L’amore vero reclama la libertà
La quinta domenica di Quaresima ci introduce a quella che un tempo veniva chiamata la “Settimana di Passione” che precede la Settimana Santa la quale consegna al popolo cristiano i riti più suggestivi e più importanti della fede: la Messa della Cena del Signore, l’Azione liturgica della Passione e Morte di Cristo e soprattutto la solenne Veglia pasquale, centro di tutto l’anno liturgico.
Di fronte al grande mistero della morte di Dio, una persona della mia parrocchia, subito dopo un incontro di catechesi, mi aveva sottoposto un dubbio importante: “Che cosa è servito il sacrificio di Cristo se ancora oggi trionfa il male e il peccato? Se Dio ci ha salvato perché ancora esiste la violenza, la guerra, la sopraffazione? Non è stato inutile quello che Gesù ha fatto?”.
In effetti se oggi guardiamo il mondo non possiamo che rimanere sconsolati: l’uomo dopo duemila anni di Cristianesimo appare ancora crudele, egoista, centrato su sé stesso, sospettoso, ingordo.
Questo mondo, che nell’intendimento di Dio, doveva essere un giardino fiorito è diventato un luogo di squilibri e di morte: nell’epoca in cui si è conquistata la luna ci sono ancora uomini e donne che muoiono di stenti ai bordi delle grandi metropoli dell’Africa e dell’Asia. Se poi guardiamo al recente passato restiamo inorriditi di fronte alle tragedie di interi popoli schiacciati dalla follia delle ideologie comunista e nazifascista. Oggi, poi, in nome di Dio si scanna e si uccide il proprio prossimo.
Lo stesso Covid19 che doveva renderci migliori e più attenti ai valori veri della vita, ci ha resi più arrabbiati, più angosciati, più indifferenti.
Cosa è servita la morte di Gesù sulla Croce? Perché tanto spreco di sangue? Gli stessi uomini che erano sotto quell’infame patibolo non hanno perso tempo a schernirlo e dileggiarlo mentre soffriva atroci dolori nel corpo e nel cuore. Due millenni dopo altri uomini perpetuano la sua passione violando la dignità dei più fragili ed emarginati: dai bambini costretti nelle miniere del Congo ad estrarre il Coltan per i nostri “indispensabili” strumenti digitali, alle donne spinte ad affittare il loro utero per produrre figli per coppie facoltose, a migliaia di persone perseguitate per il loro credo religioso e la loro etnia o “semplicemente” per un naturale desiderio di un riscatto sociale.
Ma è stato davvero inutile il sacrificio del Figlio di Dio?
No, non posso pensare che sia stato tutto inutile! Ogni sacrificio compiuto per amore non è mai vano, sprecato! L’amore non è mai inutile.
Ma come Gesù ha salvato l’umanità? Egli l’ha salvato offrendo la sua morte come supremo gesto di amore e di obbedienza. Il peccato che è essenzialmente un amalgama di egoismo e di orgoglio e che ha allontanato l’uomo da Dio è stato annientato attraverso un estremo, grande atto di amore del Dio che si fa uomo. La storia di male e di morte che dal peccato di Adamo in poi aveva rinchiuso l’uomo nella paura è finalmente vinta da Cristo che da vero uomo si è offerto al Padre in un gesto di totale obbedienza e fiducia. Un gesto estremo, ma assai eloquente! Nell’obbedienza filiale di Gesù l’umanità si rappacifica con il Padre che da sempre attende questo momento. L’uomo da solo non sarebbe stato capace di un atto così potente e sublime, per questo Dio si è fatto uomo e ha preso il posto dell’uomo. Dio non aveva certo bisogno di una vittima sacrificale per placare la sua sete di vendetta, al contrario è l’uomo che aveva bisogno di sperimentare quanta benevolenza c’è nel cuore del suo Dio!
Attraverso poi la Risurrezione la Croce, come gesto d’amore, travalica i secoli e diventa contemporanea ad ogni uomo. Ciascuno di noi può godere degli effetti della morte di Gesù: la riconciliazione con Dio, la figliolanza divina, il perdono dei peccati.
Da quel gesto meraviglioso compiuto sul monte Calvario il 7 aprile del 30 d.C. e grazie alla potenza della Risurrezione è iniziata un’altra storia, magari meno eclatante di quella che abbiamo purtroppo sotto gli occhi. È la storia di migliaia e migliaia di uomini e di donne che hanno preso sul serio la Croce di Gesù e hanno amato senza misura i fratelli. Senza Croce e Risurrezione di Gesù non ci sarebbe stato il coraggioso martirio di Santo Stefano, l’audace testimonianza di povertà di Francesco d’Assisi, la geniale carità di San Vincenzo de’ Paoli, la passione educativa di San Giovanni Bosco, la rivoluzione dell’amore di Madre Teresa di Calcutta, l’accettazione eroica della sofferenza di Giovanni Paolo II, la strenua difesa della giustizia del giudice Livatino, di don Puglisi e di don Beppe Diana.
Davvero non è cambiato nulla dalla morte e risurrezione di Gesù? Tante persone hanno preso sul serio questo esemplare gesto di amore e grazie allo Spirito Santo infuso nel loro cuore hanno trovato la forza di imitarlo! E non ci sono solo i Santi del calendario: ci sono sposi che nonostante le difficoltà difendono strenuamente il loro matrimonio, ci sono genitori che curano con una dedizione impressionante i loro figli diversamente abili, ci sono uomini e donne che nel terzo mondo lavorano per creare una società più giusta, ci sono - eccome se ci sono - persone che credono ancora nella forza trasformante dell’amore nelle carceri, nelle case di riposo, nelle comunità di recupero, nella scuola…
Certo il male e il peccato esistono ancora, ma Gesù non è la bacchetta magica che mette tutto in ordine. Che tristezza se fosse così! Gesù crede nella libertà dell’uomo e nella sua capacità di accogliere il messaggio del Vangelo. Cristo ci vuole liberi e responsabile. L’amore reclama la libertà! Egli ci avrebbe potuto salvare con un semplice schiocco delle dite, mostrando la sua potenza e la sua gloria, ma a che prezzo? Il prezzo, appunto, della nostra libertà, della nostra dignità. Sant’Agostino chioserebbe sinteticamente: “Dio, che ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti