2 marzo 2024

La sanità lombarda è alla frutta? No, solo alla respirazione yoga

Scrivere per un giornale è un privilegio ma anche una responsabilità. È il privilegio di avere più voce degli altri, è la responsabilità di usare quella voce nell'interesse di più persone possibili. Ed ecco che questa settimana il mio editoriale esce dai suoi confini di cultura generale e si occupa di un fatto personale ma che credo vada raccontato nell'interesse di tutti.

Martedi mi sono recato in uno dei migliori ospedali d'Italia, nel pieno centro di Milano, in quello che dovrebbe essere un reparto di eccellenza, per effettuare una gastroscopia prenotata ben 4 mesi fa: e già qui ci sarebbe da eccepire, ma pare che oggigiorno 4 mesi siano pochi …

Vengo invitato a recarmi li alle 16.30, ma vengo sottoposto all'esame intorno alle 19.45, tre ore di attesa nonostante l'appuntamento preso mesi prima.

Accanto a me sui lettini ci sono tre donne molto anziane, decisamente oltre gli 80 anni, che attendono dal primo pomeriggio di essere riportate in camera dopo l'esame, e sono digiune dal mattino perché da un momento all'altro una ambulanza l'avrebbe dovute riportare in reparto: ci arriveranno intorno alle 20.00, perché non ci sono mai ambulanze disponibili.

E ora tocca a me: vengo trasportato in un'altra sala dove la giovanissima dottoressa molto sicura di sé che mi esaminera’ mi nega la sedazione con manifesta baldanza, e questo perché “non sono accompagnato” regola indiscutibile che la rende fiera della propria inamovibilita’. 

Ho aspettato 4 ore, ma chi trovo io che mi aspetta mezza giornata per riportarmi a casa in un giorno feriale, casa che peraltro sta a 250 metri dall'ospedale? Tento di negoziare: posso chiamare un taxi no? Assolutamente no, mi risponde inamovibile e spazientita la figlia della stirpe di Ippocrate. Niente sedazione. Il tutto dopo che ho appena consegnato 8 pagine di liberatoria in cui mi assumo praticamente ogni responsabilità di ciò che mi accadrà durante l'esame, ma in cui non posso assumermi la responsabilità di quello che mi accadrebbe fuori dall'ospedale se verrò sedato: attenzione, stiamo parlando di qualche goccia di Valium per endovena (peraltro già predispostami nel braccio con farfalla da una cortese infermiera) e non di una anestesia totale, ma poco importa, la burocrazia impera: poi mi si dovrebbe spiegare come mai sul rispetto delle liberatorie siamo rigidi come in Svizzera mentre sui tempi di attesa siamo laschi come in Burundi, ma tant'è…

Questo ci porta all'apice della vicenda: serena e imperterrita la mia esaminatrice al posto del Valium mi chiede se pratico lo Yoga, e di appellarmi alla respirazione controllata orientale per sopportare l'esame. Ora, con tutto il rispetto per chi pratica queste discipline, mi sono trattenuto dall’ esprimermi come il mitico Fantozzi sulla Corazzata Potemkin, e credo che davanti allo Yoga come pratica ospedaliera qualunque Chiesa appena passabile qualche secolo fa ci avrebbe mandati tutti e due al rogo.

Per me che sono da sempre un fiero oppositore della omeopatia e un fondamenalista della medicina tradizionale sentirmi parlare di yoga al posto del Valium a 500 metri dal Duomo di Milano è stato veramente un colpo al cuore.

Seguono circa 15 o 20  minuti di tortura a mente serena con un tubo di un metro e mezzo in gola e ben 4 biopsie: il referto ? Viene messo bene in evidenza che data la scarsa tolleranza del paziente si fatica ad essere precisi nella diagnosi. Un po’ surreale, ma in tono con il suggerimento dello Yoga in verità.

Non farò né il nome dell'ospedale né del medico, perché non bramo vendetta, e anche perché ho correttamente segnalato via mail quanto accaduto alla Direzione della Struttura.

Ora io comprendo anche che le difficoltà in cui versa il Sistema Sanitario siano atroci (e allora sarebbe il caso di dirlo chiaramente, di parlane chiaro e di fare anche qualcosa …), comprendo che magari quella giovane e forse non molto esperta dottoressa ( di gastroscopie ahimè ne ho dovute fare molte, ma mai nessuna così maldestra e dolorosa) alle otto di sera era sfinita dal fare esami magari da tutto il giorno, che come tutte le strutture pubbliche siamo sotto organico in maniera ormai tragica, ma credo che non ci si dovrebbe mai dimenticare che il paziente non è un oggetto ma un soggetto, che se non è un sofferente e uno che teme di esserlo ed un minimo di maggior riguardo non avrebbe certo guastato.

