Un vaccino contro l'onda lunga della pandemia digitale
Chissà che furba faccetta hanno le celebri ‘nano particelle auto aggreganti’ che grazie al vaccino sono penetrate nel nostro corpo come silenti truppe, pronte all’assalto non appena da remoto ricevano l’ordine di procedere allo smontaggio di quel che resta di noi per trasformarci in milioni di umanoidi asserviti ai nuovi Signori del Male. L’avvincente teoria, distillata dalle più solide e avanzate ricerche della scienza no vax, circola da tempo nella melmosa idraulica di rete con evidenti successi e adesioni. Tant’è che i media più ’marchettari’ non resistono alla tentazione di impennare l’audience consentendo a qualche pazzoide di affacciarsi al teleschermo per rendere edotta l’umanità della apocalittica insidia nascosta nei vari AstraZeneca, Moderna ecc.: in apparenza amichevoli salvavita, in realtà vettori di un piano di sterminio planetario da far invidia ai Terzo Reich. Impegnando molte menti, le variazioni sul tema dietrologico-apocalittico sono a loro volta svariate. Le più raffinate, fregiandosi della firma di qualche oscuro luminare, si
propongono sotto sembianze accademiche. In effetti gli artefici un qualche libro devono averlo, se non scritto o letto, almeno sfogliato, tant’è che dottamente attribuiscono l’attuale patatrac sanitario alle fosche trame della solita plutocrazia ebraico massonica. Sì, proprio lei, quella già cara alla retorica mussoliniana e in seguito rispolverata da chiunque cerchi l’unico e universale responsabile delle umane sciagure, dall’alluce valgo alla guerra nucleare. Il geniale piano, messo a punto negli ultimi decenni, consentirebbe di dare un’opportuna sforbiciata all’umanità in soprannumero, facendo sopravvivere gli elementi più forti e abbandonando a infausto esito i deboli di corpo, mente e soprattutto portafoglio. Che dire? Che il virus indebolisce il corpo ma regala una gran botta di vita alla fantasia aprendo alle sue allucinate esternazioni sterminati pascoli.
Passando dal faceto al serio, è innegabile che questo complicato momento si presti a varie considerazioni. Primo: se la sopravvivenza del fascismo nell’Italia contemporanea è una discutibile ipotesi cui concedere, in via prudenziale, il beneficio del dubbio, nessun beneficio del dubbio può essere concesso a un’altra ipotesi che l’emergenza pandemica sta convertendo in granitica certezza. A non essere mai finito, più che il fascismo, è il Medioevo. Senza offesa, sia chiaro, per una lunghissima e complessa stagione meritevole fra l’altro di aver consentito al prezioso patrimonio della cultura classica di pervenire fino a noi. I ‘ secoli bui – modo ingiustamente liquidatorio di definirli – hanno in realtà conosciuto altissimi livelli di vita intellettuale, produzione artistica, spiritualità e soprattutto una potente per quanto elitaria
voglia di mettere a frutto le armi della logica e della ragione. E a tutto questo tanto di cappello. Ma quante tenebre e miserie di ogni sorta insieme a tutta quella luce: il buio di un ventre medievale brulicante di superstizione, paure irrazionali, dabbenaggine generata da ignoranza, ossessiva ricerca di capri espiatori su cui infierire perché presunti colpevoli dei mali che affliggevano la travagliata quotidianità del tempo. La storia di poi, dall’umanesimo all’Illuminismo, pareva aver definitivamente archiviato il tutto e consegnato il destino umano al più consono ruolo di cercatore di verità da raggiungere per via razionale e sperimentale. Ma nella storia niente è definitivo e non esistono, evidentemente, punti di non ritorno. La teoria sulla evoluzione della specie esige dunque qualche robusto ritocco se siamo qui a registrare con un certo sgomento una nuova notte della ragione.
