La finestra di Overton e la democrazia
Recentemente un amico di casa, dopo una serie di attente e puntuali osservazioni sull’approccio ai meccanismipolitici in atto, ha fatto riferimento alla “finestra di Overton”. Il qualunquismo, ben osservava, si configura come espressione di un’accettazione passiva dei pregiudizi dominanti che la politica traduce in normativa. Inconsapevolmente un’idea, assunta come attendibile, possiede nel tempo un’attrazione che seduce. Ciò che è considerato plausibile inizialmente non coinvolge in quanto, tutto sommato, lascia indifferenti. Non si riscontrano infatti motivi che comportino particolari approvazioni o disapprovazioni. Fra i pro e i contro lo scontro dialettico è nullo. In seguito, quando la nuova idea viene presentata in una veste accattivante le approvazioni vengono condivise e l’idea s’impone. L’opinione di massa assume forma di legge: nessuno spazio è più concesso alla libertà.
La discussione verteva sulla libertà di pensiero che va distinta dall’approvazione di opinioni accettate dalla maggioranza. Quali meccanismi presiedono a tale slittamento? Come la libertà di pensiero viene annullata in forza di una condivisa opinione della maggioranza che, pretestuosamente, è fatta coincidere con la democrazia?. L’opinione non è verità. Un’idea, per acquisire un autentico valore, deve essere dimostrata. Il riferimento alla teoria di Overton è stato immediato.
Debbo premettere che il metodo del sociologo americano riprende quello cartesiano. Si rende necessario un chiarimento. Tutti noi ben ricordiamo come il Filosofo francese affronti il tema del ”dubbio”. Premesso che il suo intento è fondamentalmente filosofico-teoretico, l’esito puntuale della sua riflessione è metodologico. Forse più della stessa rivoluzione copernicana il metodo cartesiano sovverte l’approccio al sapere scientifico. Nulla è dato per scontato. Argomentare non significa ritenere vera una premessa e da essa dedurre coerenti conseguenze, ma mettere in gioco tutti gli “ipse dixit”. Se anticamente l’allusione era riferita ad Aristotele, oggi va riferita ai persuasori occulti che inducono convinzioni ritenute congrue sulla base della mera condivisione.
Ma si segua l’analisi di Overton. Il sociologo individua lo slittamento dell’opinione pubblica attraverso una successione di momenti cui corrispondono un mutato atteggiamento sociale. Una nuova idea è giudicata inconcepibile (unthinkable), perché ritenuta assurda e conseguentemente indegna di considerazione. C’è di più: il solo pronunciarla induce un sentimento di rifiuto perché eticamente è valutata contraria alla stabilità della società. In questa fase è diffusa la convinzione che alla morale comune, caposaldo della vita della comunità, se messa in discussione, venga tolta legittimità.
Nel tempo però ciò che appariva impensabile viene ritenuto espressione estrema (radical), sostenuta da qualche facinoroso di cui non è il caso di preoccuparsi. Si ritiene che una tale idea, nel tempo, verrà dimenticata o, al massimo, sarà motivo di mera curiosità. Non si va oltre ad un esibizionismo e pertanto non è degna di considerazione.
Ma così non è. Il tempo lavora a favore di tale opinione e quanto ritenuto estremo diviene accettabile (acceptable). In questa fase intermedia s’insinua il potere che attribuisce all’idea nuove accezioni e valori. Il potere rende l’idea, non solo plausibile, ma coerente al bene sociale. L’idea perde la sua originaria valenza e ne viene alterato il suo primordiale significato: nobilitata è resa apprezzabile ai più. Appare in una luce diversa: va ossequiata perché è ritenuta segno di democrazia. Da una parte si ritiene che la sua affermazione abbia vinto l’oscurantismo delle epoche precedenti, dall’altra testimonierebbe il grado di evoluzione della società contemporanea. Il gioco è fatto. In realtà l’idea è stata manipolata: confezionata sulla base della percezione inconscia che di essa ne ha la massa. In realtà, risponde solo ad interessi di potere di cui è a servizio la politica. Ma c’è di più: vengono consentite critiche. Chi entra in campo per contrastare, ormai mal sopportato, viene ridicolizzato. Nulla è più potente della risata. Se ci si chiedesse su quali basi tale nuovo atteggiamento trovi fondamento si scoprirebbe che consiste in un’emozione resa plausibile proprio dalla condivisione. Si constata però che, a supporto della presunta ragionevolezza, vi è il nulla. Esiste poi un altro atteggiamento altrettanto subdolo: lasciare alla critica di esprimersi, poi il silenzio. L’argomento non merita alcuna attenzione perché ormai s’impone sulla base di una sensibilità partecipata e pertanto è da ritenersi ragionevole.
La piccola finestra dell’eccezione, che ha reso accettabile l’idea, ha funzionato da ariete. Il passaggio infatti da idea estrema ad accettabile si è verificato in quanto si è individuata un’eccezione che non poteva non essere accolta favorevolmente. Tale originariamente forse lo era, ma è stata la sua manipolazione, attraverso la seduzione dei persuasori occulti, a trasformarla in regola. Quello che va osservato è come i reali scopi rimangano totalmente dissimulati. I poteri, attraverso ciò che è orami divenuto accettabile, conferiscono una presunta ragionevolezza (sensible) supportata dall’aver ottenuto una diffusione (popular) che la mette al riparo da qualsiasi contestazione. Non resta quindi che la sua legalizzazione (policy).
È in gioco la democrazia. In nome di un potere condiviso dalla maggioranza si avvalla la convinzione dell’intrinseca giustizia e razionalità delle leggi. Risulta così legittimo subordinare la libertà alla legalizzazione di un’idea ormai accreditata.
Ma a ciascuno di noi non sfuggono le tante scelte perpetrate, in nome della legge, contro la natura e l’ambiente. Neppure sfugge la perdita dell’identità storico-culturale della nostra società. Soprattutto ciò che è gravemente in forse è lo stesso rispetto della vita. I valori non negoziabili poggiano sulla concretezza della realtà (essere) non su eventuali suoi attributi (avere). La lezione di Erich Fromm fa da supporto a quella di Joseph P. Overton. Se le sue conclusioni lasciano l’amaro in bocca, le argomentate posizioni di Fromm consentono d’insinuare il legittimo dubbio sul pensiero dominante che si configura come qualunquismo di massa, troppe volte istituzionalizzato dalla legge.
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commenti
Vittorio Foderaro
12 agosto 2021 13:36
Si sciolgono i poli, spariscono i ghiacciai. Nel tempo del pensiero liquido, dell'incertezza e dell'ambiguità lessicale, del relativismo valoriale, della persona ridotta a puro strumento di produzione, trascinata, inconsapevole, dai meccanismi del subconscio, chi ci salverà?
Dimitri Musafia
13 agosto 2021 10:24
Caro Vittorio, ha già previsto tutto Orwell nel 1948. Elimini dalla lingua le parole per esprimere i concetti eversivi (con il "newspeak") e con ciò hai eliminato il pericolo dell'eversione stessa perché inconcepibile dal punto di vista d'espressione.
Giovi
16 agosto 2021 11:56
L’immaginazione è una facoltà innata in tutti gli uomini, ma è più sviluppata negli animi dei più istruiti, cioè dei poeti. La natura ha voluto che l’uomo conoscesse l’immaginazione non come una facoltà ingannatrice, ma bensì conoscitrice. Mentre i poeti grazie alla ragione vedono le illusioni nella loro vera natura.