Pasqua, mettere in moto la vita
Il breve racconto tratto dal Vangelo secondo Giovanni che si legge il mattino di Pasqua, non ci presenta l’annuncio esplicito della risurrezione di Gesù, se non nella parte finale dove si dice che Gesù doveva risorgere dai morti. Giovanni con le sue parole ci accompagna così che anche noi possiamo vedere quel che Maria, Pietro e il discepolo che Gesù amava hanno visto: la pietra tolta dall’ingresso del sepolcro, i teli posati all’interno e il sudario che era stato posto sul capo di Gesù. Non ci sono prove empiriche della risurrezione, nessuno può dire “te lo dimostro”. Ci sono dei segni che parlano eloquentemente se li vogliamo lasciar parlare. Per questo il discepolo che Gesù amava, anche se non aveva ancora compreso la Scrittura, riesce a credere a partire dal suo vedere. Riesce a credere lasciandosi interpellare dai segni che in quel giorno unico e straordinario gli sono stati offerti. Poi il Signore risorto apparirà: a Maria di Magdala e alle donne, ai due sulla via di Emmaus, a Simon Pietro, ai discepoli nel cenacolo come troviamo nei diversi racconti delle apparizioni che ci offrono gli evangelisti.
Nel brano che si legge la mattina di Pasqua ci sono solo segni fragili e fraintendibili, come fa inizialmente Maria: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro”, interpretazione legittima, ma che trova facile smentita.
Oggi anche ciascuno di noi è richiamato a mettersi davanti ai segni della risurrezione, a guardarli e a chiedersi come li vuole interpretare, cosa vi legge.
E accanto a quei segni ce ne sono altri che non meno ci interpellano. La risurrezione di Gesù è il centro di gravità attorno al quale tutta la vita cristiana si muove: il fatto della risurrezione, anche se non ancora compreso, mette in veloce movimento Maria, i primi due discepoli e poi via via tutti gli apostoli. Così in qualche modo anche il “movimento” di chi crede è indirettamente un segno della risurrezione: se qualcosa si muove da qualcosa deve essere mossa.
La vita dei santi è quel movimento, è quel segno. Il santo nella sua vita non è solo colui che “fa” qualcosa di straordinario, ma è colui che incontra Qualcuno che è straordinario e che diventa il motore della sua esistenza. È facile parlare del santo come di un esaltato, del credente come di un illuso, del convertito come di un fondamentalista. Eppure anche coloro che noi definiamo geni, inventori, scopritori, videro qualcosa che ai più inizialmente appariva insensato, così che spesso solo molto tempo dopo essere stati derisi è stata data loro ragione. Il confine tra pazzia e genialità è spesso sottile, eppure è chiara la differenza.
A muovere santi e credenti è la passione per Colui che è stato incontrato, è l’energia dello Spirito che viene dal Risorto. È l’incontro con il Risorto che comunica il coraggio della carità a Madre Teresa, la forza di dire parole forti e scomode a Giovanni Paolo II (prima e dopo la sua elezione), la serenità di fronte alla malattia al giovane Carlo Acutis, e si potrebbe andare molto oltre, in una litania lunga e ricchissima di nomi e di virtù.
C’è un che di follia nella vita dei santi, ma altro non è che la follia che nasce da un incontro che accende il cuore.
È sempre commovente il passaggio della Divina Commedia in cui Dante parla di Bernardo di Quintavalle che corre per seguire san Francesco e pur correndo gli sembra di essere lento, perché troppo alta gli appare la vetta e fortissimo è il suo desiderio di raggiungere quella cima (cfr. Commedia – Paradiso, XI, 79-81).
Oggi la Chiesa, con la stessa delicatezza di chi si trova in un mattino di primavera in cui tutto è voglia di novità, mentre è ancora buio ma già intravede le luci del giorno nuovo, dopo che ha trascorso ore di pianto che gli hanno consumato gli occhi e il cuore, ci invita a dichiarare che Cristo è risorto dai morti, ci mostra coloro per i quali questo annuncio è diventato certezza. E ci dice che quando ciò accade tutto quanto è attorno a noi assume una forma nuova, perché illuminato da una luce più forte di quella del sole; il mondo trova un senso diverso, perché dato da qualcosa di più profondo di quel che semplicemente appare; la vita riceve un'altra possibilità perché sa di essere aperta ad un futuro che è oltre il tempo breve della nostra esistenza terrena.
L’evangelista Giovanni con il suo racconto e la Chiesa che oggi lo proclama in tutte le assemblee che si riuniscono ci dicono: vieni anche tu a vedere, poi scegli cosa credere e pensare.
In occasione della Pasqua giungano a tutti i miei auguri più sinceri e mi permetto di ringraziare chi, anche con idee e letture diverse da quelle che ho proposto, mi ha offerto spunti per pensare e ripensare la Parola e il modo di metterla in pratica nella vita.
Nella foto Resurrezione di Bernardino Gatti, in basso a sinistra nella Controfacciata della Cattedrale di Cremona
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