19 luglio 2021

Prove Invalsi, la scuola è un disastro. Non basta investire sugli arredi e strumenti tecnologici

A seguito della pubblicazione dei risultati delle prove INVALSI 2021, il Corriere della Sera ha proposto un titolo eloquente: “La Caporetto degli apprendimenti”. Dall’analisi dei dati emerge, su base nazionale, che eccezion fatta per la scuola primaria, i dati relativi alla scuola media e superiore decretano un “disastro” generale. Due alunni su cinque si iscriveranno alle scuole superiori con competenze da quinta elementare e un alunno su due di coloro che hanno appena conseguito la Maturità si iscriveranno a Corsi universitari con competenze da terza media. Complice, forse, anche la DAD ma i dati INVALSI sono netti: c’è stato un crollo degli apprendimenti.

Le prove INVALSI 2021 hanno coinvolto oltre 1.100.000 allievi della scuola primaria (classe II e classe V), circa 530.000 studenti della scuola secondaria di primo grado (classe III) e circa 475.000 studenti dell’ultima classe della scuola secondaria di secondo grado.

Nella scuola primaria il quadro risulta abbastanza stabile con dati molto simili in tutte le regioni del Paese e senza particolari differenze sotto il profilo statistico.

I risultati medi di Italiano al termine della II primaria e della V primaria sono molto buoni con incrementi nei livelli più alti di risultato (livelli 4-5-6). Per Matematica, invece, si osserva un leggero calo del risultato medio complessivo rispetto al 2019 e una piccola riduzione del numero degli allievi che raggiungono risultati buoni o molto buoni (livelli 4-5-6).

Buoni i risultati d’Inglese degli allievi della scuola primaria italiana. Il 92% degli allievi della V primaria raggiunge il prescritto livello A1 del QCER nella prova di lettura (reading) e l’82% di allievi il prescritto livello A1 del QCER nella prova di ascolto (listening). Al Nord e al Centro gli allievi che raggiungono il livello A1 di reading sono circa il 90%, mentre al Sud circa l’85%. Per il listening, invece, gli allievi che si collocano al livello A1 sono circa l’87% al Nord e al Centro, mentre circa il 77% al Sud.

Quadro decisamente diverso è quello della scuola secondaria di primo grado (ex scuola media). La prova CBT (computer based testing) per la classe III ha consentito di fornire gli esiti mediante livelli crescenti di risultato (da 1 a 5 per l’Italiano e la Matematica e da pre-A1 ad A2 per l’Inglese).

Rispetto al 2019 i risultati del 2021 di Italiano e Matematica sono più bassi, mentre quelli di Inglese (sia listening sia reading) sono stabili.

A livello nazionale gli studenti che non hanno raggiunto risultati adeguati, ossia non in linea con quanto stabilito dalle Indicazioni nazionali sono stati:
- il 39% in Italiano (+5 punti percentuali rispetto sia al 2018 sia al 2019);

- il 45% in Matematica (+5 punti percentuali rispetto al 2018 e +6 punti percentuali rispetto al 2019);

- il 24% in Inglese-reading  (-2 punti percentuali rispetto al 2018 e +2 punti percentuali rispetto al 2019);

- il 41% in  Inglese-listening (-3 punti percentuali rispetto al 2018 e +1 punto percentuale rispetto al 2019).

In tutte le materie le perdite maggiori di apprendimento si registrano tra gli allievi che provengono da contesti socio-economico-culturali più sfavorevoli. Inoltre, tra questi ultimi diminuisce di più la quota di studenti con risultati più elevati. Si riduce quindi l’effetto perequativo della scuola sugli studenti che ottengono risultati buoni o molto buoni, nonostante provengano da un ambiente non favorevole con divari territoriali significativi. Emergono forti evidenze di disuguaglianza educativa sia in termini di diversa capacità della scuola di attenuare l’effetto delle differenze socio-economico-culturali sia in termini di differenze tra scuole e, soprattutto, tra classi.

Nella scuola secondaria di secondo grado (ex superiori) le prove sono state costruite per fornire risultati su una scala unica per Italiano, Matematica e Inglese in funzione dei traguardi previsti dalle Indicazioni nazionali/Linee guida al termine del secondo ciclo di istruzione. Indipendentemente dal percorso di studi frequentato, le prove sono state costruite in modo tale da fornire a ciascun allievo la possibilità di raggiungere i risultati più alti.

Rispetto al 2019 i risultati del 2021 di Italiano e Matematica sono più bassi, mentre quelli di Inglese (sia listening sia reading) sono stabili.

A livello nazionale gli studenti che non raggiungono risultati adeguati, ossia non in linea con quanto stabilito dalle Indicazioni nazionali sono stati:

- il 44% in Italiano (+9 punti percentuali rispetto al 2019);

- il 51% in Matematica (+9 punti percentuali rispetto al 2019);

- il 51% in Inglese-reading (+3 punti percentuali rispetto al 2019);

- il 63% in Inglese-listening (+2 punti percentuali rispetto al 2019).

Rispetto al 2019 si riscontra un calo di circa 10 punti in Italiano e in Matematica a livello nazionale, con forti differenze tra le regioni e tra gli allievi che provengono da contesti socioeconomico-culturali più sfavorevoli.

Il quadro generale che emerge dagli esiti delle prove INVALSI 2021 è a dir poco sconcertante e testimonia che, buoni propositi a parte, l’istruzione e la formazione non sono rientrate né vogliono essere considerate davvero al primo posto nell’agenda pubblica.

Contrattualizzare i docenti precari da settembre a giugno comporta effettivamente un risparmio per le casse pubbliche. Ma nessuno ha mai voluto contabilizzare i danni collaterali che la discontinuità didattica produce. E nessuno ha mai voluto rendicontare quanto i maturati e i laureati poco preparati possano incidere sulla produttività delle imprese. E, infine, nessuno sa spiegare come, in Lombardia, su 5.137 docenti iscritti al concorso Stem-2021, chiamato a risolvere una carenza storica di organico, solo 1 su 4 dei docenti abbia superato le prove scritte… (classe A20 Fisica meno del 10% ha superato la prova scritta; classe A26 Matematica meno del 16%; classe A28 Matematica e Scienze su 3.346 concorrenti ne sono stati bocciati 2.439). I candidati al concorso Stem-2021 sono tutti docenti laureati nella materia richiesta dal concorso e, con buona approssimazione, continueranno a svolgere la loro funzione docente nelle scuole come docenti precari. Se non fossero in grado di insegnare come docenti in ruolo, non si capisce il motivo per il quale dovrebbero continuare a farlo come docenti precari e, viceversa, se da anni insegnano come docenti precari non si comprende perché non possano continuare a farlo in modo “stabilizzato” fornendo continuità didattica.

Allargando il quadro di riflessione, forse, si potranno pensare a fruttuosi investimenti del Recovery Plan, tanti fondi stanziati anche per l’istruzione, che si spera non finiscano solo nell’acquisto di arredi e strumenti tecnologici che, tutt’al più sono da considerarsi “strumenti” e non “fini” dell’educazione scolastica

Fabio Perrone


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commenti


Michele de Crecchio

28 luglio 2021 21:13

In buona sostanza: meno banchi a rotelle e più biblioteche scolastiche, meno inutili riunioni tra insegnanti e più tempo trascorso dagli stessi in classe, meno ridicole "esperienze lavorative" fuori della scuola e più lezioni in classe, classi con numero ridotto di allievi e meno voti alti elargiti con leggerezza., uso degli strumenti informatici per verifiche più frequenti senza però ridurre le risposte degli allievi a semplici crocette, ma cercando di valorizzarne la compiutezza ed eleganza espositiva, garantire anche agli insegnanti (e non solo agli allievi) assistenza psicologica, scegliere i presidi in base alle loro capacità didattiche e non in base alla preparazione burocratica, evitare che le scuole siano costrette a ricorrere a mezzucci pubblicitari e lassismo didattico per procurarsi allievi, ripristinare l'antica tradizione di comporre le commissioni d'esame con insegnanti provenienti da altre sedi per favorire lo scambio di esperienze. Sbaglio?