23 gennaio 2022

La Parola che svela l'uomo all'uomo

“Questo è un mondo senza misura e senza gloria, perché si è perso il dono e l’uso della contemplazione... civiltà del frastuono. Tempo senza preghiera. Senza silenzio e quindi senza ascolto... E il diluvio delle nostre parole soffoca l’appassionato suono della sua Parola”. Con quella capacità di sintesi che fa intuire tutto, accennando appena, tipica dei poeti e dei mistici, padre David Maria Turoldo, infuocato e nervoso amante del Mistero di Dio, traccia quelle che sono alcune delle minacce alla Sacra Scrittura, atteggiamenti che non permettono di accogliere e assimilare quella Parola così antica e così sempre nuova, audace e rigorosa, rivelatrice dell’uomo e della sua intima apertura all’Eterno.

Oggi, 23 gennaio, si celebra in tutta la Chiesa la “Domenica della Parola” istituita da papa Francesco nel 2019 per stimolare i cristiani a porre al centro della loro vita di fede la Scrittura. Pur essendo l’unico “strumento” che permette di conoscere in profondità la persona di Cristo e di comprendere che ogni uomo è immerso nella grande storia di salvezza, esso è così poco utilizzato dai cristiani. Un po’ di colpa è certo dei Pastori che dal Concilio di Trento fino al Vaticano II hanno sempre mostrato una certa reticenza nel consegnare ai fedeli la Bibbia senza una chiara mediazione ecclesiale: una scelta che ha portato intere generazioni di cattolici a pensare che bastino poche nozioni imparate da bambini a catechismo, alcune pratiche devozionali e una basica frequentazione sacramentale per nutrire il proprio rapporto con Dio. Il rischio, però, è di professare una fede assai povera, formale, incline al moralismo, incapace di stupore, totalmente distaccata dalla vita concreta, ininfluente sulla propria carica umana!

Il Vangelo, letto con fede, conduce a contemplare il volto bello e affascinante di Gesù, infiamma il cuore con parole d’amore che Dio sussurra dolcemente al pari di uno sposo alla sua sposa la prima notte di nozze, svela all’uomo il suo destino di gloria, la sua vocazione all’eternità, la grandiosità della sua libertà, il fascino dell’amore che si dona senza riserve, lo splendore del perdono, ma anche quanto sia micidiale il peccato, l’unico a rendere temibile la morte, forza misteriosa che divide, disgrega, parcellizza, confonde. Nella Parola l’uomo può ritrovare sé stesso!

Frequentare quotidianamente la Parola significa, dunque, immedesimarsi nel pensiero e nell’agire di Dio, nel suo modo di rapportarsi con l’esterno, ma anche sentirsi protagonisti di una storia di amore e di grazia e continuamente richiamati a vigilare su sé stessi perché il male, il cinismo, l’indifferenza, la superficialità, il narcisismo non prendano mai il sopravvento.

Certo, come dice padre Turoldo, per accostarsi alla Parola occorre una buona dose di contemplazione, cioè quella capacità di meditare lungamente il testo biblico senza lasciarsi distrarre dalle cose da fare, dalla frenesia della vita, dall’ansia delle scadenze, dal rumore del mondo. Lo Spirito di Dio ha bisogno di tempo per entrare nel cuore dell’uomo, per prendere dimora in lui e per agire. Occorre silenzio, una solida unità interiore, il coraggio di scavare nei meandri della propria coscienza e di accogliere la verità di sé stessi, la disponibilità a lasciare che Dio parli e rischiari i meandri oscuri e confermi le parti luminose. 

Sempre Turoldo ci mette in guardia da questa civiltà del frastuono che ci intontisce, non ci permette di pensare, di rientrare in noi stessi, soprattutto che ci spinge sempre a parlare – perché esistiamo solo se ci imponiamo! – e mai ad ascoltare rischiando di diventare sempre più poveri umanamente e spiritualmente, trionfi e arroganti.

L’ascolto è, infatti, l’atteggiamento di chi si sente sempre alunno della vita, di chi ha sete di cose nuove e stimolanti, di chi vuole arricchire continuamente il cuore, di chi umilmente riconosce di sapere sempre troppo poco, di chi apprezza l’altro accogliendolo come un dono e non come una preda da dominare.

Gesù ha vissuto, secondo la tradizione, 33 anni: ben trenta gli ha utilizzati per ascoltare! Ha ascoltato i suoi genitori, Maria e Giuseppe, i compaesani di Nazareth, i saggi della sua comunità, la vita con le inevitabili difficoltà e le soddisfazioni per i traguardi raggiunti e naturalmente la Parola di Dio che ogni sabato risuonava nella sinagoga e che ogni notte bussava al suo cuore di Figlio obbediente. Trent’anni di silenzio e di ascolto! Poi ha iniziato a parlare, per soli 36 mesi! Un tempo breve, ma capace di sovvertire totalmente la storia.

Parole pesate dall’amore!

Nel Vangelo di questa domenica egli entra nella sinagoga del suo paese e, come ogni pio ebreo adulto, sale a leggere e commentare un brano della Scrittura. Trova il passo di Isaia che annuncia un messaggero, unto da Dio, chiamata a inaugurare un tempo di liberazione! La liberazione dal male fisico, dalle limitazioni tipiche dell’uomo fragile come appunto la cecità, ma anche la liberazione dalla violenza, dal sopruso e dall’ingordigia di pochi a discapito di tanti poveri e oppressi, e infine la liberazione da una giustizia troppo umana che condanna senza appello relegando dietro le sbarre, senza pietà e possibilità di riscatto, uomini e donne che hanno avuto il torto di sbagliare. 

Cristo è venuto essenzialmente a liberarci! A liberarci dalla solitudine, dalla trionfa pretesa di salvarci da soli, dall’arroganza del potere e della ricchezza, dalla illusione di poter gustare il piacere solo possedendo e razziando, da un arbitrio travestito da libertà che è offerto a piene mani dal peccato. 

Egli è venuto a suonare lo Shofar il corno che annuncia il Giubileo, quell’anno di grazia che, secondo la legge mosaica, si celebrava ogni 50 anni e che comportava la restituzione delle terre agli antichi proprietari, la remissione dei debiti, la liberazione di schiavi e prigionieri, il riposo dei campi coltivati ed una manifestazione chiara ed esplicita della misericordia di Dio.

Un anno che ciascuno di noi può inaugurare “oggi”, subito, ma solo se si lascia affascinare da questa

Parola viva ed eterna che rivela all’uomo ciò che è, ciò che può essere, ciò che sarà!

Claudio Rasoli


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