Stonature al tempo del Covid
Questo virus sta sparigliando pure le certezze della Politica. Per carità, non tutte. Ma abbastanza per uscirne col mal di testa. Faccio tre esempi.
1) È proprio strano vedere la Lega e il sindacato da una parte e la sinistra e Confindustria dall’altra. Tutto è partito da una provocazione del presidente Bonomi: sospendiamo dal lavoro, senza stipendio, chi si ostina a non vaccinarsi. Landini, segretario della Cgil, montanaro reggiano, ha parlato di colpo di sole. Non è l’unico. La dice giusta, stavolta , il ministro Speranza: “ Non sono ammesse ambiguità “. Cioe‘, doppiezze, falsità. E invece il discorso sui vaccini è diventato uno scontro di identità. Ci ha pensato Draghi ad uscire dalle nebbie smontando la linea leghista:” L’appello a non fare i vaccini è un appello a morire “. Frase ustoria se non brutale. Uno schiaffone a Salvini. Questo almeno è un parlar chiaro.
2) Prendiamo il flop di Conte è il suo stonato protagonismo velleitario. È andato da Supermario, in bella parata , minacciando chissà quali sfracelli sulla riforma della giustizia. Non ne ha cavato un ragno dal buco. La parodia del duello all’OK Corral - escogitata dalla mente di Rocco Casalino - è finita a donne di facili costumi. La base dei Cinque Stelle non l’ha presa bene ( eufemismo ). Ora la confusione regna sovrana. Ha garantito Giuseppi “ Saremo vigili “, e via con la sciura Olivia a Capalbio, che è da sempre il bagno della Politica. Di chi ha potere e di chi lo cerca. Amen.
3) A diradare le nebbie c’è per fortuna Draghi. Supermario ascolta tutti, anche i pigmei della Politica. Prende appunti. Traccia limiti invalicabili. Allude pure al culto della “ concertazione obbligatoria “. Davanti ai taccuini fa il gattone. Si appunta , con accorta meticolosità , le varie richieste, le non poche obiezioni, specie quelle motivate da opinione contraria. Mai un battito di ciglia. Glaciale artico. Spiccio e asciutto, senza tanti giri di parole. Senza siero, dice, non c’è vita è non c’è ripartenza. E va dritto per a sua strada. Fiero l’occhio e svelto il passo.
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