16 luglio 2023

La Parola di Dio è sempre feconda, ma non sempre è produttiva

Spesso confondiamo la fede con la magia e Dio come un grande prestigiatore che plasma la realtà a proprio piacimento. Certo egli è Onnipotente – lo proclamiamo ogni domenica nel Credo – ma non nel senso che può tutto: concedendoci la libertà, che è il grande presupposto perché possiamo amare autenticamente, egli ha scelto di fare un passo indietro. Dio è Onnipotente perché tutto sorregge con il suo amore: se il mondo esiste, se noi viviamo è perché Dio continua ad amarci! La sua è una onnipotenza d’amore. Papa Benedetto XVI nell’udienza generale del 30 gennaio 2013 spiegava mirabilmente: “Solo chi è davvero potente può sopportare il male e mostrarsi compassionevole; solo chi è davvero potente può esercitare pienamente la forza dell’amore. E Dio, a cui appartengono tutte le cose perché tutto è stato fatto da Lui, rivela la sua forza amando tutto e tutti, in una paziente attesa della conversione di noi uomini, che desidera avere come figli. Dio aspetta la nostra conversione. L’amore onnipotente di Dio non conosce limiti, tanto che «non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi» (Rm 8,32). L’onnipotenza dell’amore non è quella del potere del mondo, ma è quella del dono totale, e Gesù, il Figlio di Dio, rivela al mondo la vera onnipotenza del Padre dando la vita per noi peccatori. Ecco la vera, autentica e perfetta potenza divina: rispondere al male non con il male ma con il bene, agli insulti con il perdono, all’odio omicida con l’amore che fa vivere”.

Noi vorremmo un Dio interventista che aggiusti i cocci che rompiamo con la nostra violenza e il nostro egoismo, un mago che forzi la realtà e la pieghi ai nostri desideri e aspettative senza però muovere un dito da parte nostra. Secondo una recente statistica un italiano su cinque si rivolge ai maghi per un giro di affari annuo di 8,5 miliari di euro: perché tanta gente bussa alla loro porta cercando ascolto e aiuto? Semplice, vogliono alterare la realtà a proprio piacimento ma senza nessun coinvolgimento di sé stessi, senza nessun impegno e spesso violentando la libertà degli altri. La magia, infatti, è una violenza, è piegare il presente ai propri capricci o aspirazioni senza nessun rispetto del volere dell’altro! Per questo spesso, dietro alle arti occulte, oltra a tanti imbroglioni si nasconde Satana e le sue perfide insidie!

Dio, invece, non ha nulla a che fare con la magia! Dio non altera, non piega, non influenza, non domina! Dio non si impone, semmai si propone! 

Comprendiamo tutto questo dal Vangelo di questa afosa domenica di luglio, la quindicesima del tempo ordinario. Nella parabola del Seminatore scopriamo che la Parola di Dio è sempre feconda, ma non sempre è produttiva! È sempre feconda perché se accolta con animo disponibile e umile genera frutti abbondanti che nessuno può immaginare, ma se vi sono impedimenti, dettati dalla nostra libertà, ella non può fare nulla, se non attendere pazientemente. E Gesù in questa parabola elenca alcuni di questi impedimenti.

Anzitutto bisogna dire che Dio non si stanca di parlare al suo popolo, di seminare la sua Parola: lo fa con abbondanza! Non teme possa essere sprecata, calpestata, soffocata. Da sempre Egli, per amore, si lascia maltrattare dagli uomini: può sembrare scandaloso, ma è così!

Cosa dunque impedisce alla Parola di portare frutto? Il Vangelo, implicitamente, ne elenca tre di impedimenti: la superficialità, l’incoerenza, la paura. 

Solo un cuore capace di penetrare la profondità del mistero della vita, solo chi lotta per trovare l’essenziale, solo chi si fa cullare dal silenzio e rifugge la confusione e il chiasso, solo chi si lascia incantare da ciò che invisibile ai più, solo chi ha un approccio stupito alla vita, solo chi non permette a tante voci vacue del mondo di distrarlo riesce a percepire la voce di Dio, quel seme sparso in abbondanza nel campo che è il mondo. Resta sordo l’arrogante, il tronfio, il gaudente, il narciso, il superbo, in ultima analisi il superficiale, cioè colui che non ha altro orizzonte che la terra, il presente, il proprio ventre.

Il seme delle Parola, poi, non resiste nel cuore di chi pretende risultati nell’immediato, di quanti sono ripiegati solo sul presente e, per ignavia o pigrizia, non vogliono compromettersi con il futuro. Tanti provano ammirazione per Gesù e il suo messaggio, molti sono anche tentati nel seguirlo, ma l’incoerenza, cioè l’incapacità di trasformare in progetto di vita le sue parole, diventa un ostacolo insormontabile. Non basta un pellegrinaggio in qualche santuario mariano, non basta partecipare a qualche incontro ad alta intensità spirituale, non basta l’entusiasmo del momento: per seguire Cristo occorre una fedeltà quotidiana, quell’essere “fedele nel poco” che è ancora più eroico dell’essere “fedele nel molto”. È il martirio della coerenza, che è fatica, che è rinnegamento di sé, che è morire a tutto ciò che profuma di egoismo ed autoaffermazione personale.

C’è, infine, il terzo impedimento, la paura, che soffoca il seme con i rovi dell’ansia e dell’angoscia. Paura di affidarsi totalmente a Dio senza cercare altre vie di uscite se non la sua promessa di avere cura di noi. Paura di andare controcorrente, di doverci smenare in termini di onorabilità, di prestigio, di carriera. Paura di dover abbandonare certe abitudini che da una parte mortificano il cuore e rendono tristi, ma dall’altra ci fanno sentire vivi e ci fanno credere di poter essere felici, almeno un attimo.

Invece chi ascolta la Parola è destinato a produrre frutto, in maniera inimmaginabile. Basta abbandonare la presunzione di sapere già tutto, la pretesa di voler controllare tutto, l’illusione di potercela fare solo con le nostre forze. Basta, in ultima analisi, fidarsi. Solo di Dio!

Claudio Rasoli


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti