Arrivava la Pasqua e la caccia alle uova colorate
E finalmente “esplodeva” la Pasqua! Sembrava che entrasse realmente in noi una profonda gioia per l’avvenimento del Cristo risorto.
Ci si vestiva bene per andare alla Messa grande, quella cantata, che non veniva celebrata troppo tardi dato che le regole per accedere alla Comunione chiedevano ancora il digiuno dalla mezzanotte ed era, per noi ragazzi, una dura prova di resistenza.
Tornati a casa ci aspettava una ricca colazione che normalmente prevedeva anche una fetta di torta casalinga, normalmente si trattava della torta margherita, che mangiavamo in fretta perché subito dopo ci aspettava la caccio all'uovo; numerose uova di gallina colorate, erano state nascoste nel verde dell’orto e la gara consisteva nello scoprirne il più possibile.
Nel frattempo in casa si preparava il pranzo pasquale che assomigliava molto, come menù, a tante altre feste con un bel piatto di marubini cotti nel brodo di una grassa gallina; parti della stessa assieme al ricco ripieno che la farciva, accompagnato da buon peperone conservato dall’anno precedente in un grande vaso di terracotta e mantenuto costantemente nell’aceto, da un coperchio premuto da alcuni grossi sassi. Al momento del dolce, normalmente arrivava l’uovo di cioccolato, che mio padre aveva fatto preparare dall’amico Baresi, con dentro come sorpresa una gradita mancia straordinaria.
Le uova di gallina colorate finivano in una “concia” assieme agli ultimi castrini, radicchi nostrani ormai diventati molto amari, o al tarassaco ed altre erbe raccolte lungo le rive dei fossi, per il pranzo del lunedì dell’Angelo.
Sia che la Pasqua fosse “alta” o “bassa” rispetto al calendario, per noi ragazzi rappresentava il gioioso segnale dell’arrivo della primavera, rattristato dal fatto che bisognava tornare a scuola.
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