa finalmente essere libero dal male e godere di un’esistenza serena, felice, bella!

Il Vangelo di questa domenica ci insegna che il male può essere arginato e addirittura sconfitto dalla comunione vera, da quell’andare a due a due per le strade di Palestina. Scrive sapientemente il teologo Luigi Maria Epicoco: “La cosa che teme di più il male è la comunione. Se tu vivi in comunione allora hai potere ‘sugli spiriti immondi’. Si comprende allora come mai la prima cosa che fa il male è far entrare in crisi la comunione. Senza questa affidabilità delle relazioni lui può spadroneggiare. Divisi siamo vinti, uniti siamo vincitori. Ecco perché la Chiesa deve sempre avere come primo obbiettivo la difesa della comunione”.  

Claudio Rasoli


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