L’invidioso è concentrato su ciò che gli manca e dimentica ciò che ha
Colpisce l’ostinazione del padrone nell’uscire di casa per andare a cercare operai per la sua vigna. Sembra quasi non sopporti vedere degli uomini bighellonare tutta la giornata sulla piazza: egli non accetta che delle persone perdano tempo a fare niente! Dio è così: fa’ di tutto perché l’uomo non muoia di noia, non si deprima nel “non senso” del vivere, nell’apatia di giorni senza colore. Dio ti offre l’opportunità di alzarti ogni mattina con gioia ed entusiasmo perché ti fa partecipe del suo ambizioso progetto: migliorare il mondo nel bene, trasfigurare la realtà nell’amore! Il Signore ha la capacità di farci sentire importanti – non indispensabili – e preziosi!
Cosa manca ai tanti ragazzi che oziano quotidianamente nei parchi o sui muretti delle nostre città? Cosa li spinge a quei piccoli ma fastidiosi atti vandalici che turbano la quiete pubblica e deturpano il bene comune? Indubbiamente la ribellione verso una società che non crede in loro, che non gli ha dato l’opportunità di trovare uno scopo per cui vivere e sacrificarsi. Forse sono nati in una famiglia così troppo accondiscendente e accomodante da diseducarli al desiderio e alla conquista: si può avere tutto soltanto battendo i pugni sul tavolo, perché impegnarsi, sudare, soffrire? Forse hanno trovato degli insegnanti impauriti che hanno inteso la loro ribellione come disprezzo dell’autorità e non come un grido di aiuto. Forse hanno incrociato educatori stanchi e demotivati che invece di cercare il meglio in quei cuori assopiti ma pur sempre pulsanti hanno preferito condannarli all’insoddisfazione perenne. Ma Dio non fa così, con nessuno! Con Lui non c’è nessuna condanna senza appello e finché siamo in vita su questa terra, egli ci sprona a cercare la verità, a tirare fuori il meglio che c’è in noi.
La domanda del protagonista della parabola agli sfaccendati sulla piazza - “Perché ve ne state qui tutto il giorno a far niente?” – mi ricorda tanto altre domande: quella di Dio ad Adamo dopo il fattaccio della mela – “Adamo dove sei?” – o quella rivolta a Caino dopo il brutale assassinio di suo fratello – “Dov’è tuo fratello Abele?”. Dio conosce già la risposta, ma a lui preme che l’uomo comprenda che ha già nel cuore gli anticorpi per reagire al male o alla noia del vivere. E questi anticorpi sono l’essere creato a sua “immagine e somiglianza”. Il grande anticorpo è dunque l’amore, che però va continuamente purificato e ricondotto alla sua sorgente che è appunto Cristo e la sua Croce.
E perché queste persone se ne stanno tutto il giorno a fare niente? Perché non hanno trovato nulla capace di scaldare il loro cuore, perché nessuno è in grado di accendere il loro desiderio, di aiutarli a scoprire il “perché” del vivere! A Dio interessa proprio questo: aprirci le porte del Paradiso, ma anche farci vivere in pienezza la vita sulla terra, che è - perché chi interpreta sanamente il Vangelo - già un anticipo di Paradiso.
Ma il tema centrale del Vangelo di questa ultima domenica di settembre è senza dubbio l’agire gratuito del Padre. Dio non si merita perché si dona a tutti senza risparmiarsi e senza soppesare il tempo della fedeltà e della sequela. La salvezza – e quindi la felicità – è per ciascuno: per chi è stato chiamato dalla prima ora e per chi è arrivato nella vigna solo verso sera. A Dio non interessano le ore lavorate o gli obiettivi raggiunti, ma la disposizione del cuore così come la capacità di ravvedersi, di ritrovare la strada giusta, la misura alta dell’amore.
Il grande peccato degli operai scontenti è il non comprendere la grande opportunità che hanno di lavorare fin da subito nella vigna: il premio, per loro, dovrebbe essere già quello! Invece sono schiacciati dall’invidia, la sorella gemella della superbia. Etimologicamente la parola invidia deriva da in-videre, cioè “guardare male”. L’invidia, in effetti, non solo mi fa guardare male la persona che è più brava o a più successo di me, ma anche la realtà e in ultima analisi la propria esistenza. L’invidioso, infatti, non vede i doni che ha ricevuto, le capacità e le potenzialità di cui è portatore, il bene della realtà che lo circonda: è talmente concentrato su ciò che gli manca da non gustare ciò che ha!
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