24 dicembre 2022

Nel «rumoroso» silenzio della casa a preparare il Natale

L’autunno di una trentina d’anni fa ebbe inizio una grande avventura per la mia famiglia: dalla vita in città alla quale eravamo abituati, ci trasferimmo in una cascina, disabitata da parecchi anni, che avevamo parzialmente ristrutturata per potervi abitare. Si trattava di una scelta non facile dato che la struttura, pur vicina alla città, era completamente isolata in mezzo al verde dei campi ed i cinquecento metri che la distanziavano dalla più vicina casa abitata, apparivano come una distanza insuperabile. La casa, molto grande, rendeva disponibili spazi inimmaginabili nell’abitazione precedente ed i miei figli ancora bambini, dimostrarono subito di apprezzarli, mentre per noi genitori fu subito evidente il peso nel doverli gestire. L’imprevisto si manifestò la prima notte passata nella gran casa, isolata dal resto del mondo e adagiata in un silenzio quasi irreale accentuato dai vetri doppi che, pensando al riscaldamento, erano installati su tutte le finestre: col buio ci accorgemmo che questo silenzio era “rumorosissimo”. Uno scricchiolio continuo che non si capiva da dove provenisse, ci costrinse a riaccendere la luce più volte per capirne la fonte: durante la notte intuimmo che si trattava di tarli che rosicchiavano una grossa trave di legno e che sembrava lavorassero meglio col buio. Un altro rumore imprevisto venne ad aggiungersi a quello del tarlo, facendoci compagnia per buona parte di quella notte pas- sata in bianco, nonostante la stanchezza accumulata con il trasloco, a cercar di comprendere cosa ci fosse ancora che riusciva a trasformare il silenzio in un rumore assordante: erano i topi che vivevano nel sottotetto e che sembravano impegnati in una continua “cavalcata”.

A liberarci dai topi, che per anni avevano scorazzato indisturbati nella grande casa, ci avrebbe pensato la nostra Regina, una splendida gatta che, trasferita in campagna, aveva ritrovato il gusto della caccia e che nei primi mesi di vita campagnola riuscì a scovare i roditori piccoli e grossi, portandoceli già morti davanti all’ingresso di casa affinché li vedessimo e le facessimo i complimenti. Una volta però, assimilati e parzialmente eliminati questi rumori, la casa per noi ritornò a adagiarsi in quel silenzio completo, rotto solo dalle nostre voci e soprattutto da quelle dei bambini. Ricordo le serate passate davanti al camino a guardare lo sfavillio della fiamma, seguendone il rilassante ondeggiare che cullava l’andamento dei pensieri: capitava anche di appisolarsi accompagnati dal crepitio della legna che bruciava lentamente.

In quel periodo mi accorsi come in questo silenzio si riusciva a ritrovare se stessi, ad aprirsi al futuro con nuove energie morali: il silenzio, sgombro dalle chiacchiere inutili, diventava un valore.

In quell’isola silenziosa ci preparammo al Natale, cercando di individuare l’angolo della casa più adatto per il presepe: credo però che nel nostro animo la Nascita avesse già trovato il suo spazio. 

Nella foto la natività di Bernardino Gatti detto il Sojaro

 

Giorgio Bonali


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commenti


Giovanna

1 gennaio 2023 13:04

Le corse in quell’immensa casa e soprattutto la ricerca del mistero di ogni angolo nascosto della cascina della mia infanzia sono impressi nella mia mente ma questo racconto, caro papà, me li fa rivivere come se non fosse trascorso un giorno. Grazie di riportarmi alla mente tanti bei momenti trascorsi insieme. Ci manchi!