28 febbraio 2025

Parla il muro di viale Po: aiuto!

"Mi piace prendere il primo sole del mattino, in questo dolce fine inverno si annuncia la primavera e non c'è di meglio. 

A volte mi annoio un poco ma, sapete, sono tanti anni che vedo in silenzio lo stesso panorama. E allora mi diverto a ripercorrere la mia infanzia quando ero ancora un'argilla brutta e informe, poi mi ricordo la lunga essicazione in quella stretta e rigida cassaforma, il calore del forno della fornace Frazzi (proprio qui dietro) con la legna che arde lentamente e, infine, la posa da esperte mani con tutta la cura necessaria assieme ai miei fratelli, i mattoni. Che bei tempi! Sono stufo di tenermi tutto dentro, la mia vita ultimamente si fa sempre più dura. Per tanti anni noi mattoni venivamo curati con assiduità. C'erano contratti per la manutenzione. A un certo punto però è successo qualcosa, le autorità locali hanno cominciato a comportarsi in modo strano, non curavano più la manutenzione e preferivano demolire, distruggere senza pietà: la chiamavano modernità, e guai a chi era contrario, il poveretto veniva tacciato di arretratezza e di essere un vero reazionario! Così noi muri siamo stati dimenticati, siamo finiti nella discarica dell'indifferenza, è il metodo dell'usa e getta incentivato colpevolmente dalla miriade di bonus. C'è un problema di conservazione, ci sono troppe erbacce, si vuole sgomberare?  Bene, si butti via tutto e si demolisca senza pietà. Non fa niente se gli abitanti protestano, le autorità locali vogliono a tutti i costi migliorare, modificare, trasformare e sono indifferenti alle esigenze di chi vive nel posto. Forse non conoscono il vecchio principio della presunzione d'inefficacia (ogni intervento è inutile o dannoso fino a prova contraria e l’onere della prova spetta a chi lo propone. È un po’c ome la presunzione d’innocenza in campo giuridico) e il primato del non fare (la medicina ci insegna “primo non nuocere”, astenendosi contro l'ossessione interventista che ha molti motivi per spingere a fare sempre di più. La prudenza invece non ha altri avvocati che l’interesse dei cittadini). 

L'atteggiamento più cauto e anche il più corretto è il seguente: meno è meglio.

In realtà, noi muri di cinta siamo ben voluti, creiamo un limite, una quinta, una protezione, siamo supporto alla vegetazione, produciamo una deliziosa ombra a chi passeggia sul viale, la nostra posizione a meridione della strada permette bellissimi scorci verso la piantumazione del parco e s’ intravede anche la bella ciminiera della fornace, insomma, siamo una presenza importante. 

Tuttavia il fallimento dell’urbanistica locale è proprio questo: non capire la reciprocità tra luoghi e persone. Contrariamente a quanto praticato dai nostri amministratori fino ad oggi, gli abitanti contano, eccome e il loro coinvolgimento è fondamentale ed indispensabile. 

Datemi retta: la bellezza della nostra città è un’impresa condivisa, ordinaria e discreta (anche timida) più che un’impresa eroica e prepotente.”

Architetto

Marco Ermentini


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commenti


Anna Lucia Maramotti Politi

28 febbraio 2025 19:52

Carissimo Muro,
noi cittadini non solo ti vogliamo bene perchè hai sempre adempiuto ai tuoi compiti (bene li ha descritti Marco e chi in questo periodo ha parlato di te), ma anche perchè ci hai insegnato una virtù difficilmente praticabile: l'umiltà.
L'humus, l'argilla, ti ha conferito consistenza, chi ti ha realizzato ti ha donato la foggia che ti distingue e ben ti caratterizza.
Ci hai servito e quel che più è importante hai tutte le potenzialità per continuare a farlo.
Si dice che uno abbia la "testa di coccio" quando non comprende e soprattutto insiste a non voler comprendere. Ebbene, la tua testa di coccio ha ben compreso e ben comprende che i cremonesi ti riconoscono grandi meriti. Una testa di coccio ragiona e ben ragiona, ahimè le teste vuote hanno come referente la solo volontà di potenza.
Allora, dalla carezza dell'architetto Ermentini lasciati cullare. E' palese che un gesto di mera violenza nei tuoi confronti è segno di totale incapacità a rappresentare le istanze dei cittadini. Anch'io ti accarezzo o ti auguro un restauro timido, sostenibile e conservativo.
Con affetto, Anna

Stefano

28 febbraio 2025 20:21

Bravissimo veramente. Quell immedesimarsi nei muri che hanno vissuto una storia e chiedono solo rispetto. La cd modernità interventista altro non è che una smania ossessiva di dominare e al tempo stesso apparire, pensando di lasciare un segno ai posteri, un nome ad una piazza. Quando sarebbe meglio fermarsi e umilmente riflettere.

Piero

28 febbraio 2025 20:25

Un intervento condivisibile e garbato, oggi sempre più raro. A me ha fatto ricordare il nostro ospedale, praticamente senza manutenzione per lunghissimi anni e ora pronto ad essere abbattuto per farci lo stesso ospedale. Certo, ci saranno dei giardinetti anche lì e allora dovremmo discutere se farci un muretto tutto attorno oppure no. Il fatto di gettare al vento centinaia di milioni non interessa a nessuno e quindi apriamo in anticipo la discussione sul muretto sì o sul muretto no.

Anna L. Maramootti Politi

1 marzo 2025 16:26

Mi sembra molto opportuno ricordare la questione dell'ospedale . Si tratta sempre dello stesso.atteggiamento superficiale e privo di qualsiasi conoscenza e cultura

Maria

28 febbraio 2025 20:45

Il.muro deve rimanere non va toccato se non restaurato e accarezzato

Giovanni

3 marzo 2025 20:01

Ma è mai possibile che nessun architetto o esperto in materia urbanistica non conosca o non voglia pronunciare la parola VINCOLO? C'è il vincolo ambientale, c'è quello storico-artistico, c'è quello paesaggistico. Bene, se volete fare qualcosa di concreto e non solo filosofeggiare attivatevi in tal senso.