Se gli influencer diventano i nuovi Masaniello (senza ideali se non il business)
Nel 1958 la Cina dovette affrontare le 4 pestilenze. Il batterio della Yersinia Pestis, quello conosciuto come peste che dai tempi di Giustiniano fino ad oggi è presente in varie parti del mondo, non era il responsabile diretto di un periodo storico che causò decine di milioni di morti nel paese asiatico ma le 4 pestilenze, o flagelli, furono identificati in altrettante tipologie di animali: mosche, zanzare, ratti e passeri.
La Cina, in quel periodo, cominciava a subire gli effetti devastanti di una carestia che fece milioni di morti e Mao, come a giustificare l'operato del Governo di allora, additò come responsabili alcune tipologie di esseri viventi facendo concentrare i cittadini sulla eliminazione delle pestilenze con ogni mezzo possibile. Ovviamente un processo di sanificazione degli ambienti è la base per la tutela della salute pubblica, ma Mao decise di sfruttare il mezzo della propaganda per identificare i responsabili di una carestia che avrebbe rallentato il percorso di sviluppo del paese, così facendo fece sterminare milioni di animali. Una volta capito che conviene assecondare Madre Natura invece di cercare di cambiarla, il Governo cercò di porre rimedio cambiando l'identificazione dei “responsabili” indirizzando l'attenzione su altre realtà mentre scorrevano quelle immagini di migliaia di persone che morivano di inedia in mezzo alle strade. La propaganda funziona fin dalla notte dei tempi, si aggiorna, si evolve negli strumenti ma rimane sempre la stessa, una sorta di navigatore che ti indirizza sempre di più senza farti mai arrivare ad una meta precisa. Un despota non ha bisogno di nemici, in realtà non ha mai veri avversari, ma ha bisogno di crearli per giustificare il suo operato; una volta identificato l'avversario basta concentrarsi su di esso e mantenere alta la pressione sull'argomento per poter portarlo avanti.
Da tempo sembra funzionare così, si vive di propaganda; basti pensare che i sostantivi e suffissi -ista e -ismo sono ormai abusati in qualsiasi forma di comunicazione, una sorta di “uscita d'emergenza” per molti quando una conversazione sembra dirottare verso una direzione non apprezzata. Naturalmente quei termini possono identificare categorie professionali o di appartenenza sociale, quindi la propaganda qui ha poco da battere il ferro, ma il concetto di dare enorme visibilità a scelte create da altri rimane sempre il fulcro di un sistema di comunicazione che cerca sempre di mettere altri in minoranza. Una volta affermato il concetto di “responsabilità” si passa alla successiva forma di identificazione del problema, dando origine ad un passaggio che possa aiutare a generare l'opinione diffusa di colpevolezza. Il passaggio crea un gatto che si morde la coda, perché continuando ad alzare l'asticella delle responsabilità vere o presunte, risulta chiaro che se i colpevoli erano inizialmente i passeri una volta capito che non rappresentavano la soluzione si passava ai gufi per poi additare, per esempio, chi vive in campagna e, successivamente, identificare il problema in coloro che ascoltavano musica sinfonica o giocavano a scacchi. Una sorta impostazione unilaterale che tende sempre più a portarti verso la necessità di anticipare un certo tipo di comportamento, annullando ogni sfumatura, pur di valorizzare la fondatezza di un pensiero, tipicamente grossolano, portato avanti a livello propagandistico.
Oggi ci si sta dirigendo sempre più verso la formazione di categorie di persone, non più identificabili tramite il loro operato o la loro professionalità, ma tramite ciò che rappresentano secondo una non meglio identificata visione collettiva.
Così facendo si tende ad apprezzare e valorizzare quelle scelte che, alla fine, portano comunque a manifestare il solo concetto di ricchezza, vera o presunta, di persone che accumulano rapidamente sempre di più, anche senza un talento particolare, valorizzando a volte comportamenti estremi spesso pericolosissimi. A livello collettivo sembra che quella asticella non esista, eppure la scelta di alzarla sempre di più dipende proprio da coloro che si definiscono immuni dal giudizio popolare ma che, in realtà, vivono una sorta di isteria mediatica che identifica l'unica variabile di cui riescano a tener conto.
Giorni fa un social influencer, categoria professionale non meglio identificabile, dette origine ad una rivolta popolare con migliaia di persone nel centro di New York promettendo regali ai suoi “seguaci” tramite il suo canale. Il fatto andrebbe analizzato non tanto sulla base di coloro che, pagando, seguono il canale di questo poco più che adolescente milionario, ma nel fatto che metteva a nudo la debolezza della struttura organizzativa che rischia di venire sovvertita dalla voce di una singola persona diventata propaganda.
E' l'enorme debolezza della informazione odierna, dove un singolo, con contenuti che non conosco ma che posso ben immaginare, si erge al di sopra delle parti come un Masaniello del XXI secolo. Ma almeno Masaniello si opponeva alla dominazione spagnola vivendo in quella stessa miseria che lo circondava e dalla quale voleva uscire insieme a molti concittadini, a New York il fantomatico influencer, dopo la devastazione di Union Square, sarà tornato a farsi pagare per i suoi contenuti in attesa di poter comprare la terza o quarta Ferrari o qualsiasi altra super car.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti
anna.maramotti@gmail.com
15 agosto 2023 15:19
E' un pericolo che molto opportunamente è stato segnalato. E' necessaria una campagna d'informazione onde evitare che si diffondano false opinioni e che portano ad altrettanto falsi pregiudizi.
Daniele
15 agosto 2023 18:14
Molto ben evidenziate le caratteristiche malvagie del Desposta, per la distruzione di una determinata persona o Società. Inoltre è molto apprezzabile l'evidenza della mancata personalità della "massa pecorona" che senza informazioni e conoscenze dettagliate, si lascia trascinare da un qualsiasi influencer.
Bravissimo Marco Bragazzi !!!!
Manuel
19 agosto 2023 07:49
Invito Bragazzi a provare la nuova professione di influencer: giust’appunto esibisce “insoliti interessi/argomenti”, potrebbe sfondare come novità. Importante farsi accompagnare da vocaboli mai logori, come business e libertà.