Inebriati dal profumo dell’erba appena tagliata
Estate, caldo “come una volta” quando i contadini l’aspettavano per poter mietere il frumento; li ricordo prendere una spiga, sfregarla fra le mani per giudicare con un solo sguardo il grado di maturazione e la qualità del grano.
Questo gesto avveniva in mezzo alla gialla distesa del frumento, mista al rosso di qualche papavero; si respiravano gli odori di quel grano che, come tutti i profumi della natura, ti riempiva l’olfatto; anche oggi si possono ritrovare, basta cercarli e saperli riconoscere.
Un mattino della scorsa settimana, un mattino di quelli in cui ci si alza presto, stavo percorrendo in auto la strada Bassa e di colpo l’abitacolo, viaggiavo lentamente e con i finestrini aperti, è stato inondato da un intenso e inebriante profumo: quello dell’erba appena tagliata.
Ho fermato l’auto per ricercarne la provenienza: avevano appena tagliato l’erba della ripa di un canale, un concentrato di essenze più o meno selvatiche e comunque differenti fra loro, con il massimo risultato nella qualità del profumo e, non esagero, di una intensità inebriante.
Mi sono seduto sulla ripa ed i ricordi sono corsi alle estati di tanti anni fa quando, nella cascina di Torre dove ero ospite della zia, l’amico Piero mi svegliava prestissimo affinché andassi con lui, sul carro trainato dai buoi, nei campi per caricare l’erba appena tagliata e ancora bagnata, che sarebbe servita ad alimentare le bestie nella stalla.
Il mio compito era quello di badare che i buoi, mentre si caricava l’erba, ne mangiassero poca per evitare che si gonfiassero: dovevo allontanare dalla loro portata i grossi ciuffi di erba tagliata, lasciando solo che brucassero i pochi steli rimasti e gli spuntoni dell’erba già tagliata; mi sentivo importante in questo compito, svolto con la rugiada che mi bagnava i piedi ed un profumo che mi sommergeva.
In quei momenti anche la vista era impegnata per accorgersi se il taglio dell’erba medica avesse lasciato scoperto un qualche piccolo quadrifoglio “portafortuna”; e tutto si svolgeva nella tranquillità di mattinate senza altri rumori che il ruminare dei buoi e le nostre chiacchiere, volte a progettare la prossima “spedizione” di pesca nei canali di irrigazione, allora ancora ricchi di pesce sano.
In questo clima, che il ricordo rende sicuramente ancora più bello, ho trascorso le vacanze delle mia infanzia ed il ritorno in città ogni autunno, mi toglieva il piacere degli impagabili profumi della natura; oggi bisogna andarli a ricercare con piccole escursioni nel verde oppure odorando le verdure e i frutti colti maturi, che qualche benemerito coltivatore riesce ancora a produrre e commercializzare: ci accorgeremo che ogni frutto della terra ha un suo meraviglioso profumo che non ritroviamo certo al supermercato in mezzo ai banchi colmi di “lucidi” prodotti.
La foto è di Ernesto Fazioli
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commenti
Pierpiero
6 giugno 2022 09:58
Leggere questo articolo e sorridere. Leggerlo e capire di non essere il solo che, grazie a quel meraviglioso profumo di erba tagliata, rivive così le sue vacanze estive in campagna. Io non governavo i buoi, dovevo condurre un trattore molto lentamente, per dar tempo a mio zio di caricare l'erba sul carro. Avevo 8 anni e mi sentivo il padrone del mondo.
Le mie vacanze più belle erano quelle: di giorno a "lavorare", dando una mano allo zio (che così teneva a bada il mio carattere un po' troppo vivace) e alla fine del giorno il bagno nei fossi, per ripulirti dalla polvere del giorno e per giocare con gli altri bambini. La mia vita estiva, serena e gioiosa, sino ai miei 15 anni. Poi son diventato un cittadino anche d'estate ma i ricordi più belli restano là, nella campagna cremonese.