La retribuzione nella Pubblica Amministrazione: se il posto fisso non è più garanzia che fare?
Secondo una recente statistica del Sole 24 Ore, circa l' 89% dei nuovi assunti nella Pubblica Amministrazione nell'ultimo anno ha lasciato il tanto agognato posto fisso…altro che i film di Checco Zalone: per le nuove leve il lavoro nel pubblico non vale nemmeno 12 mesi di prova.
E purtroppo la statistica in questione è tristemente confermata da molte altre fonti, compreso l'ente per cui lavoro che ha più volte lanciato l'allarme: anche a Milano le dimissioni dei neo assunti nell'ultimo anno raggiungono percentuali preoccupanti.
Le ragioni sono molteplici e non è certo facile elencarle qui in poche righe: carriere estremamente lente e con progressioni legate quasi solo ai quiz surreali dei concorsi che alle reali capacità e competenze dimostrate, luoghi di lavoro spesso tristissimi e mansioni ben lontane quanto a sex appeal di tante realtà private e certamente lontane spesso anni luce dalle fantasmagoriche prospettive che molti corsi universitari hanno innestato nelle giovani menti dei neo assunti, i quali, va pure ammesso, hanno delle pretese piuttosto alte e decisamente poco allineate alla realtà lavorativa declinante del nostro Paese.
A questo va aggiunto anche un accenno un po' demagogico ma a mio avviso non scontato: la voglia di produrre e costruire è decisamente passata in secondo piano rispetto a quella di godersi la vita. Gli arrivisti senza scrupoli e i carrieristi rampanti sono ormai un cliché relegato ai film degli anni 80, e hanno lasciato ampio spazio a dei paciosi aperitivisti seriali dediti molto più alla palestra e ai selfie strategici che alle nottate in ufficio.
E in fondo è anche difficile dargli torto: le prospettive di carriera e di guadagno di oggi impallidiscono rispetto a quanto si poteva guadagnare un tempo e a quanto si poteva ottenere tra case auto etc…Oggi si è di fatto ridotti a lavorare parecchio per ottenere in cambio quasi nulla, dato che perfino l'acquisto di una casa è ormai un sogno proibito.
Nella Pubblica Amministrazione c'è poi un tragico inesorabile problema in più: le retribuzioni, specialmente negli Enti Locali, sono incredibilmente basse: un dipendente del Comune di Milano guadagna in media 1.300 euro netti mensili, quando in città una stanza (in casa con altri eh…) costa 800 euro al mese e nell Hinterland (che di certo non è la Costa Azzura quanto a panorama) un bilocale si attesta sui 600 euro mensili …in buona sostanza è impossibile sopravvivere e la garanzia dell'impiego a tempo indeterminato ormai si scioglie come ghiaccio al sole: ed ecco le dimissioni.
A questo va aggiunto un altro elemento che recentemente e sempre più inesorabilmente si è abbattuto sulla PA: il turn over o rotazione periodica di Funzionari e Dirigenti, metodica anglosassone impostaci dalle società di rating che ormai influenzano anche i sistemi pubblici e che ritengono che per evitare corruzione e via dicendo non si debba stare troppo a lungo nelle medesime mansioni: insomma quando hai imparato a fare bene qualcosa è ora che ti sposti a imparare qualcosa di nuovo, il che potrebbe anche essere interessante non fosse che qui in ballo c'è il funzionamento dei servizi della collettività che in un Paese come il nostro si regge quotidianamente sui miracoli di chi, sapendo fare benissimo una cosa, si arrangia a farla anche in un Paese che non funziona più.
Piaccia o non piaccia, in ballo c'è esattamente questo: il funzionamento dei principali servizi della collettività che passa per i dipendenti pubblici, dato anche che i numerosi tentativi di affidarsi ai privati dal Covid in poi stanno mostrando delle fragilità estremamente preoccupanti, perché anche i privati ormai arrancano sempre più sfiniti.
Al netto di riformare le carriere improntandole alle capacità e non hai quiz, al netto di migliorare la formazione (oggi veramente quasi inesistente ) di tantissimi dipendenti pubblici, la prima misura d'emergenza è aumentare gli stipendi, o di questo passo nell'arco di meno di cinque anni la maggior parte dei comuni non avrà più personale per garantire il funzionamento dei propri servizi.
Quando, dopo la guerra, occorreva ricostruire il Paese e i privati non esistevano ancora, il miracolo italiano è avvenuto su un sistema di socialdemocrazie locali che erogavano servizi pubblici essenziali prima inesistenti e ai cui dipendenti garantivano cure mediche, alloggi, asili e via discorrendo …tutto questo è stato cancellato da anni di pregiudizi collettivi in buona parte generati dai troppi pessimi esempi dati da troppi pubblici impiegati e oggi il dipendente pubblico locale non ha che il posto fisso e uno stipendio mediamente da fame.
Per uscire dalla gravissima impasse in cui ci troveremo a breve occorre che cambi radicalmente lo sguardo del Paese sui propri dipendenti : il cliché del lazzarone ipertutelato, che bene inteso ahinoi è stato per anni un triste dato di fatto, oggi va messo da parte dalla coscienza collettiva che questi servizi vanno garantiti nell'interesse di tutti e che nella PA di oggi fare i lazzaroni è diventato veramente difficile.
Occorre anzitutto che l'opinione collettiva in primis si renda conto di questo, e invece di gridare a privilegi scandalosi che ormai sono solo un ricordo ammetta che del Pubblico ha bisogno: solo allora temo che il Legislatore e la Politica più in generale avranno il consenso necessario a intervenire per tornare a rendere accettabile il lavoro nello Stato, ma sopratutto nei Comuni, i cui dipendenti oggi sono i meno pagati in assoluto (e stiamo pur sempre parlando di persone che hanno superato concorsi pubblici, selezioni e in gran parte laureati).
Questo beninteso deve poi produrre i risultati attesi, e anche qui tanto occorre fare un i termini di riforma del pubblico impiego, ça va sans dire …
L'emergenza è davvero seria, la soluzione non più rimandabile.
(La foto del professor Martelli è di Daniele Mascolo)
Sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano
Docente di archivistica all'Università degli studi di Milano
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commenti
Danilo Codazzi
21 ottobre 2023 10:09
Bella analisi . Nella mia vita lavorativa ho avuto a che fare all'inizio con i miei capi professionisti estremamente preparati, tanto che si progettava tutto in casa ENEL, si appaltava tutto in casa ENEL. Mano mano che passava il tempo , tutto questo veniva svuotato volutamente di competenze per affidare all'esterno progettazioni ed esecuzioni lavori. Quindi scelta voluta e consapevole da parte della politica raffazzonata e spesso inconcludente . Le grandi aziende di Stato una volta funzionavano benissimo e hanno ricostruito l'Italia . Lo dice uno ceh ha messo le manacce nei documenti di acquisizione delle aziende elettriche private passate ed acquisita con la nazionalizzazione in ENEL , che stanno disfacendo da tempo.
Stanno avanzando i protetti incapaci perchè i capaci o vanno all'estero oppure scappano di ditta in ditta sperando in un futuro migliore
Martelli
21 ottobre 2023 18:58
Ahimè quante tristi verità...
Manuel
21 ottobre 2023 10:34
Non sono un pubblico lavoratore, ma la disanima del professor Martelli mi convince. Certo, se e quando la politica deciderà di cambiare rotta, sarà determinante evitare le esagerazioni del passato già evidenziate nell’articolo: lazzaroni, dirigenti indolenti e menefreghisti, corrotti, raccomandati, etc. Ammesso ci sia bisogno di qualche ritocco legislativo, sarebbe fondamentale che questo sia accompagnato, oltre che da esperti, lobbisti di categorie private, formazioni politiche, anche da competente, appassionata rappresentanza interna del pubblico settore che, come afferma il professore, residuale, ma ancora presente e combattiva.
martelli
21 ottobre 2023 18:56
Grazie per l'apprezzamento e per i commenti sempre appassionati.