Quel fragilissimo "sistema Cremona"
Venerdì alcune decine di agricoltori, sostenuti da un manipolo di politici e pubblici amministratori, tra i quali l’assessore regionale Fabio Rolfi, hanno presidiato il piazzale davanti a CremonaFiere per protestare contro il prezzo del latte. Troppo basso. Non mancavano i trattori. Pochi.
Ieri il quotidiano cartaceo locale ha aperto la prima pagina sull’avvenimento con un titolo a caratteri cubitali.
«Tutti uniti per il latte».
Il servizio è corredato con una galleria di figurine Panini con i volti di vip, vippetti o pseudo tali presenti all’appuntamento, o intervistati. Ritenuti molto conosciuti dai lettori sono stati esonerati dalla didascalia di identificazione, ma per qualcuno di loro era necessaria. Niente di grave, capita a tutti di peccare di ottimismo o di valutare in maniera eccessiva la notorietà di alcune persone. I nomi compaiono nelle foto a cornice degli articoli interni e anche i Carneade hanno assunto un’identità.
Il sommario chiosa «E il sistema fa quadrato».
Seguono quattro pagine per celebrare «Cremona capitale della protesta».
Non un bruscolino. Ma non si deve dimenticare che il ruolo di caput mundi per il capoluogo provinciale è inflazionato.
Un accenno di peto un filo fuori dalla normalità è sufficiente per affibbiargli il blasone di capitale della scoreggina di turno.
Tutti significa tutti, ma tra i partecipanti al sit-in mancavano gli iscritti alla più importante associazione agricola nazionale e i manifestanti non erano una folla oceanica. Almeno così riferiscono alcuni testimoni e lo confermano le immagini dei video postati sul sito online dello stesso quotidiano citato.
«Si è persa un’occasione. Ben altro impatto avrebbe avuto una manifestazione unitaria, eventualmente organizzata a livello regionale, a Cremona» (vittorianozanolli.it, 11 febbraio).
Se tra i convenuti nel piazzale di CremonaFiere si escludono i dipendenti dell’organizzazione promotrice del raduno, i giornalisti, i politici, i pubblici amministratori e gli habitué di ogni manifestazione indetta da una qualsiasi associazione, purché riconosciuta dall’establishment e ad esso organica, allora il tutto è un tuttino. Poca cosa.
Per rimanere in ambito scatologico, è una pisciatina che la grancassa mediatica non ha trasformato in un mare. Neppure in un laghetto di montagna. Forse in una pozzanghera paragonabile, per numero di partecipanti, al flash smog contro l’inquinamento dell’aria cittadina della settimana scorsa.
Estraneo alle corde della nomenklatura cittadina e del territorio, snobbato dalle star politico-amministrative locali e dagli abbonati alle manifestazioni con certificato doc, l’appuntamento aveva ottenuto un risultato non disprezzabile in rapporto alle risorse disponibili. I proponenti non disponevano di un proprio giornale e neanche di una fanzine e in termini di potere, lo zero calzava a pennello.
Non c’è nulla di anomalo o di scandaloso nelle scelte editoriali del quotidiano citato. La testata appartiene all’associazione agricola motore dell’iniziativa e, da che mondo è mondo, la proprietà detta la linea. Il padrone, tutti i padroni, anche i più democratici, per postulato e arroganza hanno sempre ragione e adeguarsi alle loro legittime richieste è un quasi-dovere, anche se non sempre è giusto.
Ora nessuno meglio degli agricoltori sa che il cavallo si attacca dove il padrone vuole, prerogativa che può essere esercitata con maggior o minore equilibrio e con il rischio di scegliere il luogo sbagliato. Pertanto nessuna critica al quotidiano. È andato dove lo ha portato il cuore e il cavallante.
E’ da presuntuosi ergersi a giudici e, comunque, non è questa la sede per applaudire o fischiare il servizio giornalistico in questione.
È più utile e costruttivo porre alcune domande relative alle questioni emerse dalla vicenda e dalla lettura del quotidiano degli agricoltori.
Esiste un sistema Cremona? Sì.
Esiste un sistema Cremona efficiente ed efficace? No.
È scoordinato e nient’affatto efficiente ed efficace. È sgarrupato e con le pezze sul culo.
