26 febbraio 2023

Le tentazioni, spazi di libertà per l’uomo che cerca l’amore

Ogni Quaresima inizia nel deserto, brullo e desolato, immenso e silenzioso. Ogni cammino di seria e decisiva conversione passa attraverso una lotta con “sé stessi” e con il male che alberga nel cuore, ma anche con un male che c’è nel mondo e che non ha nulla di astratto, ma anzi, come disse Paolo VI in una famosa udienza generale, è “un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore”, cioè Satana!

Gesù, subito dopo il battesimo nel Giordano, viene spinto – anzi scaraventato – dallo Spirito nel deserto per fare esperienza delle tentazioni! Come ogni uomo anche lui deve mettere alla prova la propria “libertà”, deve guardare in faccia il male e decidere da che parte stare!

Questo episodio evangelico ci ricorda che se vogliamo davvero seguire il Vangelo fino in fondo dobbiamo combattere tante immagini sbagliate del Creatore che il tentatore insinua nella nostra mente. Perché questo è il mestiere di Satana: presentare la realtà in maniera distorta, dipingendo Dio come un padrone assoluto che gode nel limitare la libertà delle sue creature, come un deposta geloso del proprio potere e delle proprie prerogative pronto a tutto per impedire all’uomo di autodeterminarsi! È in fondo questo il concetto che il serpente sussurra all’orecchio di Eva per spingerla a cogliere il frutto proibito, ad oltrepassare, cioè, quell’unico limite posto da Dio per salvare l’uomo dal delirio di onnipotenza, da una libertà slegata da ogni responsabilità e progettualità.

Le tentazioni in sé non sono male: esse permettono all’uomo di capire chi è, cosa vuole, quali desiderio albergano nell’intimo della sua coscienza, ma anche la qualità della sua libertà e della sua idea di Dio! L’azione primaria di Satana non è tanto quella di farci peccare – semmai questa è una conseguenza – ma di farci credere che non siamo affatto figli amati da Dio, ma dei servi costretti a compiere la sua volontà, che per la maggior parte delle volte è incomprensibile e costellata di prove e sofferenze. Egli mira a farci sentire soli, non amati: “Se Dio è davvero tuo Padre perché ti lascia in questa situazione? Perché non ti risolve i problemi, invece di farti affogare?”. Il demonio, quindi, ci spinge a cercare delle compensazioni per colmare questo vuoto, per vincere la solitudine che è uno degli aspetti più tristi per l’uomo! E ci fa credere che il peccato è la soluzione a questa situazione drammatica!

La prima tentazione - le pietre da trasformare in pane – mira a soffocare nelle cose del mondo questa angoscia di cui parlavamo poco fa! L’uomo placa la sete di amore che Dio gli nega, mangiando cibi succulenti, acquistando oggetti invidiabili, aumentando a dismisura il proprio patrimonio, curando la propria immagine e il proprio buon nome, usando le persone che gli piacciono, godendo di tutto ciò che la vita gli può riservare! È la tentazione del materialismo.

Sul punto più alto del tempio di Gerusalemme Satana prova ancora a mettere in difficoltà Cristo con la tentazione del miracolismo: costringere Dio a manifestarsi platealmente! Quante volte nella nostra preghiera abbiamo guardato il Cielo con fare minaccioso ed esclamando: “Se non fai quello che ti chiedo allora vuol dire che non mi vuoi bene, che non sei mio Padre!”. Come bambini capricciosi giochiamo al ricatto affettivo. E la nostra preghiera, invece di aiutarci ad entrare in sintonia con il modo di pensare e di agire dell’Onnipotente, diventa lo strumento per piegarlo alla nostra volontà,

Gesù vince questa tentazione, così come le altre, perché crede fermamente di essere amato da Dio e sa che non potrà mai accadergli nulla di male! Egli non condiziona l’amore del Padre a qualcosa che stabilisce lui! La sua fede è talmente granitica che non ha bisogno di segni, di prodigi, di miracoli per capire che Dio è dalla sua parte e che non lo abbandona mai! Noi, invece, abbiamo sempre bisogno di conferme, di garanzie, di prove: “Scendi dalla Croce e ti crederemo!

La terza tentazione, quella del dominio sulle cose e sulle persone, risponde anch’essa a un bisogno di amore e di riconoscimento. Avere potere sugli altri è un modo per dire che valiamo qualcosa, che siamo importanti e necessari, che siamo indispensabili. Gesù rifiuta nettamente questa eventualità e lo fa mettendosi a servizio degli altri, sempre! I suoi incontri con le persone sono costantemente nel segno dell’assoluta libertà: mai egli cerca di condizionare o di influenzare le scelte e i comportamenti dei suoi interlocutori, mai usa il suo ministero per affermare sé stesso, anzi tutte le volte che vogliono farlo re egli fugge via indispettito! Il Vangelo di Marco ci ricorda che solo sulla Croce egli vorrà e potrà svelare veramente chi, la sua identità profonda, il suo potere: in quel momento, infatti, non ci sarà possibilità di fraintendimenti, non ci sarà spazio agli equivoci! Regnare è servire!

Nel deserto Gesù offre una splendida testimonianza di profonda fiducia nell’amore del Padre! Non ha bisogno di cose, di segni o di potere per sentirsi vivo, amato, valutato! La comunione con il Padre è ciò che lo rende veramente completo e perfetto e quindi libero!

Se, dunque, vogliamo vincere le tentazioni non dobbiamo mai dubitare dell’amore di Dio, la sola grande certezza che non tema confronti!

Claudio Rasoli


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti