L'emergenza Covid e le donne che il mondo ci ammira Ma è sempre una corsa ad ostacoli
“Il meraviglioso potere delle donne giace dormiente, quando le donne si sveglieranno meraviglieranno il mondo”. (Ghandi)
Forse è da un po' di tempo che le donne si sono svegliate e cercano di meravigliare il mondo, ma questa società così poco attenta e così ben ancorata a modelli maschili stenta a riconoscere i talenti declinati al femminile.
C'è voluto uno stravolgimento delle nostre vite per accorgerci per esempio della grandissima competenza di alcune 'mediche', come la Dott.ssa Annalisa Malara che giusto poco più di un anno fa diagnosticò il primo caso di Coronavirus in Italia, proprio perché con scrupolosa dedizione non si arrese, portando avanti con deliberata volontà una sua intuizione, anche se poteva sembrare poco credibile; oppure la Dott.ssa Claudia Balotta, infettivologa, che ha coordinato l'equipe con la quale ha lavorato ininterrottamente con tenacia fino a riuscire ad identificare il ceppo italiano del sopracitato virus e ad isolarlo; oppure per rilevare l'abnegazione di una intera categoria come quella delle/dei infermiere/i, che, ben rappresentata da Elena Pagliarini in quanto a prevalenza femminile, ha dimostrato quanto importante sia stata, sia e sarà la dedizione e i sacrifici con cui queste donne hanno dovuto mettere in secondo piano le loro famiglie per affrontare una terribile quotidianità e per arginare una situazione che ha travolto le loro e le nostre vite.
Tutto questo rimanendo esclusivamente in ambito sanitario e, diciamo, vicino a casa! Perché se solleviamo lo sguardo, allargando il nostro orizzonte ad altri ambiti e/o ad altri paesi ci accorgiamo che emergono un po' ovunque donne di grande valore, figure femminili protagoniste dei cambiamenti della vita mondiale.
Il rammarico è che sono ancora poche, troppo poche!
Le donne proprio non riescono ad infrangere il così detto 'soffitto di cristallo' oppure non riescono a conquistare la scena, posizionandosi alla luce dei riflettori internazionali?
Sicuramente entrambe le cose; l'emergenza che stiamo vivendo poi ha sparigliato ancora le carte, soprattutto nella vita delle donne, e se da una parte ha fatto emergere dei talenti dall'altra ha imposto a tutte ancora una volta di rivedere le proprie priorità, mettendo al primo posto la propria salute e quella di tutta la famiglia, della cui cura sono come sempre le più coinvolte.
Siamo ben consapevoli di come non solo la progressione di carriera, ma anche la partecipazione delle donne al mondo del lavoro a tutti i livelli fosse una questione ancora non del tutto risolta nel nostro Paese, anche prima della pandemia, ma oggi la questione femminile rischia di diventare una vera catastrofe per tutti, in quanto non colpirà solo quelle donne costrette a rinunciare ai loro progetti, ma impedirà il vero rilancio di tutto il Paese. Per questo è assolutamente necessario che detta questione venga messa prioritariamente in agenda da chi regge le sorti del paese e questo non per bontà, equità e parità, ma perché il lavoro femminile è una delle leve che può essere utilizzata per incentivare la crescita, con conseguente ripresa dell’economia e aumento del PIL di non pochi punti.
Per rilanciare il lavoro femminile sarà necessario acquisire la capacità di analizzare il mondo del lavoro in modo ‘bilingue’, cioè tenendo conto dei due generi, perché le donne non sono né una categoria a parte, né tanto meno un’area tematica; le donne assieme agli uomini formano un 'unicum' di persone che devono poter cercare la loro realizzazione sia nel privato, cioè nella sfera degli affetti familiari, che nel pubblico, cioè nella sfera della vita lavorativa.
Nel mondo del lavoro quindi, ormai da decenni, esiste il maschile ed il femminile, diversi ma uguali nelle giuste aspirazioni a vedere riconosciute e valorizzate le capacità e le competenze, la professionalità e l' impegno; ottimizzare le innate differenze del maschile e del femminile, non potrà che portare un valore aggiunto alle imprese ed alla società.
Voler entrare nel mondo del lavoro, voler restarci il più a lungo possibile percorrendo una carriera che rispecchi le capacità, conoscenze e competenze è però decisamente più arduo per la componente femminile: è come se gli uomini fossero chiamati ad una gara di corsa dei 100 m. piani e le donne 100 m. ad ostacoli.
È chiaro che affinché la competizione risulti pari, devono essere tolti gli ostacoli; se ciò non è possibile si devono pensare regole che tengano conto di chi nella corsa si trova dinanzi quegli ostacoli, poiché regole uguali rivolte a soggetti differenti per carichi famigliari portano inevitabilmente a discriminazioni.
Di tutto questo la stragrande maggioranza delle donne é ben consapevole e, sono certa, desidera avere la possibilità a seconda delle capacità, competenze, conoscenze ecc., di meravigliare il mondo al di fuori delle mura domestiche.
Consigliera di Parità
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