Tessitori di cammini di riconciliazione
Una delle declinazioni più suggestive e azzeccate del cristiano è certamente quella di “sentinella del mattino”. La sentinella è colei che, prima di tutti, vede spuntare l’alba all’orizzonte e gode nel contemplare i primi raggi di sole spandersi per tutta la valle in un tripudio di colori; allo stesso tempo è la prima ad avvistare, in lontananza, l’arrivo del nemico che minaccia guerra e violenza e a dare l’allarme a tutto l’accampamento. Questo le è possibile perché è ben sveglia e perché è appostata su un luogo rialzato rispetto a tutti gli altri. Per scorgere il bene in un tempo barbaro, indifferente e violento, ma anche disperato e lamentoso come il nostro, occorre uno sguardo penetrante che va oltre l’apparenza, serve un cuore che non si lascia anestetizzare dalla banalità e dalla superficialità del vivere, che non si intorpidisci da una connivenza e da una consonanza con il peccato e la tiepidezza spirituale. Quante volte Cristo nel Vangelo insiste sul “restare svegli”, sul “vegliare”, cioè sul cercare di vivere la propria vita con responsabilità, investendo ogni istante della propria esistenza nel bene e nella realizzazione piena della propria umanità, scrutando all’orizzonte della storia ogni germoglio di speranza, di grazia, di amore seminato da Dio e dagli uomini di buona volontà.
Ma la sentinella ha anche l’onere e l’onore di suonare l’allarme quando il pericolo incombe sulla propria guarnigione! Essere svegli significa anche avere ben chiaro ciò che uccide il cuore, che offusca la ragione, che umilia l’amore! Anche a costo di essere perseguitato e emarginato il cristiano ha il dovere di denunciare quanto male fa il peccato alla vita delle persone: esso porta un carico di divisione, di violenza, di egoismo, di contrapposizione, di sospetto, che avvelenano e lacerano profondamente il rapporto con il Creatore, con i fratelli, con sé stessi! Denunciare il peccato è un atto di amore straordinario e un impareggiabile servizio alla verità e quindi a Cristo!
Non dimentichiamo mai che una frequentazione continua con il peccato porta all’assuefazione: la persona non vede più il male tanto ci è immersa dentro! E questo vale anche per i peccati veniali che possono sembrare quasi innocui, ma che in realtà immergono in una mediocrità che impedisce di raggiungere le vette sublimi della santità.
Essere svegli significa, dunque, conoscere il proprio cuore, i desideri che lo animano, le mete e gli obiettivi che lo infiammano, le malvagità e le perfide che lo avvelenano. Ma la sentinella vede lontano perché è in una posizione privilegiata, più in alto rispetto agli altri. Il cristiano ha questo sguardo lungo perché ha ricevuto due doni particolarmente importanti: anzitutto il Vangelo, che è una grande scuola di umanità e che permette all’uomo di scoprire chi è e cosa vuole nell’intimo e poi l’esperienza della Chiesa, che sa declinare nell’oggi, pur con tutte le fatiche del caso, questa sete di infinito che contraddistingue ogni cuore! Davvero la Chiesa è madre e maestra di umanità: non c’è nessuna altra realtà terrena che abbia scrutato, sondato, studiato l’animo umano come Lei!
La sentinella proprio perché “privilegiata” è investita di una responsabilità grande: da lei, infatti, dipende la sicurezza dell’accampamento, la vita di tutti coloro che vi dimorano! Il cristiano, consapevole dei propri limiti, ha questo gravoso e scomodo incarico di mettere in guardia su ciò che è nocivo per la vita delle persone, su quanto sia subdolo e pervasivo il peccato.
Il Vangelo di questo domenica dice una cosa molto chiara: prendersi cura del proprio fratello significa anzitutto preoccuparsi del suo cuore e della sua capacità di amare, di fare il bene, di fronteggiare il male che è sempre un’opzione facile, di riconoscere gli errori e di emendarsi!
Se vogliamo davvero bene ad una persona – penso soprattutto ai genitori nei confronti dei loro figli –dovremmo anzitutto preoccuparci del suo mondo interiore, della sua attitudine ad interesse relazioni autentiche e profonde, della sua percezione della realtà, della sua capacità ad affrontare quel “lato oscuro” che ciascuno si porta dentro. Se vogliamo davvero bene ad una persona dobbiamo avere il coraggio di metterla di fronte alle proprie responsabilità anche se questo può sembrarci un nostro fallimento educativo e aiutarla a dare un nome al peccato che gli impedisce di godere pienamente delle proprie potenzialità umane!
Se vogliamo davvero bene ad una persona dobbiamo aiutarla ad intraprendere quei cammini di riconciliazione - con Dio, con la comunità, con il prossimo e anche con sé stessa - che permettono al proprio cuore di restare vivo e di non cadere vittima del cinismo, della violenza, dell’indifferenza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti