Sacra Sindone e Tavola di Sant'Agata
Se qualcuno, riallacciandosi a quanto si è scritto, esprime le proprie osservazioni, con l’interlocutore s’instaura un dialogo che arricchisce entrambi. È quanto mi è accaduto a seguito di una mia nota riguardante due studi rivolti alla Tavola di S. Agata, nota che ha trovato accoglienza su questo quotidiano online. Per rinfrescare la memoria al lettore, facendo riferimento a precise documentazioni, osservavo come la Sacra Tavola di S. Agata potesse essere considerata un oggetto di culto, oltre che un reliquiario. Questa seconda ipotesi è supportata da dati scientifici cui fa riferimento Monsignor Achille Bonazzi e da documentazioni storiche cui allude Don Andrea Foglia. Nonostante la convergenza delle documentazioni, i due studiosi propongono due diverse collocazioni della Tavola. Il primo auspica che rimanga nella chiesa di S. Agata, il secondo che venga trasportata nel museo diocesano che verrà inaugurato prossimamente (covid permettendo). Personalmente, ho espresso il mio parere che coincide con quello di Monsignore.
Come presidente della sezione di Italia Nostra di Cremona ritengo che le opere vadano lasciate nei luoghi dove si sono storicizzate. Come fedele presumo che le immagini sacre, che si trovano alla presenza del Santissimo non siano autoreferenziali, ma inducano ad una preghiera rivolta al Santo perché interceda. Nessun percorso di evangelizzazione può essere tale per la forza delle sole immagini anche se queste sono esteticamente rilevanti. L’arte è soggetta a “giudizio di gusto” (giudizio che “riflette” la propria personale partecipazione) e non induce di per sé ad una disposizione verso il Sacro. Se così non fosse, ogni storico o critico d’arte sarebbe credente, ma così non è!
Fatto il debito riferimento a quanto da me già sostenuto, vengo a quanto ricevuto da una mia amica carissima con cui ho condiviso gli studi in Università che si chiede: “Se Giovanni Paolo II lasciò la Sacra Sindone a Torino, dopo che venne donata per testamento da Umberto II di Savoia alla massima autorità della Chiesa Cattolica Romana, a quale titolo il Vescovo di Cremona toglie la Sacra Tavola alla chiesa di S. Agata dove si trova da secoli ed è assolutamente integrata alla devozione dei parrocchiani, custodita in sicurezza ed esposta col dovuto rispetto? Fatte le rispettose proporzioni fra la Sindone e la Tavola, l’analogia ci sta." Si apre il dialogo. Mi trovo a condividere quanto da lei osservato e, pensando ai Musei Vaticani dove la Sacra Sindone avrebbe potuto trovare una più che degna collocazione, prendo atto che nessun Papa, custode di un tale bene prezioso, ha inteso procedere a spostarla dalla città dei Savoia. Se diversi percorsi di evangelizzazione possono convergere sul Sacro Lenzuolo, la Sindone rimane solo ed esclusivamente segno della Passione di Cristo.
I due manufatti sottoposti ad esami, analoghi (da Monsignor Achille Bonazzi per la Tavola di S. Agata), essi rimandano ad un evento che trascende l’esperienza umana.
Onde evitare di entrare in un argomento che non compete ad entrambe, né alla mia amica né a me, per altro temi di competenza del Magistero della Chiesa e della Chiesa locale, ritorniamo nell’ambito di chi ha semplicemente reverenza per la storia. Così, la mia amica puntualmente osserva che un’altra analogia consente di confrontare, con le debite differenze, i due sacri oggetti: “La Sindone appartiene a Torino per storia, cultura, tradizione, devozione. Analogamente la tavola appartiene alla chiesa di S. Agata per le medesime ragioni".
Bene hanno fatto i papi a non traslare la Sacra Sindone a Roma. E qui entrambe lasciamo il discorso in sospeso nella speranza che una pari decisione venga presa dalla Chiesa locale per la S. Tavola di S. Agata.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti
Achille Bonazzi
20 marzo 2021 13:38
Anche se rischio di essere ripetitivo, mi pare che lo scritto della prof. Maramotti entri nel nucleo del problema, invitando ad una riflessione che ritengo doverosa. Mi risulta difficile digerire alcune affermazioni fatte per far digerire il trasporto della Tavola nel Museo "da oggetto sacro ora è diventata oggetto solamente artistico": ciò contrasta con la storia, con l'attenzione dei Vescovi che hanno apposto il loro sigillo, la tradizione, la realtà attuale di persone che pregano. E' un controsenso affermare che il museo avrà funzioni di approfondimento alla fede quando ciò che è sacro viene ridotto a semplice opera d'arte.