8 luglio 2023

L'atmosfera della Mille Miglia nelle foto in bianco e nero

 

Era il 1955, uno degli ultimi anni della Mille Miglia intesa come corsa automobilistica su strade aperte al traffico, e tutti noi ragazzi restavamo per delle ore ai bordi di una delle strade lungo il percorso, in attesa di vedere passare le auto partecipanti alla corsa.

Ci si aggregava per gruppi, attorno agli spettatori muniti delle pagine di giornale che elencavano in bell’ordine tutti i numeri delle automobili con indicate di ognuna la marca, il modello, il nome del pilota e con una particolare segnalazione per quelle condotte da cremonesi e da nomi famosi, i grandi piloti conosciuti da tutti.

L’arrivo di questi ultimi veniva annunciato da un velocissimo passaparola, che ci faceva preparare in anticipo rispetto al transito della vettura, e dal rombo del motore dei “bolidi” che erano i più attesi e che ci facevano dire:”Io c’ero e li ho visti” anche se poi la visione durava un attimo, lasciando a malapena il tempo di leggere il numero della vettura scritto in grande sui bordi e di spuntarlo sul giornale ad indicazione dell’avvenuto passaggio.

Il punto di ritrovo con gli amici era d’abitudine in qualche parte di via Dante, non lontano da casa, poizione conosciuta dai genitori che sapevano così dove trovarci e potevano controllare, almeno credo, che non ci fossimo messi in posizione rischiosa.

In quegli anni ero alle prime armi come fotografo, attrezzato con una “primitiva” Kodak e, assimilate con attenzione le istruzioni pubblicate sui giornali per come riprendere al meglio le vetture in piena corsa, mi cimentavo in qualche scatto quando era preannunciato un bolide: oggi, nel rivederle, mi sono commosso al pensiero di quei momenti e un po’ anche inorgoglito per i risultati che ne sanno rendere l’atmosfera, con lo sguardo della folla che segue la Mercedes 658 di Fangio, ma che sembra già guardare oltre in attesa della successiva vettura.

La Mille Miglia era un appuntamento molto atteso con Cremona che si trovava nella parte finale della corsa, prima dell’ultimo strappo sulla strada per Brescia, e vedeva transitare le macchine ormai vicine all’arrivo con una selezione già avvenuta che aveva permesso il crearsi delle distanze di valore fra di loro; e poi la radio, ascoltata con attenzione, ci aveva già informato sul suo andamento e su eventuali ritiri di piloti importanti o, purtroppo, sugli incidenti: due anni dopo saranno così gravi da obbligare alla chiusura definitiva della gara.

Oggi, ripresa come gara di regoralità, ha solo il valore della memoria con una sfilata di auto d’epoca condotte da collezionisti o da appassionati, a volte personaggi dello spettacolo in cerca di pubblicità: il pathos della corsa, con la partecipazione di mitici piloti entrati nell’immaginario collettivo, rimane per me legato alle immagini che sono riuscito a fissare con delle fotografie rigorosamente in bianco e nero.

Giorgio Bonali


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commenti


Michele de Crecchio

26 agosto 2024 00:12

Per favorire il percorso delle 1000 miglia, che in origine si sviluppava sul percorso Brescia, Cremona, Mantova con ritorno a Brescia, a Cremona si costruì, in periodo fascista, quella che oggi è denominata "via Zaist", raccordo tra la statale "gardesana" (che veniva da Brescia) e la statale "padana inferiore" (che andava a Mantova). Per favorire la velocità delle auto, i due raccordi erano stati realizzati con curve cosiddette "paraboliche", invero molto pericolose per il traffico normale. Tali curve furono sostituite da "rotatorie" nei primi anni ottanta quando il Comune di Cremona, acquisita dall'ANAS la competenza sui tratti interessati (e, purtroppo, i costi di costruzione e di gestione relativi!) completò quella che oggi ci siamo abituati a chiamare "tangenziale urbana".