La debole provincia di Cremona ha un problema: il cremasco, guarda a Milano, il resto da un'altra parte
Inutile negarlo. La provincia di Cremona ha un problema: il Cremasco.
La repubblica del Tortello guarda a Milano. E’ attratta da Milano. Per alcuni aspetti, è già un appendice di Milano. Continuare a fingere di non capirlo è autolesionismo.
E’ tempo di affrontare la questione con la volontà di risolverla e la consapevolezza che il risultato potrebbe essere negativo o non corrispondere alle attese.
Servono coraggio, idee chiare, progettualità, autorevolezza. Occorrono disponibilità e dialogo. Merce rara.
Irrinunciabile l’uso della diplomazia, da non intendersi come abilità da imbonitore da fiera, o furbizie da venditore di sogni.
Indispensabile l’abbandono di pregiudizi e luoghi comuni.
Improcrastinabile il pensionamento di residuati bellici, dei reduci ancora in servizio. Meritano l’onore delle armi e un canestro di parole, tale e quale quello del signor Hood. Meritano ringraziamenti ed encomi per il servizio svolto a favore della comunità. Meritano rispetto perché il mantenimento della poltrona è lavoro usurante, nonostante non figuri nell’elenco dell’Inps.
La questione cremasca è un problema.
Il guasto non è sull’Apollo 13. Cremona non è Houston. I tecnici della Nasa non possono risolverlo. E il mitico signor Wolf, non è disponibile ad intervenire.
Il compito di metterci una pezza è degli strateghi locali. Il pensiero fa tremare le vene ai polsi. Le due votazioni per eleggere il presidente della Provincia e il declassamento, da padroni a camerieri, dei soci delle partecipate non rappresentano un tranquillizzante biglietto da visita per i Rommel di casa nostra. Ci vogliono generali fedeli alla causa. Non capitani di ventura, pronti a cambiare casacca.
Il tempo per trovare la soluzione alla spinta centrifuga è scarso. Confidare nell’omeostasi è un azzardo. Se si fallisse, la provincia di Cremona, già debole e anemica, si ritroverebbe in coma irreversibile.
La richiesta di Crema di unirsi a Lodi, per costruire un’Area vasta tra Adda e Serio e abbandonare il Po, è stato uno dei segnali più significativi del distacco del Cremasco dal resto del territorio cremonese.
La decisione del sindaco di Cremona di infischiarsene dei colleghi, in particolare di quello di Crema, e di procedere in solitario nel progettare il piano energetico del territorio non ha giovato all’unità. Anzi, ha aumentato la velocità di rotazione della famose sfere sempre presenti e pronte a girare nei momenti di disappunto.
Nelle scorse settimane, nel tradizionale uovo di Pasqua, è stato piazzato il prolungamento della metropolitana milanese fino a Paullo con la richiesta ai comuni cremaschi di sostenerlo.
Il film inizia nel 1998, anno dei mondiali di calcio. L’idea nasce al ristorante Paredes di Spino d’Adda, A ricordarlo è Pier Luigi Tamagni, allora sindaco del comune ospitante, organizzatore dell’incontro e padrone di casa, uno dei primi e più convinti sostenitori dell’opera. Presenti: la Regione Lombardia, il comune di Milano, l’Anas, la provincia di Cremona.
Il seme germoglia. Nel 1999, su incarico della Provincia di Milano, viene redatto uno studio di fattibilità per un intervento di 14,6 chilometri - i primi 6,3 in sotterranea - e otto fermate. Due anni dopo, il locomotore deraglia, segato dal Comitato interministeriale della programmazione economica (Cipe). Torna in officina e ci rimane fino 2003 quando il prolungamento compare nell’Intesa generale quadro tra Governo e Regione Lombardia. Ma il Cipe è allergico al progetto e non lo inserisce nella delibera di rivisitazione del Programma di infrastrutture strategiche del 2006. Si arriva al 2007. Il convoglio viene rimesso sui binari con un protocollo d’intesa tra il Ministero delle infrastrutture, la Regione Lombardia, la Provincia e il Comune di Milano. Il Cipe appone l’imprimatur, ma la Corte dei Conti ricusa il via libera. E’ il 2008. Lo stop dura fino al 2010, poi un Dpcm relativo all’Expo 2015 rimette in pista l’operazione.
Il ping pong prosegue fino all’anno scorso.
A settembre del 2020 la Città Metropolitana posiziona l’opera al primo posto tra i progetti da finanziare con 1 miliardo e 100 milioni di euro da prendere dal Recovery Fund. A novembre il consiglio regionale approva una mozione che invita la giunta a pressare il governo sulla questione. Il 28 dicembre un comunicato stampa degli onorevoli della Lega Jari Colla e Luca Toccalini annuncia «l’approvazione del nostro ordine del giorno alla Finanziaria impegna il Governo a valutare l’opportunità di destinare fondi atti a finanziare il prolungamento della Metropolitana fino al capolinea di Paullo».
La settimana scorsa Pd, Movimento 5 stelle, Forza Italia, Lega Leu, Psi, Italia Viva del Sud-Est Milano firmano un appello indirizzato al presidente del consiglio Mario Draghi, al ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini, al presidente della Regione Attilio Fontana e al sindaco metropolitano Beppe Sala «affinché si possa concretizzare la fattibilità del prolungamento della metropolitana» fino a Paullo.
L’altro ieri l’area Omogenea Cremasca ha discusso della questione. Ai sindaci è stato proposto di salire sulla metropolitana.
Da alcuni giorni un autorevole esponente del Pd cremasco telefona ai responsabili dei partiti e li invita a prendere posizione sulla vicenda.
Tutti insieme appassionatamente con l’esclusione dei reietti di Fratelli d’Italia.
La morale? Il Cremasco è già in viaggio per Milano e la provincia di Cremona ha un problema, grande quanto una casa.
A pagina 76 del Masterplan 3c, Baedeker con le mappe per permettere alla nostra provincia di raggiungere futuro e pubblicato dall’Associazione Industriali di Cremona, si trova la conferma del desiderio di fuga dei cremaschi.
«La quasi totalità (90%) degli imprenditori rispondenti all’indagine per il Masterplan 3C – scrivono gli estensori dello studio - ritiene che lo sviluppo della Città Metropolitana di Milano rappresenti una opportunità per la Provincia di Cremona. Una percentuale analoga si ottiene nel cluster dei cittadini: il 79% del campione ritiene lo sviluppo della Città Metropolitana di Milano un’opportunità per il territorio cremonese. Indirettamente, l’orientamento riscontrato nell’opinione pubblica segnala che il collegamento efficiente e veloce con la Città Metropolitana di Milano dovrebbe essere un perno centrale nella programmazione degli interventi futuri, intervenendo in particolare sulla rete infrastrutturale».
Scusate se è poco. Allegria, avrebbe chiosato Mike Bongiorno. Ma, per Cremona, è la profezia dell’Apocalisse.
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