La pandemia, ammettiamolo, oltre che emergenza sanitaria, è stata un’imprevista emergenza esistenziale che ha coinvolto i temi eternamente cruciali della malattia, della fragilità del corpo, delle invisibili traiettorie di contagio e morte sospese nel cosmo che ci avvolge, delle ingovernabili incognite che costantemente ci sovrastano e minacciano. E da questo vaso di Pandora contenente l’universo delle ataviche paure tuttora striscianti in ciascuno di noi era inevitabile che uscissero i più svariati materiali. Basta collegarsi alla Rete e l’onda ti investe senza scampo. Apprendi
dunque che il grafene, inquietante nome di una tossica componente del vaccino, è in realtà il veicolo chimico attraverso il quale il Demonio ha accesso al nostro corpo. E’ tuttavia possibile liberarsene ricorrendo a pratiche corporali intuibili dal lettore senza che l’esplicita descrizione varchi i confini del buon gusto. Niente di diverso peraltro da quanto i secoli bui prescrivevano per scacciare il demonio da invasati e posseduti. Rieccoci al Medioevo. Ma anche a un’ulteriore considerazione. Queste oscure irrazionalità uscite da lontananze storiche premoderne viaggiano però su piattaforma digitale, cioè su un vettore tecnologicamente modernissimo. Eccolo qui il rischioso paradosso del nostro tempo: una modernità tecnologica che, culturalmente e moralmente indifferente alla qualità dei contenuti che veicola, diventa vettore di un nuovo Medioevo. Il tutto con massimo rischio per le fasce più sprovvedute che riservano a
quel che leggono in Rete passiva devozione totalmente acritica, quasi fossero verità emanate da
sovrumana e infallibile sorgente. Se è vero dunque che la Rete è una grande potenzialità a disposizione di chi sa come usarla, è pur vero che è anche l’incubatrice di un nuovo servile gregge planetario risucchiato da svariate forme di analfabetismo mentale di ritorno. Il che accade quando la tecnologia avanza a ritmo esponenziale mentre l’educazione dell’individuo all’esercizio critico personale si arena e regredisce. Oggi milioni di cervelli sono dati in pasto a un gigantesco calderone digitale che mescola vero e falso in una promiscuità indifferente a ogni principio che non sia quello del profitto e della manipolazione delle teste allo scopo di massimizzarlo. Ovvio che toccherebbe alla politica fronteggiare il fenomeno dispiegando adeguata capacità di indirizzo degli orientamenti e dei comportamenti sociali. Ma la prima malata è proprio la politica, almeno nel senso forte e alto della parola. Il fenomeno non è solo italiano, il mondo intero vive una crisi di leadership senza precedenti. Nanismo politico e gigantismo economico, peggio se di economia
di rapina. Gran brutta situazione che a naso la gente avverte e converte in accresciuto senso di precarietà, disorientamento, sfiducia nelle capacità e possibilità operative di quelle che per pura abitudine continuiamo a chiamare classi ‘dirigenti’.
Cresce, al contrario, la sensazione di vivere in un mondo che ha cessato di essere razionalmente interpretabile per diventare paradossalmente sempre più simile all’orizzonte, popolato di fantasmi e oscure minacce, che sovrastava e schiacciava l’inerme uomo medievale. A pandemia finita occorrerà chiedersi cosa è successo ai corpi ma soprattutto alle menti. Fra i mille aspetti della questione c’è anche una dimensione pedagogica ed educativa che riguarda i giovani e non può più essere elusa. Qualcuno gli spieghi, fin dalla prima età scolare, come utilizzare la Rete senza esserne utilizzati. Spieghi quanto più trasparente e onesto è il libro che avendo un autore, una paternità dichiarata e una casa editrice, autodenuncia un’appartenenza culturale e ideologica dando al lettore modo di posizionarsi e cautelarsi. Da un libro ti difendi. Difendersi dalla Rete è molto più complicato. Se non hai minimo sentore delle infinite regie occulte che stanno dietro a quel che ti viene propinato, benché nato digitale e tecnicamente smaliziato, resti cera nelle mani di opache e abili regie. La terza dose del vaccino anticovid non s’è fatta attendere. Ma quanto ancora dovremo attendere la prima dose di un adeguato vaccino scolastico contro l’onda lunga di questa moderna pandemia digitale?
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