27 novembre 2021

L’Europa del Grand Tour: una mostra da non perdere alle Gallerie d’Italia

Complice la squisita ospitalità dell’ineccepibile Giovanni Morale, Coordinatore delle Gallerie d’Italia- il circuito museale di Intesa Sanpaolo, ho potuto visitare la bellissima mostra “GRAND TOUR. Sogno d’Italia da Venezia a Pompei” in Piazza Scala nella sede milanese delle Gallerie.

Anzitutto un doveroso cenno alla sede, ben documentata dai nostri archivi: si tratta dell’edificio realizzato agli inizi del ‘900 dall’architetto Luca Beltrami come sede centrale dell’allora Banca Commerciale Italiana, nell’ambito dell’intero rifacimento di Piazza della Scala, che vide anche la realizzazione della attuale facciata di Palazzo Marino, sede del Comune, e dall’antistante sede di rappresentanza della stessa banca, oggi Ragioneria Generale del Comune. Beltrami, grande urbanista e Sovrintendente del Castello Sforzesco a cui dobbiamo l’attuale facciata con torri e merlature, oltre a tutto il tracciato della via Dante che lo collega a Piazza Cordusio, fu ingaggiato dall’allora patron dell’istituto, il banchiere ebreo Eugenio Toepliz, per celebrare il potere e il prestigio della sua banca con due immacolati edifici di stile eclettico, quasi neoclassico.  

La mostra è allestita negli enormi saloni di rappresentanza del palazzo, ed è a dir poco sontuosa: una imponente distesa di vasi e statue di bianchissimi marmi che svettano nella penombra accoglie i visitatori, che poi accedono ad altre sale tappezzate di coloratissimi e lussuosi ritratti dei grandi protagonisti dell’Europa del ‘700: dal sommo poeta Goethe, che adorava l’Italia e vi scrisse decine di componimenti,  all’archeologo e bibliotecario Winckelmann, che inventò il neoclassicismo dagli scavi di Pompei. I “Touristi”, da cui il termine ancora oggi in uso, gareggiavano tra loro nel farsi ritrarre durante il viaggio dai migliori pittori: la mostra offre infatti una galleria di meravigliosi enormi ritratti del Gran Tour, in cui spiccano assieme alla sontuosità delle vesti gli splendidi colori del nostro paesaggio. Farsi ritrarre in Italia diviene una moda, un simbolo di potere, di ricchezza, di Status sociale e della incontenibile vanità di Dame e Lords. I Canaletto gli devono l’immensa fortuna delle loro vedute veneziane, e grandi pittori come Poussin e Lorraine anch’essi esposti in mostra passeranno anni in Italia a dipingere paesaggi di fiumi alberati che divengono un vero e proprio classico (giunto fino ai finti arazzi incorniciati e appesi in molte case italiane fino agli anni ’70). 

Ma cosa è stato il Grand Tour per l’Europa e soprattutto per l’Italia? Il “Grand Tour” è una invenzione di Elisabetta I Regina d’Inghilterra, che istituì delle vere e proprie borse di studio affinché i migliori giovani inglesi potessero formarsi culturalmente e socialmente viaggiando per l’Europa, ma soprattutto attraverso l’Italia, e nella sua scia Luigi XIV fondò a Roma l’Accademia di Francia. Moltissimi furono poi i tedeschi che più tardi intrapresero questa moda fino alle fine dell’800.