Se si estende il concetto a Cremona sistema provinciale, si passa nel campo delle pie intenzioni. In quello dei miraggi e della fata Morgana. Nella palude dell’inconcludente e del velleitario.
Cremonese, Cremasco e Casalasco sono tre realtà diverse per storia, cultura e tradizioni e poco propense a comunicare tra loro. Credere di omogeneizzarle con uno studio, in parte già superato, è una chimera. È la formula di Alì Babà. Apriti sesamo e si spalanca l’ingresso della caverna con il tesoro. Sindaci, sostenete il Masterplan 3c e la provincia decolla.
La manifestazione di venerdì con l’imprimatur di una sola associazione agricola, la melina dei partiti per l’assegnazione delle deleghe in amministrazione provinciale, l’incapacità di mantenere la Mostra Nazionale della Frisona nell’ambito della Fiera di Cremona, la cessione di Linea Gestioni ad a2a, con il passaggio da padroni a maggiordomi, bastano e avanzano per affermare che il sistema Cremona è pieno di acciacchi e non può evitare un pit-stop in officina per un tagliando. L’alternativa è il collasso.
Nel territorio, da Casalmaggiore a Rivolta d’Adda, esistono eccellenze industriali, culturali e libero professionali che tamponano le criticità, ma non tali, se scollegate, da costruire una squadra vincente.
Per un sistema provinciale efficiente ed efficace servono coesione, fiducia, interconnessione tra i soggetti coinvolti, volontà, abnegazione, altruismo. Lungimiranza.
«In questa squadra massacriamo di fatica noi stessi, e tutti quelli intorno a noi, per un centimetro. Ci difendiamo con le unghie e coi denti, per un centimetro. Perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri, il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta» (Toni D’Amato, coach dei Miami Sharks. in ogni Maledetta domenica).
Da noi accade l’inverso: ognuno per sé e todos caballeros.
La politica, che dovrebbe funzionare da catalizzatore per la realizzazione del sistema è incapace a svolgere il compito. È inerme, spaesata, autoreferenziale. Poco autorevole, è insignificante.
Abbiamo Massimiliano Salini, parlamentare europeo, che vive nello spazio intergalattico. I suoi colleghi locali, che frequentano Roma, sono bosoni, particelle di Dio con tutto ciò che ne consegue.
Fa eccezione Luciano Pizzetti, ma, appunto, è un’eccezione.
Più presenti i consiglieri regionali Matteo Piloni e Marco Degli Angeli. Molto meno Federico Lena, che si ispira al Vangelo: «Ancora un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». E se il modello di riferimento è più che positivo, i risultati non sono altrettanto brillanti.
Per gli amministratori locali l’Area Omogena cremasca è un esempio da non imitare.
La serie horror del recesso di otto sindaci da Scrp è la Bibbia dell’incomunicabilità e della mancanza di dialogo.
Le segreterie di partito si muovono cautamente ed a riferirlo è stato il capo del Pd cremonese.
L’Urlo di Munch sintetizza la situazione.
Ma i contestatori del prezzo del latte posso dormire tranquilli. La dichiarazione del sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, megafono in mano, al cospetto degli allevatori sul piede di guerra non lascia spazio a dubbi sulla granitica solidarietà dei suoi concittadini ai contestatori: «Tutta la città è con voi e vi supporta con la consapevolezza che il vostro lavoro è fondamentale per tutto il paese» (La Provincia, 12 febbraio).
Ma Galimberti è sicuro che tutta Cremona sia con gli agricoltori? Perché no? Supportare con la consapevolezza chi è incazzato non è un sforzo titanico. E non costa nulla.
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commenti
A.L.Z.
13 febbraio 2022 13:35
I tuoi articoli mettono sempre in evidenza le criticità territoriali.
"Cremona capitale della protesta" sembra stia diventando una nostra eccellenza.
E che la specialità del "sistema provincia Cremona" sia quella di correre a chiudere le stalle quando i buoi sono già usciti.
...quante occasioni perse...una volta i rappresentanti politici sapevano fare sintesi delle nostre esigenze e programmare piani lungimiranti (non c'erano i social e si parlavano faccia a faccia)...ora invece sembra che sia più importante curare i propri profili social ...ed intanto il territorio si sfalda e si sprecano energie per mettere delle "toppe"