La conversione parte sempre dalla nostalgia di una vita vera
“Convertitevi perché il Regno dei Cieli è qui”: sono le prime parole che Gesù pronuncia “tornando nel mondo”, dopo i lunghi e faticosi esercizi spirituali che ha compiuto per quaranta giorni nel deserto di Giuda. Il Cristo - che ha affrontato Satana e la sua subdola tentazione di vivere depredando invece che amando – invita i suoi ascoltatori a mutare direzione – questo il significato etimologico del termine “conversione” -, a cambiare sguardo su stessi, sugli altri, su Dio! E la motivazione di questa rivoluzione interiore è che il Regno di Dio è una realtà che è già germogliata, che è viva e operante! Giovanni Battista l’aveva annunciata, Gesù la realizza!
Non è più il tempo dell’attesa, ma quello della decisione, perché Dio, per primo, ha deciso di intervenire in maniera chiara ed esplicita nella storia umana. Quando Gesù annuncia l’avvento del Regno proclama qualcosa di meraviglioso e di tremendo insieme: “Questa è l’ora di Dio, il Padre sta agendo in maniera definitiva e compiuta!”. E in effetti la presenza di Gesù conferisce alla storia quella pienezza di verità, quell’esaustività di comunicazione tra Cielo e terra che mai si era vista! Gesù è il vertice e il compimento di questo lungo, complicato, ma esaltante cammino di salvezza iniziato da Abramo, proseguito da Mosè, richiamato costantemente dai profeti, atteso dai giusti, temuto dai malvagi. Cristo è l’ultima Parola: nessuno ha mai raccontato il Padre in maniera puntuale e completa come Lui. Non ci sono più segreti da rivelare o annunci da proclamare: tutto è stato svelato nel Vangelo! Un dato di fede che ci è ricordato costantemente anche dalle tante apparizioni mariane che si sono succedute nel corso della storia cristiana: Maria, nei suoi messaggi, non fa altro che richiamare quello che Gesù ha detto e ha fatto, supplicando l’umanità a ritornare alla purezza e alla bellezza della Sacra Scrittura!
E se per Giovanni la conversione ha una connotazione soprattutto etica - nel capitolo terzo di Luca il Precursore offre dei consigli morali alle varie categorie di persone che lo interrogano per prepararsi alla venuta del Messia – per Gesù la conversione ha un carattere soprattutto esistenziale: fare, cioè, della sua persona il centro di tutta la vita! Tant’è vero che subito dopo, ai due fratelli pescatori, Andrea e Pietro, dice: “Venite dietro a me!”.
In pratica se per il Battista convertirsi significa emendarsi dal male e dal peccato, per Gesù convertirsi significa decidersi per Lui, scegliere Lui come perno della propria vita, abbandonarsi totalmente al suo amore!
Gesù non chiede la patente di buona condotta a quelli che chiama, anche perché probabilmente ben pochi avrebbero potuto presentare l’ambito documento: Giuda era un ladro, Levi un esattore disonesto, Pietro un codardo e un superficiale, Giacomo e Giovanni dei superbi pretenziosi…
A Gesù non servono dei “perfetti”, delle persone moralmente ineccepibili, ma degli uomini che pongono tutta la loro fiducia in Lui; persone disposte ad entrare in intimità con la sua persona, a giocare la propria esistenza con la sua! Gente, che nonostante la propria pochezza, ha il coraggio di seguirlo. È chiaro che più staranno con Gesù, più sperimenteranno la sua premura e attenzione verso di loro, più contempleranno la sua umanità autentica e matura, più vedranno quanto efficace e rivoluzionario è l’amore di Dio, più comprendere quanto sia conveniente la sua proposta di vita e più si lasceranno coinvolgere e plasmare nell’intimo di loro stessi.
Il succo della storia è sempre il medesimo: ci si converte non perché impauriti da lugubri annunci di castighi e punizioni, ma perché si è scoperto che l’esistenza che si vive è infinitamente più triste, incompleta, incolore rispetto a quella che Gesù promette. C’è una forza, un’energia, un amore che soltanto Cristo può svelarci!
Questa profonda verità dirada i tanti dubbi che ci assalgono ogni volta che siamo chiamati ad essere testimoni di Cristo! Se si dovesse aspettare ad annunciare il Vangelo solo quando si è raggiunta la perfezione morale, probabilmente bisognerebbe tacere per sempre! Una cosa però è possibile fare: annunciare Gesù proprio a partire dalla propria indegnità. Allora andremo dai nostri fratelli e con molta umiltà ma anche con molta determinazione diremo loro: “Siamo pieni di peccati, il nostro cuore è colmo di ipocrisie e di menzogne, i nostri comportamenti sono spesso desolanti e vergognosi, ma di una cosa siamo certi: Dio continua ad amarci nonostante tutto e non c’è nulla – se non la nostra libertà – che possa separarci da Lui”.
E se sentiremo qualche buontempone affermare: “Quelli che vanno in chiesa sono tutti degli ipocriti. Pregano Dio e poi si comportano male!”. Potremo rispondere cordialmente: “Proprio perché si comportano male hanno bisogno di sperimentare la benevolenza e l’incoraggiamento di Dio e quindi vanno in chiesa. Tu che sei così bravo, puoi bastare a te stesso. Resta seduto al tavolino e continua a saziarti della tua supponenza e del tuo disprezzo!”.
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