13 giugno 2021

L’Amore, se è vero, non può finire

“Dio che ha iniziato in te la sua opera la porti a compimento”. Grazie a Dio, anche quest’anno l’ammonimento del Vescovo è risuonato nella magnifica Cattedrale di Cremona durante le ordinazioni presbiterali di don Alberto Bigatti, originario di Casirate d’Adda (provincia di Bergamo, ma diocesi di Cremona) e don Francesco Tassi di Sant’Agata in città, celebrate nella mattinata di sabato 12 giugno. 

Nella liturgia di ordinazione, subito dopo la promessa di obbedienza del candidato, il Vescovo pronuncia questa frase che è tratta dalla lettera di Paolo ai Filippesi (Fil 1, 6). In maniera molto essenziale viene sottolineata una grande verità: non si sceglie di diventare preti, ma si accoglie una chiamata; si dice “sì” ad un progetto che Dio aveva già pensato, fin dalla fondazione del mondo. E questo vale per tutte le vocazioni: da quella religiosa o missionaria fino a quella matrimoniale. Non è forse anche questa una bella notizia? Il Creatore ha scritto nel nostro cuore un futuro fecondo, compiuto e gioioso: nella libertà l’uomo deve aderire o rifiutare. Se pronuncia il suo “eccomi” realizzerà sé stesso, con tutte le fatiche e gli errori tipici dell’umano, se alzerà i tacchi e percorrerà un’altra strada proverà sempre nel cuore una mescolanza di inquietudine e di nostalgia. 

È, questo, un dato di fede che ci consegna una tranquillità liberante: se Dio mi ha voluto prete, suora, missionario, marito, padre, moglie, madre, mi darà anche la forza di sostenere le prove, i fallimenti, i tradimenti, gli insuccessi, le incomprensioni. Se davvero mi vuole qui e mi ha condotto fino a qui, certamente non mi abbandonerà nel prossimo futuro, ma seguiterà a darmi la forza di affrontare le avversità e il male provocato dagli altri o dal peccato. È chiaro che il credente deve fare tutto quello che gli è possibile per mantenersi fedele, fecondo, propositivo, ma con la consapevolezza che Dio gli è accanto e che non permetterà mai che un suo figlio soccomba. Ciò non vuol dire essere al riparo dai problemi, dalle contrarietà, dalle difficoltà, ma esse non saranno mai così grandi da poter mettere in dubbio la risposta data a Dio dopo un robusto e orante discernimento.

“Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga”. Le parole di Gesù non lasciano spazio al dubbio: c’è un filo rosso che guida la nostra esistenza: nulla è affidato al caso, ma tutto rientra nel grande disegno della Provvidenza. Anche il male, che non è opera di Dio, Dio è capace sempre di trasformarlo in bene!

Nel Vangelo di Giovanni Cristo non si stanca di ripetere ai suoi seguaci: “rimanete nel mio amore”! Che bello! Non dobbiamo conquistare o meritare nulla, siamo già immersi nell’amore di Dio, il nostro unico sforzo è quello di “rimanere”! Per “rimanere”, però, occorre anzitutto “riconoscere” di essere investiti di tanta attenzione e tanta cura da parte di nostro Signore! Occorrono occhi che penetrino nel profondo il quotidiano e questa vista particolare ci è data solo da una preghiera intensa e fervorosa, da una vita spirituale non banale!

Un secondo aspetto essenziale è quell’invito pressante ad “amarci gli uni gli altri” come Lui ha amato noi! Egli ha a cuore la nostra felicità e sa bene che solo vincendo il nostro egoismo, la perenne tentazione di ripiegarci su noi stessi, il sospetto che l’altro possa menomare la nostra libertà, possiamo godere della vera pace e della vera gioia. È nel perdersi che ci si ritrova!

A don Alberto e a don Francesco l’augurio di rimanere sempre immersi e provocati da questi due amori: quello per Dio, che libera dalla paura della sconfitta e dell’indegnità, e quello per il prossimo, che affranca dall’autoreferenzialità.

La vocazione della propria vita si scopre solo esercitandosi nell’amore: Dio riesce a farsi strada nel nostro intimo solamente se siamo disposti a morire un poco a noi stessi, alle nostre pretese assurde, ai nostri capricci infantili, alla nostra arroganza prepotente.

Qualcuno asserisce che l’amore può spegnarsi: io non ci credo! Se è vero amore, se è radicato in Dio, che è la sorgente dell’Amore, esso sfida il tempo e le intemperie del cuore! Certo può affievolirsi l’entusiasmo, si può stemperare lo slancio degli inizi, può venir meno la freschezza e la creatività dei primi momenti, ma non la certezza che la strada intrapresa è quella giusta. Occorre ripensarsi: ogni età risponde in maniera diversa all’appello all’amore, esercitandosi continuamente allo stupore. Chi è capace di meravigliarsi ogni giorno della bellezza del volto di Dio o dello sguardo della propria moglie o marito, difficilmente metterà in dubbio la propria scelta. Ma dietro la capacità di stupirsi si cela un cuore umile e pure, un cuore di bambino.

Claudio Rasoli


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