27 giugno 2021

Quando c'è la salute...

Quando c’è la salute c’è tutto! Quante volte abbiamo chiuso una conversazione con questa inappellabile sentenza! Più che mai vera in questi mesi nei quali abbiamo fatto i conti con la nostra fragilità, la morte di tante persone conosciute, le varianti che spuntano all’improvviso e che non ci permettono di tirare il fiato.

Il nostro corpo, così magnifico e così fragile, è un dono di Dio e il cristiano deve conservarlo meglio che può: una dieta equilibrata, un ritmo di vita regolare, il giusto spazio dedicato al riposo e al sonno, la capacità di calibrare gli impegni per non finire vittime dello stress… sono cose buone, che non solo fanno bene alle nostre membra, ma anche al nostro spirito. Non dimentichiamo, infatti, che siamo fatti di carne e di spirito, siamo un amalgama di queste due dimensioni così lontane eppure così comunicanti: è difficile che un corpo troppo trascurato possa essere di beneficio alla vita spirituale e viceversa. Tutto questo ce lo insegna l’antica sapienza monacale con quel “Ora et labora” che conduce ad un sereno equilibrio tra corpo e spirito, tra vita materiale e pensieri celesti.

Posto il profondo rispetto del corpo, come dono di Dio, c’è però da ricordare che il cristiano deve preoccuparsi anche di un’altra dimensione ancora più importante: la salute del cuore.

Perché se è fondamentale mantenersi sani fisicamente – come si può esercitare la carità verso l’altro se non la si esercita prima con sé stessi? – è ancora più necessario preservare la salute dell’anima da quella malattia così subdola eppure così pervasiva che è il peccato! 

Quanto tempo, quante energie, quanti soldi spendiamo in esami clinici (radiografie, tac, elettrocardiogrammi) … Lo stesso impegno lo mettiamo per la nostra anima? C’è un esame che continuamente propongo alla mia gente, che è facilissimo da fare e che permette di sondare la propria interiorità: l’esame di coscienza! 

L’esame di coscienza – da fare tutte le sere prima di addormentarsi – permette di capire quello che accade dentro se stessi: ognuno di noi è un campo di battaglia dove il male cerca sempre di soverchiare il bene, dove l’egoismo tenta di calpestare l’apertura all’altro, dove l’odio mira a soffocare l’amore. Abbiamo bisogno di conoscere chi siamo, cosa desideriamo veramente, quali strade stiamo percorrendo. Se non conosciamo neanche il male che alberga in noi, come potremo combatterlo, come potremo convertirci?

Il primo passo per vincere è quello di dare un nome preciso ai peccati che commettiamo: il pressapochismo, l’astrazione, la vaghezza nella vita spirituale sono molto pericolosi e non conducono mai ad un vero cambiamento. Ecco perché la Chiesa ci chiede di essere precisi quando andiamo a confessarci dal sacerdote, senza, però, cadere nell’eccessivo scrupolo:

Dopo averlo risanato Gesù ammonisce il paralitico: “Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio!”. Il peggio che gli può capitare non è tornare paralitico, ma vivere con il cuore chiuso all’azione di Dio e all’amore dei fratelli. Il peggio è scegliere l’inferno già qui su questa vita, perché quando ci si abbandona al peccato, Dio e il prossimo diventano dei nemici e l’unico compagno che resta è la solitudine. E non c’è peggior inferno che la solitudine!

Allora invece di dire “Quando c’è la salute c’è tutto” dovremmo esclamare senza tentennamenti “Quando c’è la salvezza c’è tutto”. 

Claudio Rasoli


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