14 dicembre 2024

Le Stanze della Musica, l'abbandono di uno scrigno di bellezza

Probabilmente Thomas non ne poteva più di dover leggere le mie mail del resto, negli ultimi mesi del 2014, avevo cominciato una fitta – e di certo onerosa in termini di tempo per il destinatario – corrispondenza con un referente della British Library. A Thomas toccò l'ardua missione di dover seguire, e aiutare nella sua ricerca, un insopportabile cittadino cremonese che era aveva bisogno di trovare spartiti musicali per l'incisione di un CD. Se la biblioteca più importante del mondo rappresentava, almeno nel mio piccolo mondo legato alla musica, un passaggio fondamentale per sviluppare un progetto musicale l'area “Le stanze della Musica”, ai tempi una nuova realtà formalizzata qualche mese prima in alcuni spazi della Museo Civico cittadino, erano letteralmente lo scrigno dove trovare gli strumenti per incidere i brani che Thomas mi aveva trovato. Una scrigno di una bellezza incredibile e raffinata, uno scrigno che raccontava, già soltanto osservando il contenuto di quelle teche, tantissime cose anche senza bisogno di una spiegazione. “E' una collezione che parla da sola, incredibile a dir poco”, mi disse qualche anno fa un musicista di eccezionale livello che avevo accompagnato alla scoperta di quello scrigno. Aveva ragione, anche perché lui discuteva tranquillamente con me di quella bellezza nonostante io, dal punto di vista musicale, ero totalmente incapace, tanto che riuscivo ad essere stonato anche con il clacson della macchina. Eppure quella raccolta di strumenti mi affascinava, forse perché ognuna di quelle teche racchiudeva qualcosa che andava raccontato, anche soltanto per apprezzare il lavoro e la maestria che varie persone avevano profuso per dare un suono nuovo alla musica. In realtà Le Stanze della Musica sapevano comunicare e trasmettere molte più emozioni più che neanche il solo saper fare musica, erano uno spaccato che spiegava parte della storia della società dove viviamo. Il progetto musicale era semplice, un disco forte di brani praticamente tutti inediti dedicati alla città di Cremona, lavoro che avrebbe preso il nome di Cremona – città della musica da registrare dentro il Museo Civico utilizzando gli strumenti della collezione donata dall'ing. Carutti. L'ing. Carutti era assorto mentre leggeva la minuta di quel progetto che avrebbe coinvolto diverse persone e diverse realtà, era un silenzio che cercavo di capire senza riuscirci, fino a quando lui non alzò lo sguardo e mi disse “Bello, inedito e molto interessante. Faccia pure le registrazioni con gli strumenti della collezione anzi, se ne servissero altri, me lo faccia sapere”. Da quel momento Thomas avrebbe subito le mie angherie via mail per recuperare gli spartiti, così come le avrebbero subite alcuni addetti della Libreria del Congresso degli Stati Uniti o della Biblioteca nazionale australiana. Un progetto, pur con gli enormi limiti che mi appartenevano e che difficilmente sarei riuscito a superare da solo, che riuscimmo a sviluppare grazie alla partecipazione di molti; dai musicisti fino ai dipendenti del Museo Civico che si sentivano coinvolti in un'idea che voleva valorizzare un patrimonio e la città al quale apparteneva, dalla traduttrice ai tecnici fino alla grafica per la casa editrice.

Le Stanze della Musica erano sempre lì, con le teche trasparenti e le luci vivide che le illuminavano forti di quei pezzi d'arte che, come disse l'ing. Carutti, avevano bisogno solo di venir suonati e apprezzati, perché erano nati per quello. La chitarra Aubry Marie ritratta da Edgar Degas, il violino della Shoah con la sua storia drammatica ma colma di speranza allo stesso tempo, gli eccezionali archi offerti per registrazione insomma, Le Stanze della Musica stavano dando origine ad un percorso che era in perfetta armonia con le opere presenti nelle sale attigue della Pinacoteca, erano un patrimonio enorme da valorizzare all'interno di un altro patrimonio unico; quello di Caravaggio, dei Campi, dell' Arcimboldo, del Malosso. In un periodo in cui molte realtà sono alla ricerca di arte da rendere apprezzabile e visitabile tra le sale del Museo Civico vi sono opere uniche che hanno solo bisogno di venir valorizzate, perché sanno raccontare di una passione e di una storia non strettamente legate solo ai professionisti della musica o della pittura. Passa qualche mese dalla distribuzione del CD il quale, nel frattempo, aveva avuto un successo totalmente impensabile rispetto alle poche speranze con le quali si era formata l'idea; nella mia casella mail trovo un messaggio di Thomas, lo apro quasi con timore, mi informa che la British Library ha inserito il CD Cremona – città della musica nella sua emeroteca, - così come aveva fatto poche settimane prima la Libreria del Congresso degli Stati Uniti – mentre la postilla finale allo scritto recitava “Caro Marco, ho comprato personalmente due copie del CD, una per me e una per una persona a me cara. Grazie per avermi coinvolto in questo progetto e nella sua storia, il risultato è veramente da raccontare”. Nel dicembre del 2024 leggo di una interrogazione, presentata da un consigliere comunale, sullo “stato dell'arte” della collezione di strumenti musicali de Le Stanze della Musica, domanda alla quale verrà data una risposta secondo leggi e regolamenti.

Rifletto sul fatto che se viene presentata una interrogazione è perché, verosimilmente, esiste un problema, rifletto anche sul fatto che Le Stanze della Musica non debbano soffrire dello stesso abbandono, che è poi l'anticamera del degrado, che sembra ormai sempre più pressante in quella che viene chiamata la città della musica, perché quel senso di abbandono sembra sempre più irreversibile e in grado di cancellare parte della storia di una città.

Marco Bragazzi


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti