La cultura immateriale e la liuteria
La “cultura immateriale” implica di per sé una manifestazione che va ben oltre il saper-fare che si concretizza nella cultura materiale. Materiali, tecniche costruttive, fasi di lavoro possono essere descritti. La stessa storia del manufatto può essere documentata. L’espressione cultura materiale ha però una specifica origine sociologica ed antropologica. Ogni sua manifestazione è individuabile in un preciso contesto.
Il termine cultura nel tempo ha acquisito il suo autentico valore: non è più declinabile entro ristretti contesti, come ad esempio quello umanistico, ma si è espanso sino a coincidere con qualsiasi espressione dell’uomo. Così, se si volesse definire l’essere umano, si dovrebbe dire che questi è “l’animale che fa cultura”. Fra cultura ed uomo si stabilisce un rapporto che i matematici direbbero “biunivoco”. Noi semplicemente prendiamo atto che esiste una relazione reciproca tale che, definire chi è l’uomo comporta far appello alla cultura e definire quest’ultima comporta il riferimento all’uomo.
L’argomento è stato ed è oggetto di riflessione non solo della sociologia e dell’antropologia, ma trova nelle argomentazioni filosofiche il suo fondamento teoretico.
Viene sancita da Charles Percy Snow la parità fra le due culture: quella letteraria e quella scientifica. Non si può definire colto solo chi ha conoscenze, ad esempio, in ambito storico o artistico, ma anche chi ha competenze nelle diverse scienze sperimentali e analitiche.
Si trattava successivamente di prendere in considerazione la cultura materiale. Si è constatato come questa si avvalga del saper-fare e della tecnica cui il pensiero greco aveva già dato rilievo. Nella concretezza delle tradizioni locali, nell’uso di specifici materiali, soprattutto in un lavoro tutelato da corporazioni, la cultura materiale è circoscrivibile a tempi e luoghi. L’abitudine e la pratica si acquisiscono attraverso la ripetitività delle procedure, ma soprattutto le finalità del lavoro sono condivise. Così si scandiscono tempi e modi dell’attività lavorativa. Vero è che le abilità differiscono da artigiano ad artigiano, ma il manufatto, se ben eseguito, ha caratteristiche costanti ed oggettivamente rintracciabili in ciascuno di essi.
Ben diversamente si pone la “cultura immateriale”.
Questa se è frutto di un apprendimento condiviso da più artefici, poi manifesta tratti specifici che rivelano la personalità di ciascuno di loro: la sua arte. L’aspetto sociologico e quello antropologico finiscono per essere sullo sfondo. La condivisione del saper-fare è condizione di tutte le arti, ma poi c’è il segno tangibile dell’unicità dell’opera, che rivela il progetto estetico dell’artefice. Se un pittore non conoscesse i colori o non sapesse impugnare correttamente un pennello, il suo immaginario estetico rimarrebbe relegato nel suo mondo intimo e personale. Non avendo alcuna possibilità di realizzarsi, non si oggettiverebbe nell’opera. La tecnica è presupposto a qualsiasi arte. Inoltre, la cultura immateriale supera i confini geografici, prescinde dalla codificazione dei risultati. Quest’ultimi sono imposti dall’artefice, non sono semplicemente da lui messi in opera per mera abitudine e abilità.
Veniamo al caso della liuteria. Vero è che esiste la tecnica costruttiva, altrettanto vero che è d’obbligo aver competenze sui legni e sulle vernici, ma il timbro che ricerca il maestro liutaio è quella sonorità che lui ha in mente e che vuole che il suo strumento esprima. Quella personalissima voce è il risultato di tante competenze che si risolvono nella forma, unica ed irripetibile dello strumento. Lungi da scindere i due aspetti, forma e timbro, si deve comprendere che si fondono in un tutto armonioso che fa essere ciascuno strumento nella sua specifica identità.
La complessità dello strumento non è assoggettabile solo ad un saper-fare, ma di esso si avvale per ottenere i risultati voluti dal maestro. La liuteria è arte che non serve semplicemente altra arte: la musica, ma con essa si apparenta.
Il riferimento a ciascun strumento è contestuale all’attività del Maestro Liutaio. Si è ben consapevoli che ogni scuola dà una sorta di “imprinting” , ma questo viene oltrepassato dalla personalità del liutaio.
Ciò accade per tutte le arti. Nella fase iniziale dell’attività lavorativa di un artista si possono individuare riferimenti ad una tradizione, poi emergono tratti distinguibili che caratterizzano le sue opere, ciascuna sua opera.
Nella normativa e negli studi sociologici ed antropologici dovrebbe, a sommesso avviso di chi scrive, distinguersi ciò che testimonia linguaggi tradizionali, o arti collettive che possono essere apparentate con il folclore, ma che sono espressioni fondamentalmente statiche. Ad esempio consuetudini sociali, riti ed eventi festivi, saperi e pratiche sulla natura e l’universo appartengono a tempi e luoghi. Persino certi spettacoli caratterizzano culture locali. Le consuetudini, cui talvolta si vorrebbe che la cultura immateriale le ricomprendesse nel proprio orizzonte, sono più simili alla cultura materiale.
La cultura immateriale, al contrario, è dinamica. Sa guardare al passato, ma non si limita a riproporlo, anzi ad esso imprime un segno personale. Si avvale non del semplice ricordo, ma della memoria attiva.
Ben diversamente esiste una deontologia del Maestro Liutaio che va ben oltre i confini e cui la liuteria si deve appellare per mantenere la propria identità. Ma l’etica professionale, se non può prescindere da quel bagaglio culturale che potrebbe essere paragonato alla “tecnè” greca, poi è segno della dignità di ciascun Maestro Liutaio che, amando la propria arte, ne è al servizio.
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