Il viaggio si snodava attraverso le principali città italiane, principalmente in realtà perché solo esse potevano garantire alloggi adeguati e collegamenti stradali: Torino, Genova, Milano (in realtà poco amata dai “touristes”), Venezia, Firenze (che diviene vera meta solo nell’800), Siena, Bologna, con Roma e Napoli vere regine assolute e per i più avventurosi la lontanissima Palermo. Il viaggio dei ricchi rampolli europei attraversava un’Italia poverissima, piena di sporcizia ed epidemie di ogni genere eppure vibrante di una vitalità passione e divertimenti che folgoravano la flemmatica albagìa d’Oltralpe, tanto che proprio le varie feste e ricorrenze divenivano un vero e proprio carnet di viaggio: dai carnevali di Roma e Venezia, fino al Palio di Siena o alle feste religiose di San Gennaro a Napoli e Santa Rosalia a Palermo, nessun viaggiatore voleva perdersi libagioni, follie e libertinaggi dei festosi popoli d’Italia. Basterebbe rileggersi il Carnevale di Roma ne Il conte di Monte Cristo di Dumas per averne un ritratto perfetto…   L’Italia del secolo dei Lumi, che era uscita dall’epopea dorata del Rinascimento languendo nella inconsistenza politica e nella miseria economica, ma conservamdone le bellezze e le abitudini sfarzose, diviene ben presto una vera e propria moda internazionale.

I nuovi potenti d’Europa che avevano fatto dell’Italia terra di conquiste coi denari e con le guerre ne rimasero perdutamente a loro volta conquistati: del resto come dice il Tomasi nel Gattopardo, tre generazioni di ricchezza trasformano qualsiasi spietato cafone in un inerme gentiluomo… e le piacevolezze italiche furono per loro fatali.

Tanto che i “Touristi”, nostalgici e possessivi come tutti gli innamorati, non potevano non portarsi a casa un pezzo d’Italia, e nacquero così  i “souvenirs”: l’ossessione che ancora oggi impazza tra i turisti di un Colosseo di plastica o una torre di Pisa innevata dal polistirolo ha le sue origini nel Grand Tour. Naturalmente rispetto ad oggi cambiano le possibilità economiche e il livello di raffinatezza: disposti a pagare qualsiasi cifra, i “Touristi” alimentarono un commercio enorme di rarità scavate dai tombaroli, che depredarono patrimoni immensi per riempire le magioni inglesi di vasi pompeiani, busti romani e terrecotte etrusche. E quando non si può avere un originale, si pagano a carissimo prezzo le splendide copie delle statue e le magnifiche riproduzioni in scala dei monumenti che escono dalle botteghe di artisti come Bartolomeo Cavaceppi, presente anche lui alla mostra in un ritratto assieme ad una incredibile e raffinatissima selezione dei più svariati “souvenirs” stupefacenti per dimensioni, materiali preziosi e intarsi della più squisita precisione.

L’eredità del Gran Tour all’Italia è immensa: la sopravvivenza di Firenze e Venezia, i cipressi della Toscana, le meravigliose ville e gli splendidi giardini botanici di Inglesi e Tedeschi che ingioiellano la nostra penisola dal Garda a Capri, romanzi come Morte a Venezia di Thomas Mann o Camera con vista di Foster o ancora La Certosa di Parma di Standhal, gran parte dei nostri più prestigiosi musei e la salvaguardia delle antichità romane,  sono quasi tutti retaggi di quel tempo in cui l’Italia benchè meschinetta incantava tutti i potenti del mondo.

E siccome nel mondo di oggi ci sono dei nuovi ricchi e dei nuovi potenti, e noi siamo tornati un po' meschinetti ma ora come allora eredi di bellezza e amanti della bella vita, andiamo a visitare questa mostra e facciamo tesoro del nostro passato, che è ancora, ora come allora, la migliore risorsa economica che abbiamo.

Sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano

Docente di archivistica all'Università degli studi di Milano   

Francesco Martelli


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commenti


François

3 dicembre 2021 17:43

Grazie Professor Martelli dell'invito a visitare la mostra che ho prontamente accolto. È bello leggere i suoi scritti come era bello ascoltare Philippe Daverio: vi accomuno nella competenza e nella stima che ha ereditato da parte mia. Cordialità Francesco Capelletti

Martelli

4 dicembre 2021 08:33

Gentilissimo, è il più bel complimento che potessi ricevere. Grazie!

Dani Azzola Farinotti

13 dicembre 2021 18:31

Ottimo suggerimento che invoglia ad andare a vedere la mostra,grazie