Ora mi punge vaghezza, da ex politico locale, di sciorinare una qualche serie di possibili soluzioni ai tanti problemi che affliggono la nostra sanità, e tra l'altro qualcuna molto buona l'avrei anche in mente, ma non è il mio mestiere, tocca ad altri. E anche di dirci che forse se noi italiani trovassimo il tempo di scendere in piazza per i problemi della sanità ogni 10 volte che lo facciamo per le guerre che scoppiano a 10.000 km da qui sarebbe già un inizio.

Per oggi mi limito, da paziente editorialista, a segnalare a chi del mestiere che così va proprio male, soprattutto in un polo di eccellenza nazionale e per un banale esame di routine.

Ma soprattutto, dopo martedì mi sono posto una domanda su tutte: mentre la Sanità langue disperata si progettano un po’ ovunque grandi nuovi ospedali dai magnifici renders con tanto di giardini pensili, ma chi lì farà funzionare se mancano medici, infermieri, ambulanze, organizzazione e anche un po’ di cara vecchia empatia umana?

(La foto del professor Martelli è di Daniele Mascolo)

Sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano

Docente di archivistica all'Università degli studi di Milano

Francesco Martelli


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti


Danilo Codazzi

2 marzo 2024 11:09

La Sanità di Eccellenza : dopo aver fatto una visita oculistica l'anno scorso,con prescrizione terapeutica, la brava dottoressa che mi ha preso in carico, mi ha consigliato di prenotare la visita di controllo verso l' 8 di dicembre del 2023 come ovvio nella stessa clinica privata convenzionata, che mi ha rimandato la prescrizione da effettuare dopo Natale , poi dopo la fine di gennaio, poi ai primi di marzo , dicendomi che le liste di prenotazione sono chiuse fino a Luglio 2024 .
Ma di che visita di controllo stiamo parlando ?
Questo tipo di gestione regionale deve finire quanto prima . Basta chiacchere e distintivo

Anna Lucia Maramotti Politi

2 marzo 2024 12:21

Carissimo Professore,
vorrei tanto non intervenire, ma l'essere figlia di un vecchio medico, che ha iniziato la propria agonia nel suo ambiulatorio mentre visitava una paziente ed era ben consapevole che la sua esistenza di padre e di marito stava per concludersi di lì a poco,, mi impone ad esprimerLe il mio sentimento di mal-essere,. Non a caso ho scritto mal-essere separando i due termini perchè non si tratta di mera partecipazione emotiva o condivisione socio-politica, ma la mia vuol essere espressione di solidarietà perchè all'esistenza (essere) ripugna il male. Quando quest'ultimo (il male) è perpetrato in ambiente medico la contraddizione fra i due termini (esistenza e male) si rende pesantemente palese e non può che disgustare una coscienza etica. Mi duole sottolineare ulteriormente che le scelte politiche, orami da anni, hanno depauperato la medicina. Il numero chiuso per accedere alla Facoltà ha impoverito la sanità pubblica e, quel che è peggio, l'ha mercificata. L'ospedale è luogo deputato per la salute e per la cura di chi soffre., "tutto il resto è letteratura" (P. Verlaine)
Come opporsi quando i giochi sono già stati fatti da tempo e rien ne va plus? Si cerca di tamponare, ma, mi creda, sembra o, per meglio dire, è operazione improba. I dissensi di piazza purtroppo lasciano il tempo che trovano e si deve tentare d'innescare un cambiamento pari a "un passo di gallo". Non mi resta, pertanto, che porgerLe l'augurio più sentito come "figlia di medico" ben consapevole che la medicina è scienza ed "ars" purtroppo oggi succube di ignavia e/o interessi ad essa completamente estranei.

Martelli

2 marzo 2024 14:31

La ringrazio di cuore, non tanto o non solo per la vicinanza, quanto per il contribuito anche di vissuto personale. Può benissimo darsi che abbiamo vissuto per anni una stagione d'oro di sanità pubblica mai più possibile ,e se anche così fosse beh..se ne dovrebbe prendere atto e agire di conseguenza, mentre si ha sempre l'impressione che si voglia far finta che tutto sommato le cose vadano bene come prima...al di là delle sceneggiate o del
far finta di nulla, ciò che più lascia pensierosi è che non si affronta la questione con la gravità che merita ...ecco perché il riferimento a Palestina o Ucraina che saranno pur fatti gravissimi ma a mio avviso non primari per noi rispetto a quanto ci accade qui.

