Le colline toscane, i carciofi milanesi e i levrieri di Cremona: l'Italia è un libro da re-imparare a leggere
Mi trovo da alcuni giorni in quello che posso definire da anni il mio buen ritrito, la Val D' Orcia, a sud di Siena. Qui,e non a caso, hanno preso riservatissima dimora estiva aristocratici inglesi, magnati americani, star del cinema e grandi artisti.
Il perché è presto detto: una cucina succulenta, vini tra i migliori del mondo (il Brunello di Montalcino si fa qui), una costante dolcissima brezza che rende docile perfino il solleone toscano, e soprattutto uno dei migliori panorami del mondo. Una lunga linea scura di morbidissime colline che marcano se stesse col verde oscuro dei cipressi, col marrone della creta e con l'oro del grano contro un cielo sempre azzurro e bianco di nuvole che ricordano le greggi da cui qui si trae da secoli il cacio più buono del mondo. La morbidezza di queste colline pettinate dagli aratri trasmette una sorta di pace imperturbabile. Eppure, queste "assolate tenebre" di crete al sole come le chiama Mario Luzi, inargentate dagli ulivi che "fan di santità pallidi i clivi" come scriveva D'Annunzio, non sono opera né del Padre Eterno né di Madre Natura. Qui la natura, notava l'artista Daniel Spœrri, l'ha fatta l'uomo. Secoli di paziente e operoso lavoro per cavar dalla creta il grano, l'olio, il vino, il cacio, hanno ridisegnato queste terre fino a farne dei ricami talmente armonici da farli sembrare immutati dalla notte dei tempi. E non sono di certo mancate le lotte né il sangue: su ogni poggio si scorge una torre, un villaggio, un borgo costruiti per difendere la terra e i suoi frutti preziosi dagli appetiti dei vicini. Qui uno dei più grandi Papi della storia Pio II, Enea Piccolomini al secolo, fece nascere il Rinascimento e il panorama. Quelle terre perfette entrarono nella storia dell'arte per lasciare un sentiero obbligato ad ogni pittore da lì in avanti, e di tutta questa storia hanno in esse tracce nascoste che vanno scoperte.
Qualche sera fa prima di partire, mi sono concesso l'ultimo giro per la vuota e bellissima Milano d'agosto (ormai, ahimè, l'unico mese in cui essa torna godibile) presso Santa Maria delle Grazie, la splendida basilica voluta dagli Sforza e che ospita nel suo monastero il Cenacolo di Leonardo: un capolavoro di architettura che lascia senza fiato. Alla base sinistra dell'abside stanno, ignorati dai più, una decina di medaglioni in marmo bianco che si chiamano in arte "clìpei" e che recano degli strani simboli: una mela, due lanterne, un cane sotto un pino, un morbido panno retto da due mani, un carciofo, un tronco con un ascia, delle onde marine…
Sono le cosiddette "imprese" dei Visconti Sforza, ossia dei simboli ognuno dei quali racconta un fatto singolare di ognuno dei membri illustri del casato. La mela cotogna è omaggio a Cotignola, paese di origine degli Attendolo di cui Francesco Sforza era erede, così come l'ascia nel tronco è il simbolo del di lui padre Muzio che con quella partì alla volta delle sue imprese. Le lanterne rappresentano la prestigiosa conquista di Genova da parte del Moro, mentre il panno soffice è il cosiddetto buratto, un prezioso setaccio che Bona di Savoia usava a ricordare al marito infedele Galeazzo Maria che solo lei aveva passato la vera "selezione" … Il carciofo o monticello in quanto forte e sempreverde è invece scelto da Bianca Maria Visconti come simbolo di buon augurio alla nuova stirpe degli Sforza; le onde simboleggiano la pelliccia del vaio, che come l' ermellino è appannaggio nobiliare. Infine, il levriero sotto il pino è il nostro Francesco Sforza che finalmente dopo anni di guerre ha trovato regale risposo nel ducato milanese, ma sono anche ricordo del temuto antenato Barnabó Visconti, che di cani pare ne avesse ben 5.000.
Ebbene le onde, il levriero sotto il pino e i carciofi li potete veder anche nella bellissima pala d'altare della chiesa di San Sigismondo a Cremona, proprio sui panni del Duca di Milano: Cremona era infatti la dote che Bianca Maria Visconti portava allo sposo, e la splendida chiesa fu eretta proprio per quella occasione.
Insomma , tutto questo solo per ricordarci che L'Italia è un meraviglioso incredibile libro stracolmo di pagine di storia sparse ovunque grazie alla penna dell'arte, e che dobbiamo assolutamente re-imparare a leggere. Viviamo, caminiamo e osserviamo ovunque delle storie antiche e meravigliose.
Sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano
Docente di archivistica all'Università degli studi di Milano
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