Quel piccolo mondo che guarda a Sveva passando per Casalbuttano
Leonida Bissolati non era una tennista; non saprei se il politico cremonese si dilettasse nel tempo libero tra volèe, rovescio o servizio a fil di linea ma, di certo, Bissolati non era una tennista nel senso professionale o umano del termine. Le Termopili, almeno quelle di qualche millennio fa, non erano in provincia di Cremona, erano un po' più a sud-est e il Leonida di allora non era neanche lui una tennista, diciamo che fece qualcosa d'altro che lo rese famoso, oggi più grazie ad Hollywood che neanche ai libri. Giovanni Baldesio non era un canottiere o un canoista, magari attraversava il Po con qualche barca ma, di certo, è difficile annoverarlo tra i precursori della incredibile tradizione sportiva cremonese legata alle pagaie o ai remi. Al limite, se proprio volessimo dare un profilo sportivo a Baldesio, potremmo vederlo come un atleta nel getto del peso ma dubito fortemente che il buon Giovanni abbia mai scambiato due parole con Pierre de Coubertin, il “padrino” delle moderne Olimpiadi. Leonida e Giovanni, a modo loro, fecero determinate scelte, scelte personali ma spesso rivolte alla collettività, scelte legate al benessere non solo personale ma nate dal loro talento e dalle persone che potevano li aiutavano per farle diventare tali. Stamattina passo in macchina da Casalbuttano, lo sguardo incrocia un piccolo omaggio che si rivolge direttamente alla strada, sono in ritardo ma decido di fotografarlo; faccio il giro del paese, parcheggio la macchina in prossimità di quel luogo e scatto una fotografia. Quel piccolo tributo, nella sua semplicità, è, almeno a titolo personale, qualcosa di bellissimo che valeva la pena fotografare nonostante il poco tempo che avevo a disposizione. Si capisce subito che è una piccola struttura dedicata alla atleta nazionale Sveva Gerevini la quale, dalla sua Casalbuttano, è volata a Parigi per affrontare il suo percorso olimpico tra le competizioni della atletica leggera. Cosa ha di particolare quell'oggetto che si rivolge direttamente alla strada statale? Tantissimo, secondo me, perché è un tributo che raccoglie, racchiude e racconta. Raccoglie tutte le informazioni necessarie a capire per quale motivo è stato esposto lungo la strada; un nome, un luogo e un evento di portata mondiale. Racchiude le speranze, i sogni e le aspirazioni di Sveva e di coloro, che siano tifosi, concittadini o altro, che vedono in quel nome e in quel evento un sogno o un motivo in più per dedicare un omaggio che sia pubblicamente visibile a tutti. Racconta la storia di una atleta, una ragazza di Casalbuttano, che ha portato avanti determinate scelte, che ha messo a frutto un talento, che ha fatto scelte coraggiose e affrontato un lavoro pesantissimo per anni per poter portare avanti la sua carriera, ma anche per fare in modo che la collettività potesse raccontarla a coloro che passano da quella strada. In quel piccolo omaggio c'è tutto quello che serve per raccontare la bellezza di un percorso che guarda al futuro, un futuro legato ad una sportiva e ad una competizione ma che pone un occhio di riguardo anche a quelle persone le quali, magari davanti ad uno schermo televisivo, cercheranno di supportarla anche se non sono mai passati, e magari non ci passeranno in tutta la loro vita, da Casalbuttano. Un nome, un luogo, una bandiera. Il piccolo ma stupendo omaggio non dimentica nulla e spiega bene tutto; non dimentica Sveva, non dimentica Parigi, non dimentica il senso di appartenenza di un gruppo di persone, tra atleti, tecnici e collaboratori, che hanno lavorato e fatto scelte a volte difficili per portare avanti quel messaggio legato allo sport come alla vita quotidiana. E' un piccolo ma stupendo mondo quello che guarda verso la strada, un mondo dedicato a Sveva ma che, volendolo osservare con cura, richiama a sé tutti quei valori che non dovrebbero mai legarsi soltanto ad una competizione che avviene ogni quattro anni. Non conosco né l'autore, o gli autori, di quel piccolo tributo, non conosco Sveva Gerevini e non ho mai praticato atletica leggera, ma ho apprezzato tantissimo la semplice bellezza e l'incredibile forza di messaggio composto da un cartello adagiato su un tricolore. Ho avuto modo di conoscere molti olimpionici in varie discipline, atleti che hanno saputo raccontare, e spesso affrontare, paure ed emozioni a volte contrastanti; ognuno di loro viveva quei momenti in maniera differente ma tutti avevano vissuto le loro scelte non solo in maniera personale, ma sempre ricordandosi la collettività alla quale appartenevano. Lontano, molto lontano da Parigi una persona, o alcune persone, di Casalbuttano hanno voluto raccontare in maniera semplice ma diretta la bellissima storia di una loro concittadina e dei valori che spesso solo queste giornate sanno raccontare, valori che dovrebbero essere ben presenti ogni giorno dell'anno. Altri cremonesi hanno varcato le porte delle Olimpiadi e altri – si spera – le varcheranno in futuro, ognuno di loro, a prescindere dai risultati, ha portato con sé un piccolo tributo, che fosse un omaggio lungo una strada o il ringraziamento di coloro che hanno vissuto quei momenti e quei valori da raccontare e ricordare.
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