L'intelligenza artificiale e l'insostituibile bellezza del ragionamento
Mario Puzo li aveva chiamati consigliori e, seguendo la nomenclatura italo americana che l'autore utilizzò sul libro “Il Padrino”, nella versione cinematografica dell'opera letteraria si poteva osservare un Marlon Brando sempre attento all'ascolto, ma con molto e non celato scetticismo, verso le frasi che gli venivano rivolte dai suoi consigliori. Nella versione su celluloide era evidente come l'attenzione di don Vito Corleone, capo mafia a New York, si rivolgeva non solo al senso delle frasi che arrivavano dai suoi consigliori ma anche al modo e ai tempi con cui venivano proposte. Il risultato furono un film e un libro di certo da annoverare tra i migliori di sempre, perché trasformavano quelle sfumature nei dialoghi o di alcune situazioni in momenti che riuscivano a spiegare e a far capire bene il concetto di fondo delle due opere.
Oggettivamente risulterebbe impossibile, a cinquanta anni di distanza, riuscire a ricreare il talento di Marlon Brando davanti alla cinepresa e quello di Francis Ford Coppola dietro la stessa ma, grazie alla Intelligenza Artificiale, oggi tutto sembra possibile. Appunto: sembra o meglio, sarà cosa assodata. Se nel 2030 – citando una pubblicità – si lavorerà senza gerarchia orizzontale e insieme ad una Intelligenza Artificiale, (acronimo IA) risulta chiaro che l'intelligenza naturale non serve più così come non serve una gerarchia. La domanda di rito dovrebbe essere: senza gerarchia la IA cosa rappresenta? Lavorerò seguendo i suoi consigli o lei lavorerà seguendo le mie richieste, in ogni caso è comunque una soluzione gerarchica in qualsiasi modo la si voglia vedere, con il rischio di creare una dipendenza degna di atrofizzare il cervello umano. Il sostituto artificiale sembra essere la soluzione a tanti problemi, cosa verosimilmente corretta in una ottica teorica, ma par quasi che stia diventando una sorta di fagocitante strumento per rendere tutto più semplice, sostituendosi a quel percorso di studio ed apprendimento che sono la base per – quasi – tutte le attività lavorative. Ormai un testo lo puoi scrivere, o meglio copiare, con una semplice domanda rivolta ad uno schermo, bello e bellissimo per uno studente o professionista che vorrà passare meno tempo sui libri e più tempo ad interrogare un monitor per farsi consigliare come dovrebbe essere l'amante ideale in quel periodo.
Poi, quando il clima cambia la IA ti consiglierà di cambiare amante viste le mutate condizioni esterne tralasciando il fatto che, mediamente, non saremo più in grado di scrivere una lettera a mano libera ma vivremo con la granitica certezza che l'IA abbia rispettato i parametri inseriti per trovare la persona ideale – mutate condizioni climatiche permettendo, ovviamente.
Qualche anno fa, a Tokyo, mi capitò di entrare in un negozio dove un automa accoglieva la clientela; educato e preparato diventava inquietante per la invasività che sapeva dimostrare. A fronte di un piccolo starnuto ci si ritrova a doversi sentir dire se fosse necessario un medico o l'elenco delle ipotesi che potevano accompagnare quel naturale gesto che accompagna la storia dell'uomo fin dalla sua comparsa sulla Terra. Ti ritrovi davanti ad una marea di informazioni non collegate tra di loro che perdono di vista l'ambito umano per far scivolare tutto verso uno standard ben definito che di umano non ha nulla; una sorta di processo sostitutivo che schiaccia la straordinaria bellezza di un ragionamento, anche se magari fallace in alcuni punti, per sostituirlo con una ottica di derivata inadeguatezza davanti ad un nozionismo fine a se stesso. Se il lavoro si baserà sulla IA viene da pensare come si prepareranno gli studenti o le persone che si affacciano al mondo del lavoro, inquieta dover pensare che lo stesso standard di Cremona possa essere utilizzato anche a Parigi o Rio de Janeiro, inquieta perché saranno scelte di programmazione e software a definire le caratteristiche di un lavoro o di una ricerca.
E' scontato che in alcuni tipi di lavoro, quelli dove si può venir esposti a sostanze o situazioni di estremo pericolo, un automa possa essere più indicato ma sarà sempre il cervello umano che lo segue a definire come affrontare un problema; la gerarchia è quella tale deve essere, il processo di sostituzione non può esistere. Aspettando l'arrivo tutt'altro che risolutivo di questo nuovo modo di lavorare viene da pensare che, dal 2030 in poi, un film come il Padrino non sarà più fattibile, di base perché il talento di Marlon Brando e Francis Ford Coppola non vengono fuori grazie ad una IA, in secondo luogo perché spariranno i consigliori o meglio, la stessa IA che parlerà con don Vito Corleone sarà quella che consiglierà i suoi avversari annullando di fatto il senso stesso di quelle frasi sussurrate all'orecchio del boss newyorkese.
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commenti
Marzio
15 luglio 2023 17:29
Un capolavoro da leggere per grandi e piccini e su cui riflettere profondamente, complimenti Marco.
Daniele
15 luglio 2023 17:36
Una penna quella di Marco Bragazzi veramente eccellente. Un modo piacevole per farci capire pregi e difetti di questa tanto decantata Intelligenza Artificiale .
Grazie Marco ti leggo sempre piacevolmente.