18 settembre 2022

Quella ricchezza “onesta” che porta prosperità a tutti

La ricchezza, quella disonesta, è, senza dubbio, uno degli idoli più temibili e terribili. Ha una forza travolgente e crea una dipendenza assoluta: non se ne ha mai abbastanza! Siamo fatti di Cielo e solo il Cielo può davvero appagarci pienamente, ma ci rivolgiamo continuamente alle cose della terra, sperando che, nella loro finitudine, ci possano offrire pienezza, senso e significato al vivere. Pura illusione! Più i granai sono pieni e più ne sogniamo di traboccanti! È, in fondo, il tentativo disperato e utopico di dominare la morte, di crearsi una propria immortalità!

Una triste riprova di quello che asserisce Gesù nel Vangelo di oggi e in tante altre parti dove addirittura personifica la ricchezza – Mammona – talmente è pericola, è quanto accaduto qualche giorno fa a Casale Cremasco-Vidolasco: un anziano signore di Covo ha ucciso a fucilate un suo amico e compagno di affari perché, a suo dire, gli avrebbe sottratto 400.000 euro in contanti. Il malloppo, frutto di fortunati affari immobiliari, era celato nel garage dell’omicida e solo la vittima e la sua amante, conoscevano il nascondiglio. Lascia esterrefatti la freddezza e la lucidità con cui l’uomo ha perpetrato il crimine: per anni - ha confessato agli inquirenti – ha vissuto nel tormento, nel rancore e nel risentimento, ma ora che si è vendicato asserisce di sentirsi tranquillo e di dormire serenamente! I soldi rubati erano diventati la sua ossessione, il suo tormento e ha passato cinque anni a pensare come poter fargliela pagare all’amico truffatore. Questo è il cuore dell’uomo quando si lascia dominare dalla bramosia dell’avere, dal Dio Mammona: valgono più i soldi della vita di un uomo!

Questa è la ricchezza disonesta dalla quale ci mette in guardia Gesù! È la ricchezza per la quale si sacrifica tutto: moralità, affetti, relazioni umane, onestà… Essa è madre dell’arroganza, della prepotenza, del cinismo, dello sfruttamento, del disprezzo. È disonesta perché non è condivisa, non porta benessere, non è generatrice di bene, distrugge invece di creare relazioni!

Ho letto con grande ammirazione l’avventura umana e imprenditoriale di Adriano Olivetti, un manager illuminato, che ha cercato di sviluppare una fabbrica a “misura d’uomo”, dove al centro non c’era solo l’utile economico, ma il dipendente e la sua famiglia. Egli affermava: «La fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica, giusto? (…) In fabbrica si tengono continuamente concerti, mostre, dibattiti. La biblioteca ha decine di migliaia di volumi e riviste di tutto il mondo. Alla Olivetti lavorano intellettuali, scrittori, artisti, alcuni con ruoli di vertice. La cultura qui ha molto valore». 

Questa è la ricchezza “onesta” che Gesù ama: una ricchezza, cioè, che genera ricchezza per il maggior numero di persone, che porta beneficio a tanti e non a pochi, che promuove crescita sociale, arricchimento culturale, servizi che migliorino il tenore di vita della gente. Una ricchezza, cioè, che non crea distanza, ma che avvicina le persone, edifica ponti e non muri, rinsaldi la comunione e cancella per sempre la lotta tra le diverse classi sociali!

In realtà il Vangelo di oggi parla di un’altra ricchezza onesta, un tesoro da accumulare che non è composto da pietre preziose, monete d’oro e costosi monili, ma che è fatto di gesti di amore e di tenerezza, di opere di misericordia, di servizio gratuito e disinteressato! Un tesoro che si arricchisce con la cura del bene comune, con quella nobiltà d’animo che rifugge la volgarità, la rozzezza e la grossolanità, con un modo di porsi pensoso e progettuale, aperto con fiducia e creatività al futuro!

Gesù loda la scaltrezza dell’amministratore disonesto perché con lucidità e prontezza si assicura il futuro: zappare non ne ha voglia, mendicare si vergogna e allora è necessario che trovi degli amici che lo assumano come loro nuovo amministratore! Egli è bravo nel leggere la realtà in cui è immerso, a riconoscere i propri limiti e a decidersi con solerzia per il futuro attraverso degli atti chiari e definiti. Non c’è spazio al tentennamento, all’ignavia, alla pigrizia! Questo, secondo Gesù, dovrebbe essere l’atteggiamento dei discepoli di fronte alle realtà del Cielo! Cristo è come se dicesse: “Se voi credenti vi impegnaste con la stessa forza, la stessa creatività, la stessa lungimiranza, la stessa energia, la stessa passione per le cose del Cielo così come fate per le cose della terra, guadagnereste con facilità, già qui sulla terra, quella beatitudine che è sorgente di pace e felicità e che nessuno potrà mai rubarvi!”.

Quando avremo oltrepassato i confini della vita e busseremo ai cancelli del Cielo non ci aprirà il direttore della banca nella quale avevamo i nostri conti sostanziosi, o gli amici che ci invidiavano per la macchina veloce e fiammeggiante o i dipendenti che abbiamo trattato con sufficienza e spesso con disprezzo… no! Quei cancelli saranno aperti dagli affamati che abbiamo rifocillato, dagli assetati a cui abbiamo offerto un sorso d’acqua, dai malati che abbiamo consolato, dai carcerati che abbiamo visitato, dagli ignudi che abbiamo vestito, dai migranti che abbiamo accolto, dai morti che abbiamo vegliato. E se non avremo fatto tutto questo? I cancelli resteranno chiusi, come chiuso è il nostro cuore per colpa di quella maledetta “ricchezza disonesta” che ci ha rubato l’anima.

Claudio Rasoli


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti