3 luglio 2022

Il ricordo del "giretto" in piazza. Cosa è rimasto delle nostre domeniche?

Il ricordo delle domeniche degli anni ’60 quando, senza esibizione, ci si vestiva meglio che negli altri giorni per festeggiare quella che era una giornata speciale della settimana e forse della nostra vita, si scontra inevitabilmente con la festa com’è vissuta e concepita oggi da una maggioranza che cerca l’evasione a tutti i costi, e finisce col ritrovarsi assieme a tutti gli altri “evasi” a fare le stesse cose negli stessi posti e con le stesse insoddisfazioni. 

In quegli anni la domenica manteneva ancora una connotazione di semplicità, sostenuta da una grande capacità di condivisione con gli altri di ogni aspetto del vivere. Non avevamo ancora l’automobile, pochi “fortunati” avevano il padre che la possedeva e che permetteva al figlio di usarla la domenica, e il massimo dell’evasione doveva essere a portata di bicicletta; nonostante questo provavamo una grande gioia nel poter stare tutti assieme, in molti di più di quanti potesse contenere una macchina, ad inventare la giornata affinché diventasse speciale anche nel nostro “angolo” di città. In fin dei conti eravamo noi a creare l’ambiente, cercando che fosse accogliente e allegro, nella solita piazza dove ci si poteva incontrare tutti i giorni e sulla quale da ragazzini avevamo giocato al pallone. 

Quando si usciva di casa ai genitori era sufficiente dire che andavamo “in piazza” e loro sapevano benissimo dove trovarci e rimanevano a casa tranquilli rispetto alle nostre uscite. 

Oggi gli appuntamenti si prendono col “cellulare” oppure sento dire dai giovani che si danno appuntamento in piazza, non prima delle 10 di sera, per decidere dove andare e cosa fare, magari usando gli automezzi di cui sono molto presto proprietari, per recarsi “chissà dove”. 

Un’altra curiosità delle domeniche attuali è il “giretto” negli ipermercati aperti, dove andare anche senza bisogno di fare acquisti, ma per la sfilata pomeridiana lungo la galleria interna che diviene l’alternativa del corso in città, la strada sulla quale ci sono i migliori negozi con le loro vetrine scintillanti e lungo la quale incontrare conoscenti ed esibire le più recenti minigonne o quei pantaloni bassi di cintura, che sembra possano cadere da un momento all’altro: in certi pomeriggi, aiutati da un buon riscaldamento invernale o da un gradevole condizionamento estivo, nelle gallerie degli “iper” sembra di assistere ad una vera e propria sfilata di moda, con protagonista la gioventù che vive nei paesi del circondario e trova il modo di esibire abbigliamenti ritenuti magari ardimentosi nel proprio paese. 

Cosa volete, l’età fa brutti scherzi e non permette più di capire questo tipo di scelte e quanta felicità riescano a procurare; io provo ancora tanta serenità nel ripensare a tutti i momenti di gioia, o di condivisione dei dolori, vissuti la domenica sulla “mia piazza”, alle tante ragazzine che guardavamo con un interesse, a volte ricambiato, magari all’uscita dalla chiesa dopo la Messa, alle tante coppie che si formavano davanti ai nostri occhi curiosi, quasi sempre per tutta la vita.

Giorgio Bonali


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