Se non si cammina verso il Signore, non è Avvento
Quanti followers avrebbe avuto Giovanni Battista se avesse aperto un profilo su qualche social? Me lo sono chiesto sentendo il racconto dell’evangelista Matteo in cui si dice che Gerusalemme e tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano escono verso Giovanni (v. 5). Il movimento di questa moltitudine attira la mia attenzione e mi fa pensare a cosa oggi spinga “la gente” a muoversi. Spesso sento persone che parlano del passato quando in oratorio andavano “tutti” i ragazzi, quando “tutti” andavano a Messa alla domenica, quando “tutti” davano una mano per organizzare gli eventi del paese a cui “tutti” partecipavano. Oggi diciamo che alla domenica “tutti” affollano i centri commerciali, “tutti” riempiono le strade nei giorni di bollino nero per le ferie, “tutti” festeggeranno il Natale con pranzi e cene secondo la tradizione. Penso che oggi come allora ci sia sempre un po’ di enfasi quando usiamo la parola “tutti”.
Se mi fermo alla lettera del racconto di Matteo, immagino Giovanni come fosse un cassiere del supermercato sotto le feste, con una fila interminabile di persone che vengono da lui battezzate uno via l’altro, ma non può essere stato così. Ogni persona andava da Giovanni per incontrarlo e non solo per farsi applicare un bollino di idoneità dopo l’immersione nel Giordano.
Matteo dicendoci che tutti vanno da Giovanni, vuole comunicarci una certa inquietudine che spinge il popolo di Israele ad andare verso quest’uomo che si presenta come il redivivo Elia, sia per come si veste sia perché mangia di quello che la natura gli offre. “Tutti” indica la qualità di chi si reca dal Battista: poveri e ricchi, devoti e peccatori, malati e sani. Tutti sentono che il Battista ha qualcosa da dire loro, “tutti” riconoscono in lui la risposta al loro bisogno interiore. Ed è questa inquietudine che mi affascina: escono verso Giovanni non per ascoltare una parola di consolazione, ma per lasciarci provocare ancora di più. Giovanni non è un profeta dalle parole dolci, eppure, anche se in modo rude, dice qualcosa di straordinariamente bello, come Gesù dirà quando sarà Lui a predicare: “Convertitevi perché il Regno dei cieli è vicino” (v. 2; cfr. Mt 4,17).
A mettere in movimento non è tanto la paura di un castigo, ma la vicinanza di Dio che si fa incontrare e propone agli uomini di andare verso di Lui. È l’offerta della presenza di Dio che richiama alla conversione, è la proposta di un incontro che spinge a percorrere la strada giusta per recarsi all’appuntamento.
Si fa quel che si crede, si fa quel che interessa. Tutti, oggi come in ogni tempo della storia portano il loro cuore dove si trova il tesoro che si desidera. Forse oggi il Battista, scendendo nei deserti del nostro mondo, potrebbe chiederci qual è il nostro desiderio, cosa vogliamo per la nostra vita, per la vita dei nostri figli, per il futuro del luogo in cui abitiamo; cosa desideriamo nel più profondo di noi stessi.
E ancora la sua parola si farebbe minacciosa, con queste domande. Perché con le parole ci si può sempre illudere, ma se si guardano le scelte, non ci si può ingannare. Ecco perché “in quei giorni” Giovanni minacciava coloro che da uomini di fede e di pietà da tutti riconosciuta, si presentavano per un battesimo solo rituale, non di verità, poiché fingevano la conversione in quanto si sentivano già a posto con Dio. A loro Giovanni ricordava che l’ira di Dio non è per gli altri, è per ciascuno che da Dio non si lascia interpellare. Dalle pietre Dio può far sorgere figli di Abramo, ma nulla può contro i cuori divenuti di pietra che invocano condanne per tutti e così si escludono dalla sua misericordia, di cui non meno degli altri hanno bisogno.
In questo mi sembra stia il messaggio dell’Avvento dietro le parole minacciose di Giovanni: un invito ad uscire dalle nostre zone di comodità religiose, mentali, culturali, abituali, per farci immergere in qualcosa di nuovo che Dio sta preparando per noi, anche per quanti non ne sentono la necessità. Avvento non è solo un tempo dell’anno, ma è uno stile di vita, lo stile di vita del cristiano consapevole che il Signore viene verso di noi e chiede di preparagli la strada dell’incontro.
Avvento è lasciarci sorprendere dai modi di agire con cui Dio si fa presente: inaspettati, inattesi, imprevedibili. Giovanni lo annuncia ricordando Elia: quando ci aspettiamo di trovare Dio nel fuoco, nel terremoto, nel vento, Egli non è là, perché sceglie altri modi (cfr. 1Re 18,11-12). Anche oggi siamo chiamati a mettere a fuoco quali possano essere i modi in cui Dio si fa presente nel nostro tempo, per questo mondo.
Forse oggi non “tutti” andranno incontro al Signore, eppure Egli continua a venire “per tutti”. Molti in questo fine settimana lungo, non penseranno a Lui, più presi da mille altre cose, orientati ai tesori che si sono scelti. Egli però attraverso le parole del Battista che risuonano in ogni chiesa e otre le chiese, ripete il suo impegno per noi: «il Regno è vicino, è a portata di mano»; «se lo vuoi, se sei pronto, Io ci sono»; «vieni verso di Me, non importa dove sei, importa che tu scelga di camminare verso di Me, fosse anche lunghissima la strada, un passo nella direzione giusta ti avvicina alla meta».
Solo l’immobilismo del cuore impedisce a Dio di fare qualsiasi cosa. Il regno è sempre vicino, sempre offerto a tutti e mai possesso esclusivo di qualcuno. È sempre vicino a ciascuno di noi se camminiamo verso il Signore, è infinitamente lontano, pur essendoci accanto, se restiamo fermi.
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