Rosella Vacchelli

2 marzo 2024 20:06

Alla professoressa Anna Maramotti contesto l'affermazione che " i dissensi di piazza lascino il tempo che trovano". Questo succede quando i dissensi di piazza non sono sostenuti da argomentazioni e denunce costruite su dati ed elementi di oggettività che rendano manifesta l'abissale distanza tra i bisogni dei territori e le soluzioni proposte, soluzioni leggibili solo come risposta a interessi di parte tanto economici che di strategie politiche. "I dissensi di piazza lasciano il tempo che trovano" anche quando dalla piazza non si arriva a bussare alla porta delle istituzioni per chiedere conto delle scelte fatte e rinegoziarle su un piano di partecipazione attiva che è diritto e dovere esercitare da parte dei cittadini e dovere favorire da parte delle amministrazioni e degli enti, come stabilisce nel merito il dettato della legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale. Perché la resa ai "giochi già fatti da tempo" è una strategia perdente. È perdente quando i giochi sono palesemente sbagliati come nel caso della progettata demolizione dall'ospedale di Cremona per ricostruirlo ex novo con un progetto funzionale che scarica su un territorio assolutamente impreparato volumi importanti di assistenza che solo l'arrivo dei privati riuscirà a tamponare. Ma stiamo parlando di un ospedale pubblico e peraltro dell'unico di Cremona che deve per mission e mandato rispondere ai bisogni sanitari del territorio senza eccezioni. È perdente anche aver imboccato una china scivolosa e non rallentare e non fare un passo indietro . Tentare e non solo tentare ma impegnarsi al massimo per evitare il precipizio è un dovere civico che è di tutti, cittadini e istituzioni che devono trovare Il coraggio e la volontà per un confronto aperto che metta al primo posto i bisogni della collettività. Una collettività quella Cremonese che aveva tutto il diritto di essere informata e informata a chiare lettere per tempo su cosa si stava progettando a sua insaputa per i prossimi decenni. Non solo si può ma si deve recuperare un tavolo su cui ridare le carte in maniera scoperta. Dalla piazza si chiede questo. La democrazia di cui godiamo grazie a quei tanti che sono morti per affermarla vive del dialogo e del confronto tra eletti ed elettori o muore anch'essa.

Marco Pelloni

3 marzo 2024 17:37

A volte la grande città, la clinica che ha un nome, crea aspettative.
Sei un cremasco, a volte nella sperduta provincia trovi le eccellenze
https://www.cremaoggi.it/2024/03/03/asst-crema-due-giorni-formativi-per-una-gastroscopia-di-qualita/

Alessandro

5 marzo 2024 19:28

La secolarizzazione e la perdita del senso del valore umano è evidente nei rapporti sociali. Non ne è esente un qualsiasi servizio pubblico, tantomeno il servizio sanitario. È prima di tutto una degenerazione culturale, difficile da accettare. Dietro la freddezza dell’operatore c’è la forma mentis della classe dirigente, prona all’interesse di parte prima che all’interesse dell’utente, in questo caso un paziente..

Attilio Rodini

7 marzo 2024 19:19

Forse il problema nasce dal fatto che il paziente non si è fatto accompagnare da qualcuno, come si fa normalmente, per esami endoscopici che prevedono una sedazione. Il resto consegue a quella scelta. Poi tutta la situazione dell'assistenza sanitaria in Lombardia piuttosto che nel Lazio o Campania richiede ben altro altro approfondimento sui perchè e per come. Posso dire che mia sorella è stata felicemente operata a cuore aperto qualche anno fa in struttura ospedaliera convenzionata in provincia di Brescia, con trattamento ineccepibile e assoluta gentilezza e disponibilità del personale. Ricordo inoltre che una quota rilevante dei pazienti provenivano da regioni del sud,

Monica

8 marzo 2024 08:09

Che dire …. Purtroppo mi tocca constatare che il vil denaro corrompe tutto e tutti … e chi parla più di valori ?!?! …. Purtroppo quando stai male sei in balia di tutto e di tutto ….devi solo sperare quel .. giorno … di essere fra i fortunati !!!!!!!…. Ma chi si ribella ????non mi sembra di vedere poi tante manifestazioni … qualche sprazzo .. qualche battuta …. E poi si paga la parcella … x chi può naturalmente!