10 aprile 2022

Mi sento impotente come Cristo dall’alto della Croce

Questa settimana non ho proprio voglia di scrivere. Di fronte a tanto dolore occorrerebbe solo il  silenzio. Che non è una professione di indifferenza e tanto meno di connivenza, ma di impotenza!  Impotenza per i livelli di disumanità raggiunti! 

Da giorni ho la tentazione di cambiare canale, di immergermi in quei programmi fatui e spensierati che continuano ad imperversare su molti canali televisivi, nonostante l’orrore bussi quotidianamente ai confini dell’Europa, alle frontiere del mio Paese, alle porte della mia coscienza di uomo e di  cristiano. 

Sembrerà poco, ma quel canale con le immagini di corpi martoriati e vilipesi e di città straziate non  lo cambio, non posso cambiarlo, perché il popolo ucraino, così giovane, bello e vigoroso, non può  cambiare canale: è immerso quotidianamente in una realtà terribile, improvvisa, che gli ha stravolto  inesorabilmente la vita! 

Devo sapere, dobbiamo sapere! Dobbiamo sapere quanto crudele e sanguinario possa essere il cuore  dell’uomo, qualsiasi bandiera sventoli, qualsiasi inno nazionali intoni! Dobbiamo sapere cosa  possiamo diventare ogni qual volta neghiamo all’altro la sua dignità, il suo essere parte di questa  fraternità umana, la sua vocazione di figlio di Dio. 

Eppure mi sento impotente! 

Mi sento impotente di fronte alla mia freddezza e indifferenza. Mi accorgo della guerra solo quando  è a poco distanza da me, solo quando può esserci una minaccia per la mia incolumità personale,  solo quando i risvolti economici degli scontri possono avere un riverbero sul mio conto in banca e  sul mio stile di vita. Nel 2020, secondo il quotidiano Avvenire, si contavano 169 conflitti, il 70%  localizzati in Africa!  Oltre due miliardi di esseri umani, un quarto dell’umanità, vivono attualmente in aree colpite dalla “temperie bellica”. Più di 349 miliardi sono stati spesi dagli stati del mondo per  la difesa. Se quei soldi fossero stati impiegati in altro modo, oggi forse il mondo sarebbe un  giardino fiorito e non un campo di battaglia.  Mi sento impotente di fronte al male che sembra farla da padrone incontrastato in questa alba del  terzo Millennio. Come può l’uomo – dopo aver vissuto due guerre mondiali - pianificare la distruzione di intere città con il loro carico di vita, di affetti, di sacrifici, di memoria, di storia, di  arte, di bellezza? Come può uccidere a sangue freddo dei civili inermi, dopo averli torturati e legati  con le mani dietro la schiena, lasciandoli poi, per intere settimane, su freddi e sudici selciati, in balia delle intemperie e degli sciacalli, come fossero carcasse di animali? Come può l’uomo soffocare così facilmente la compassione? L’odio è una forza travolgente, è forte quasi quanto l’amore! Se lo lasciamo penetrare nel cuore, se gli permettiamo di prendere possesso della nostra coscienza, esso è capace di ottenebrare la ragione, di calpestare la pietà, di stordire l’innato senso di umanità! L’odio si nutre di rancore, di risentimento e la vendetta diventa l’unico modo per placare questo tiranno  spietato! Posso solo ringraziare Dio che mi tiene la mano sulla testa e che non permette che questa forza dirompente abbia il sopravvento su di me. Anche per questo devo sapere fino a che punto può arrivare l’uomo quando fa tacere la voce della propria coscienza, che, in ultima analisi, è la voce di Dio! 

Mi sento impotente di fronte a due nazioni sorelle, profondamente cristiane, che si combattono così crudelmente. Che disagio vedere certi uomini di Chiesa benedire le armi, trovare giustificazioni teologiche all’uccisione di anziani e bambini. Dio gioisce solo nel vedere i granai pieni e gli arsenali vuoti, le spade forgiate in vomeri e le lance trasformate in falci. Sarebbe salutare ricordare la fulgida figura del Sommo Pontefice Pio X, che alla vigilia del primo conflitto mondiale si rifiutò di benedire gli eserciti affermando che il Romano Pontefice può benedire solo la pace. Egli si offrì letteralmente per la pace: il suo cuore non resse nel vedere popoli cristiani combattersi tra di loro. Morì immolandosi per la concordia e la fraternità tra i popoli, perché tutto potesse rinnovarsi inCristo! Oggi penso al cuore straziato di Papa Francesco, alle sue parole profetiche, al suo carico di sofferenza.

Mi sento impotente di fronte a questo mondo, vacuo e smemorato, che persiste nel cancellare Dio dalla vita dell’uomo. Guardo con timore sempre più crescente la scienza che sgomita per prendere il posto del Creatore e che continua a progettare “mostri” attraverso la manipolazione del Dna, l’eugenetica, o che progetta armi sempre più “intelligenti” e dirompenti. Ma anche la politica che è sempre più dipendente dalla grande finanza e che alla diplomazia preferisce i rapporti di forza, gli arsenali nucleari, il mero conseguimento di interessi economici particolari. E poi la società in generale che, come dice papa Bergoglio, pare abbia sposato appieno la “teoria dello scarto”: dai bambini non nati a causa dell’aborto, agli anziani o disabili soppressi perché valutati solo un peso dalla società, ai poveri e migranti considerati un inutile costo per i già dissestati bilanci statali. 

Eliminare Dio dall’orizzonte sociale significa lasciare in balia delle ideologie imperanti l’uomo, soprattutto se fragile, debole, indifeso. Si è visto nel corso del “secolo breve”, il Novecento, quanto la statolatria atea abbia seminato morte, distruzione, disperazione! C’è un limite che Dio aveva posto nel giardino terrestre, un limite che permetteva all’uomo di non lasciarsi distruggere dal proprio delirio di onnipotenza e di autoaffermazione. Quel limite lo abbiamo purtroppo superato da parecchio tempo! 

Mi sento così impotente in questo inizio di Settimana Santa. Immagino che si senta così anche Cristo! Duemila anni la croce è confitta sul Golgota come segno di ammonimento e al tempo stesso di speranza. Di ammonimento circa la pretesa dell’uomo di “salvarsi da solo” ignorando il fratello che gli sta vicino, ma anche di speranza perché solo la compassione può rigenerare il cuore e il Creato. Solo piegandosi sulle ferite del fratello, l’uomo potrà sperimentare la guarigione. 

Cristo è davvero impotente di fronte alla nostra libertà, non può forzarci, non può costringerci, non può violentarci. Può solo proporsi. Perché questa è la logica debole, ma allo stesso dirompente dell’amore!

Claudio Rasoli


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