Sorpresa, a Cremona non tutti sono vassalli. Ribellarsi e discutere non è giurassico
Nella corte feudale di Cremona non tutti sono vassalli, scudieri e leccapiedi in senso lato. Non tutti portano il cervello all’ammasso.
Non tutti avvallano operazioni politico-amministrative poco attinenti con il bene comune e troppo contigue al business.
Non tutti osannano la costruzione del nuovo ospedale cittadino e relativa demolizione del vecchio.
Non tutti applaudono una decisione assunta in tempi record e mai al centro di un confronto politico meritevole di questa qualifica.
Non tutti accettano una scelta illustrata alle associazioni di categoria e agli ordini professionali degli architetti e degli ingegneri e non a quelli dei medici e degli infermieri. Ignorati i cittadini.
Non tutti digeriscono la narrazione di regime, che racconta di una struttura avveniristica. Di un qualcosa di mai visto. Di una costruzione che nell’immaginario collettivo rappresenta il tempio della tecnologia sanitaria, degno dei romanzi di Bruce Sterling e William Gibson.
Non tutti abboccano a un marketing che veicola l’idea di un Golem del terzo millennio, governato da intelligenza artificiale e reti neurali. Di un santuario di microprocessori e robot. Di un concentrato d’ingegneria genetica e di medici informatici. Di devices e app. Di un luogo altro.
Non tutti gradiscono un sancta sanctorum per pazienti esclusivi, che - sia chiaro - non è una condizione di privilegio, ma di maggior preoccupazione e sofferenza. Di patologia grave. Comunque di malattia bisognosa di cure particolari. Speciali.
Non tutti apprezzano un uovo di Pasqua dal contenuto vago e dalle funzioni mai dettagliate con precisione.
«Sarà un esempio di edilizia sanitaria d’avanguardia» ha comunicato Letizia Moratti, ex vicepresidente della Regione al meeting Hospital of the future. How to re-think architecture for health, che si è tenuto a Dubai lo scorso anno (Cremonaoggi, 1 febbraio 2022). Mica giuggiole.
Sarà un ospedale degno dei pochi Alain Elkan, che su Italo, in prima classe, leggono il Financial Times e La Recherche di Proust e s’inalberano se alcuni giovani cazzeggiano e li disturbano.
Sarà un ospedale sconosciuto ai numerosi cloni del Daniel Blake di Ken Loach, o dei Ricky ed Abbie protagonisti di Sorry We Missed You, sempre di Loach.
Sarà un ospedale estraneo ai poveracci che si spostano su un’auto vecchia di dieci anni e con centocinquantamila mila chilometri percorsi. Che presentano l’Isee (l'Indicatore della Situazione Economica Equivalente) ai servizi sociali. Che cambiano il medico di famiglia ad ogni stormir di fronda, perché il giovane laureato li molla e preferisce il posto in ospedale e snobbare il territorio.
Sarà un ospedale distante dagli iellati costretti a code di ore al pronto soccorso. Un alieno per i derelitti privi di santi in Paradiso che aspettano settimane, anche mesi, per accedere ad un esame specialistico non di routine. Per i disoccupati e i precari a cinque euro all’ora, che non tengono soldi sufficienti per rivolgersi ad una struttura privata. Per gli sfigati e basta. Senza aggettivi ed etichette.
Non tutti approvano la brutale penalizzazione della medicina di prossimità, Cenerentola ripudiata dal principe azzurro a favore dell’ospedale di formula 1. Esaltata durante la pandemia, considerata il mezzo migliore per una efficace politica sanitaria del territorio, è oberata dal fardello di non costituire una fonte di investimenti milionari. Non paragonabili a quelli della costruzione del big ospedale.
Non tutti sono vassalli, scudieri e leccapiedi in senso lato. Ventiquattro cittadini hanno alzato la voce e la testa e suonato la sveglia. Hanno costituito il Movimento per la riqualificazione dell'ospedale pubblico di Cremona e scritto un documento (Cremonasera, 27 luglio) con i motivi dell’iniziativa e le proposte.
Hanno elencato negatività e svantaggi dell’ottava meraviglia del mondo e sollecitato il mantenimento del vecchio ospedale. Segnalato gli opportuni lavori di ammodernamento. Ricordato il fattore umano e ammonito che muri e macchine non possono sostituirlo, concetto completamente dimenticato dai trombettieri dell’ospedale spaziale.
Hanno proposto un’azione collettiva per bloccare il progetto e invitato i cittadini favorevoli al documento a sottoscriverlo.
L’appello è stato reso pubblico da tutti gli organi d’informazione locali, televisioni comprese, il giorno stesso in cui il documento è stato spedito alle redazioni.
Solo il quotidiano La Provincia ha optato per i tempi di un settimanale. La notizia è comparsa sia sul formato cartaceo che su quello digitale due giorni dopo i concorrenti. Sull’home page dell’edizione online è rimasta il tempo di un battito di ciglia.
È sbagliato pensare al quotidiano della Libera associazione agricoltori come una Pravda del Torrazzo, con relativo organismo di controllo politico delle notizie, un goskomizdat in salsa cremonese. Più plausibile un Minculpop, ipotesi che però si scontra con la realtà.
La Provincia non è infatti il cinegiornale Luce o l’agenzia Stefani di Manlio Morgagni, però è significativo che il ritardo nel riferire del neonato Movimento, sponsor del vecchio ospedale, abbia stimolato la riflessione su una sua possibile affinità con i modelli d’informazione tipici di sistemi autoritari. E non c’è bisogno di scomodare la psicanalisi per spiegarlo.
È infatti evidente l’appiattimento del quotidiano storico su associazioni di categoria e sull’establishment in generale. Schierati con i sostenitori dell’ospedale delle meraviglie, entrambi i soggetti applaudono agli investimenti e all’indotto che il progetto porterà con sé. È un aspetto della questione da non sottovalutare. Spesso però le esigenze dell’economia divergono da quelle delle istituzioni pubbliche. Questo è uno dei casi. Compete ai politici far prevalere le ragioni della comunità su quelle dei privati.
Non tutti sono vassalli, scudieri e leccapiedi in senso lato. La ferma e coraggiosa presa di posizione dei proponenti la petizione ha evidenziato che la plantigrada Cremona possiede ancora un cuore pulsante e reattivo.
L’elettroencefalogramma della città non è piatto.
Nel contempo l’iniezione di speranza e di fiducia si scontra con la deprimente assenza della politica e l’evanescenza dei suoi rappresentati nelle istituzioni.
Il documento del Movimento per la riqualificazione dell'ospedale pubblico di Cremona, ha reso palese l’abissale distanza tra cittadini e pubblici amministratori.
Priva di toni giacobini, la petizione sottolinea con puntiglio le contraddizioni e l’incoerenza di generali di casa nostra. Più propensi ad accettare il laissez faire invece d’imporre il proprio fare, i pubblici amministratori locali non governano. Subiscono le decisioni altrui. Preferiscono la cedevolezza alla resilienza. Traccheggiano. Fanno disastri.
Non tutti sono vassalli, scudieri e leccapiedi in senso lato. I firmatari del documento rivendicano in ritardo questa condizione di non asservimento. Ma meglio tardi che mai. E che molti seguano il loro esempio.
Ribellarsi è giusto sosteneva Sartre. Giurassico. Ma non tutto ciò che è datato è da buttare.
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commenti
Primo Luigi Pistoni
30 luglio 2023 07:11
Forse mi è sfuggito ma non ho ancora visto dove poter firmare la petizione. Prima si fa e meglio sarà. Gran bell' articolo. 👏
Antonella.nuovo
31 luglio 2023 17:03
Io ho firmato una petizione su chance.org. contro la costituzione del nuovo ospedalino...non so se ne esiste un'altra.
Pierpa
30 luglio 2023 08:13
👏👏👏
Tommaso
30 luglio 2023 10:14
Egr. Grassi, il suo articolo pone indirettamente un grande tema che dovrebbe essere all’ordine del giorno, in un Paese che si vanta di essere tanto civile e democratico. L’Italia, infatti, è in perenne caduta libera nella classifica mondiale per libertà di stampa - nel 2022 è al 58’ posto (e lascio immaginare chi abbiamo davanti).
La Provincia non è avulsa dal sistema nel quale tutti i media cosiddetti “mainstream” sono inseriti. Che affonda le sue radici nei potentati di turno e nel libero mercato, alla faccia dell’oggettività delle notizie che un tale servizio pubblico richiederebbe deontologicamente. Ma tutti tengono famiglia, pure i giornalisti e i direttori di testata.
Come dice lei, anche una notizia data in ritardo e, aggiungo io, con basso rilievo fa danni ai lettori. Così come fa danni la sovrabbondanza di informazioni che spesso manda in tilt i cittadini.
Si dovrebbe ripensare il sistema dell’informazione ricordandosi che, al di là degli interessi e della propaganda, questo servizio (in ogni sua possibile forma) dovrebbe avere più cura e rispetto dei lettori-cittadini.
Ho visto un nuovo leviatano della propaganda mostrarsi per quello che è soprattutto da tre anni a questa parte su svariati temi, spesso a carattere globale.
Lascio un unico umile spunto di riflessione:
se la proprietà di una fonte di informazione è in mano a pochi potenti, come può essere tutelato l’interesse dei cittadini?
Vittorio Foderaro
30 luglio 2023 13:44
Di seguito a mie precedenti dichiarazioni qui pubblicate aderisco con soddisfazione al costituito comitato, di cui sottolineo l'importante ruolo per il futuro della salute del territorio cremonese, non ignorando le enormi difficoltà nel voler contrastare una deprimente situazione sociale e politica che da trent'anni ci emargina ed impoverisce. Avanti tutta, con l'entusiasmo della novità!
Rosella Vacchelli
31 luglio 2023 13:42
Egr. Sig. Grassi, apprezzo con Lei il risveglio di alcuni cremonesi dal torpore e la conseguente presa di posizione pubblica contro il progetto del nuovo ospedale. Circa " meglio tardi che mai " rilevo che da un anno e mezzo in qua io ed una collega abbiamo ripetutamente sollevato pubblicamente presso autorità e con lettere al giornale il problema ma nessuno si è mosso per un'iniziativa comune TEMPESTIVA. Ora fa piacere questo risveglio, ma, è vero, si è perso tempo e si sono lasciati cadere i ripetuti appelli che dal basso due inascoltate
michele de crecchio
2 agosto 2023 22:03
Come sempre gli accade, l'ottimo Antonio Grassi, scrive cose sagge e corrette in modi brillanti e piacevoli. Ringrazio sua mamma che ebbe la bella trovata di metterlo al mondo e le non poche ottime persone che devono avere poi contribuito ad aguzzarne l'ingegno!
Anna L. Maramotti
5 agosto 2023 06:03
Non si tratta solo di condividere quanto argomentato con tanta prespicacia, ma d'individuare strategie attive e democratiche che consentano d'uscire da una situazione che si rivela ogni giorno peggiore. Teniamo presente che esistono già realtà associative che confrontandosi dialetticamente possono individuare percorsi virtuosi: Iuncti valemur .....