Risse in strada: se si allarga il degrado e si dimenticano le necessità dei cittadini...
Si racconta che, nella Londra degli anni ‘70, ad alcuni gruppi di turisti veniva proposto di assistere in diretta, dietro lauto pagamento, ad una rissa da strada; per soddisfare anche i palati più raffinati in materia di folklore locale le gang della metropoli si organizzavano dandosele di santa ragione per poi spartirsi gli incassi ma offrendo “emozioni” a non finire a persone armate di macchina fotografica. Vanno pure bene Piccadilly Circus e il Big Ben ma vuoi mettere i brividi lungo la schiena di una rissa da strada invece di un noiosissimo tour al British Museum?
Lasciando la perfida Albione al di là dello stretto della Manica ieri sera in via Dante e qualche giorno fa nel quartiere Villetta non vi erano turisti da soddisfare, almeno ad occhio e croce, in compenso non sono mancate le risse da strada, attività svolta in maniera gratuita in barba alla libera concorrenza della Londra di cinquanta anni fa. Anche a Cremona, se si continua di questo passo, andrebbero regolarizzate attività di questo genere, la crescente capillarità di fenomeni da strada andrebbe normata e sottoposta a regolare tassazione locale, altrimenti ci si ritrova a leggere sulla cronaca di eventi organizzati senza la partecipazione di turisti, scenario drammatico da affrontare dato che le “percezioni turistiche” sono sempre in fase di miglioramento. E’ palese che il punto fondamentale per la gestione di attività di questo tipo sono i lucchetti degli arredi urbani i quali, additati come i veri responsabili di queste esplosioni di violenza insieme alle simpatiche catenelle, si ostinano a non chiarire che intenzioni hanno per il futuro. Piuttosto di dialogare con eventuali riottosi preferiscono farsi multare, pur di non incrinare la visione di una città che guarda al futuro tra rotonde non troppo tonde e sottopassi proiettati verso nuovi orizzonti. Quali siano gli orizzonti è tutto da capire, ci fidiamo e aspettiamo i grandi progetti lanciati nell’etere a suon di grancassa e ottoni.
Abituarsi al peggio, lo si è già ripetuto, è una brutta abitudine ma resta il fatto che, secondo i parametri delle città moderne e “proiettate al futuro”, anche Cremona rischia di scivolare silenziosamente tra una gestione del territorio e del commercio locale decisamente da rivedere se non già parzialemente compromesso. Il resto arriverà come naturale conseguenza, su questo si può ragionare per metterci una pezza ma, di solito, funziona sempre nello stesso modo; quello di dover condividere il rischio di ritrovarsi in una quotidianità che si allontana sempre di più dai “grandi orizzonti” lasciando spazio ad una, sempre più marcata, perdita di piacere di una città da vivere. I sintomi di un radicale cambiamento di abitudini sembrano sfuggire alle statistiche, ovviamente le consuetudini si modificano con il passare degli anni ma non si può pensare che, in buona parte del tessuto urbano, convenga cambiare tragitto o munirsi di accompagnatori per evitare di trovarsi invischiati in questioni che di turistico hanno poco o niente. Non è pensabile dover fare i conti con un degrado del tessuto urbano che sembra allargarsi sempre più lasciando indietro le necessità dei cittadini, pensare di soddisfare in pieno turisti con tre angoli lustrati come vetri non racconta nulla di un città anzi, la mortifica ancora di più perché il vero profilo della stessa è pochi metri più avanti.
L’impressione è quella di una sorta di “mal comune mezzo gaudio ma a Cremona avremo il city manager che risolve tutto” da far diffondere come risposta verso coloro che si lamentano; personalmente, ed egoisticamente parlando, mi frega poco o niente se a Kuala Lumpur, Rapid City o altre parti del mondo le cose funzionano in questo modo, la capacità di gestione di problemi urbani deve essere rivolta alla città, perché quella è l’investimento su cui puntano i cittadini.
Nel delirio di una città che si ritrova a fare i conti con le multe per i lucchetti e le risse da strada diventa necessario tornare a vedere le necessità delle persone come il punto di partenza degli ipotetici grandi progetti; sono di certo piccoli passi ma trovarsi con i cittadini che vivono con crescente distacco la quotidianità che li circonda non apre la vista, di certo, a grandi orizzonti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti