15 luglio 2023

Luglio 1993, 30 anni di ferite e misteri

"Alle ore 23:00 circa del 27 luglio 1993 due vigili urbani transitarono con l'auto di servizio in via Palestro a Milano e furono avvicinati da un passante che segnalò la presenza di un’auto parcheggiata dai cui finestrini usciva del fumo. E il fumo c’era. Qualche minuto dopo giunsero i vigili del fuoco da via Benedetto Marcello: notarono la presenza, all'interno del cofano dell’auto, di un involucro di grosse dimensioni. Temendo che si trattasse di un ordigno esplosivo, ordinarono di evacuare la zona. Mentre si procedeva all'operazione, il veicolo esplose uccidendo uno dei vigili urbani (Alessandro Ferrari), tre vigili del fuoco (Carlo La Catena, Sergio Pasotto, Stefano Picerno) e uno straniero extracomunitario (Driss Moussafir) che dormiva su una panchina dei vicini giardini pubblici".

È esattamente così che il Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano ricorda quanto accadde 30 anni fa durante la più sanguinosa guerra di mafia che l'Italia abbia conosciuto. Una guerra tra clan scatenata dai Corleonesi di Totò Riina ma che finì per travalicare i confini della Sicilia e riversarsi in tutto il Paese con le stragi di Roma Firenze e Milano che colpirono luoghi simboli della cultura. Il PAC fu uno di questi, è fu il più tragico e devastante perché l'esplosione intercettó delle tubature di gas e da semplice segnale di avvertimento notturno divenne una vera e propria strage: 5 morti e il muso completamente sventrato come se fosse stato bombardato dai cieli.

Il Comune di Milano ha deciso di celebrare questa ricorrenza con un palinsesto di iniziative che partono proprio in questi giorni. Quando la bomba esplose era Assessore alla Cultura da pochissimi giorni un gallerista milanese di origini alsaziane, un certo Philippe Daverio che ebbe letteralmente il battesimo del fuoco. Grazie alla sua genialità e alla generosità di Bernardo Caprotti, patron di Esselunga, il PAC fu ricostruito in tempi record e re-inaugurato con una mostra straordinaria; Leo Castelli in persona portò a Milano il meglio della Pop Art ameircana. Caprotti mise di tasca propria circa 3 miliardi di lire dell'epoca a patto che ci si attenesse scrupolosamente al progetto originale di Ignazio Gardella, che era anche l'architetto della Esselunga.

Il PAC è dunque un simbolo di ferite e di rinascita di grandissimo valore, che trascende la sua attuale dimensione di polo espositivo di raffinatissime mostre di arte super contemporanea.

Sì è detto come sempre molto su queste stragi, su quanto effettivamente fosse solo responsabilità della Mafia che ormai mirava a terrorizzare lo Stato o di quanto invece essa fosse stato strumento di menti più raffinate. Ma oggi abbiamo anche finalmente messo la parola fine, ed in via giudiziaria, a quella trattativa Stato-Mafia che pareva generata da questi attentati e che oggi invece è stata ritenuta definitivamente non credibile con tanto di sentenze ai massimi livelli.

Dovremmo però ricordarci il clima di quegli anni terribili: tra il 1991 e il 1993 crollò l'URSS e il sistema dei due blocchi di cui L'Italia era stata protagonista assoluta. La cosiddetta Prima Repubblica, quel sistema politico che per 50 anni aveva retto l'Italia, si sbriciolava sotto le picconate al tritolo della Magistratura, che da Mani Pulite in poi travolse tutto il Paese fino agli estremi di quel "tintinnar di manette" citato con preoccupazione dall'allora Presidente della Repubblica Scalfaro. Una intera classe dirigente spazzata via dalle inchieste per corruzione e in gran parte  incarcerata, con numerosi epiloghi culminati in suicidi eccellenti. 

Come non ricordare che solo 4 giorni prima della strage al PAC una Milano (e un'Italia ) incredula aveva appreso dell'incredibile e sospetto suicidio di uno dei suoi più grandi industriali, Raul Gardini ? Si sparó un colpo alla tempia la stessa mattina in cui avrebbe dovuto incontrare l'allora PM Antonio Di Pietro. Lui, che aveva intuito con 40 anni di anticipo la rivoluzione green nelle materie prime; lui che aveva trasformato un colosso italiano della chimica in un colosso mondiale della chimica; lui che aveva incantato il Mondo intero con le prodezze nautiche del suo Moro di Venezia che arrivò a contendere l'America's Cup agli imbattibili Neozelandesi, tenendo tutta Italia incollata alla TV; lui che aveva tentato di portare la chimica di Stato in Italia sui mercati mondiali fondendo Eni e Montedison ed uscendone distrutto, ebbene poteva avere così paura di essere interrogato da uccidersi? Enigmi è celebrazioni che ancora non hanno risposte definitive, ma che ci portano a ricordare ancora una volta quanto la storia del nostro Paese sia drammatica e complessa.

(La foto del professor Martelli è di Daniele Mascolo)

Sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano

Docente di archivistica all'Università degli studi di Milano 

 

Francesco Martelli


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